di SERGIO SIMEONE* – “Il Fatto Quotidiano” ha lanciato una petizione on line al sindaco di Milano nella quale si chiede che una via di Milano sia intitolata al giudice Francesco Saverio Borrelli. La petizione ha raccolto in poco tempo migliaia di entusiastiche adesioni (tra cui quella del sottoscritto), ma il sindaco Sala non ha potuto accoglierla perché per legge devono trascorrere almeno dieci anni dalla scomparsa della persona a cui si voglia intitolare una strada.
Molti hanno espresso il proprio disappunto. Ma io dico che non bisogna scoraggiarsi. Se proprio si vuole che sia onorato pubblicamente quanto prima quel magistrato di “mani pulite” basta cambiare l’indirizzo della petizione e rivolgersi … al Papa, chiedendo la sua beatificazione. La Chiesa è molto più rapida nel concedere questo riconoscimento quando ci si trova di fronte a casi di santità manifesta (come, ad esempio, aver compiuto miracoli noti a tutti). Si pensi a Giovanni Paolo II: è morto nel 2005 ed è stato beatificato già nel 2011.
Anche Borrelli ha compiuto un miracolo noto a tutti: è riuscito in poco tempo, con l’aiuto di Davigo, Di Pietro e Greco, a cancellare una intera classe politica corrotta, che nessuno era riuscito a schiodare dalle poltrone a cui era rimasta abbarbicata per decenni.
Ci sarebbe, apparentemente, una piccola difficoltà: Borrelli non era credente. Ma si tratta di una difficoltà facilmente superabile. Non è stato forse proprio Papa Francesco a dire, poco tempo fa: meglio vivere da atei, che da cattolici ipocriti, che prima vanno a sentire messa e poi odiano? Ebbene Borrelli era sì ateo, ma non era né ipocrita né odiatore. E allora, dov’è il problema?
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola Cgil
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