Guido Camera, presidente dell’associazione Italiastatodidiritto, non solo è d’accordo con uno dei punti più discussi del referendum, ovvero quello che riguarda la separazione delle funzioni delle carriere, ma secondo lui servirebbe fare anche qualcosa in più.
“Sono assolutamente favorevole, anzi, credo che sia ancora troppo poco. Se vincessero i sì, ci sarebbe una separazione delle funzioni tra chi accusa e chi giudica ma ci sarebbe comunque un’unicità della carriera – spiega Camera a margine di Direzione Nord, la rassegna arrivata alla quindicesima edizione in corso al Palazzo delle Stelline – Questo comporta che condividerebbero le progressioni, le scelte e le carriere e il rischio del correntismo che è un po’ alla base delle esigenze che portano a questi referendum e anche alla riforma dell’ordinamento giudiziario che si sta discutendo in Parlamento, non troverebbero forse adeguata tutela. Servirebbe qualcosa di più, una separazione che porti ad avere anche due distinti Consigli superiori della magistratura, in modo che non ci possano essere influenze legate al correntismo tra chi giudica e chi accusa”.
L’altro punto che Guido Camera ritiene imprescindibile nel referendum è “sicuramente quello sulla riforma delle misure cautelari personali. Il quesito che va a modificare una norma del codice di procedura penale per evitare che ci siano privazioni della libertà personale in violazione del principio costituzionale della presunzione d’innocenza, e dunque per far sì che in carcere, prima del processo, vadano solo i soggetti realmente pericolosi, come chi ha commesso reati violenti o di criminalità organizzata o di terrorismo e non che possa essere una forma di pressione per il giudice. Sappiamo infatti che agli occhi dell’opinione pubblica limitare la libertà personale prima di un processo equivale a condannare un soggetto e la Costituzione non lo consente”.
A chi gli chiede se si raggiungerà il quorum, Guido Camera replica: “Non lo so, ma quello che è certo è che questi quesiti investono la popolazione di una grossa responsabilità che è quella di dimostrare alle istituzioni e alla politica quanto interesse c’è per la giustizia. Sarebbe un peccato non raggiungere il quorum”.
Alessia Testori
(Testori Comunicazione, Milano)
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