di NUCCIO FAVA* – Politologi e commentatori continueranno forse a insistere su Draghi “tecnico e non politico”. Con qualche ragione forse, dato che Mario Draghi non proviene da alcuna scuderia di partito, da alcuna combinazione correntizia. Anzi, questa insistenza definitoria finisce per schematizzare categorie e criteri non privi di ambiguità e rischi. Anche perché è fortemente politica la soluzione inventata dal presidente Mattarella e senza dubbio con generosità accolta da Draghi in un momento terribilmente complicato per la pandemia soprattutto ma anche per una sostanziale incomprensione e incomunicabilità tra le forze politiche, nessuna esclusa, con la complicazione ulteriore dell’esaurirsi della funzione pur rilevante che aveva svolto il governo Conte. Ormai però impossibilitato a favorire un indispensabile dialogo, specie in prospettiva, sui principali problemi del paese. Né la discutibile modalità con cui si è mosso Matteo Renzi sono sufficienti a spiegare in profondità la paralisi che frenava il Conte due. Basta del resto considerare la fatica che allo stesso Conte sta costando il tentativo di dare sbocco adeguato alla grave crisi dei Cinque Stelle. Ecco perché la distinzione forzata tra un presidente del Consiglio tecnico e uno politico non regge e non chiarisce sufficientemente il problema. Lo stesso Conte in fondo, anche per la sua precedente attività di docente universitario imbarcato all’improvviso nell’agone politico, è incasellabile come espressione non della politica in senso stretto, ma ancora più espressione estranea ad essa e tirato in ballo dai Cinque Stelle per poter dar vita prima al governo con la Lega e poi con il Pd.
Si tratta a mio avviso di categorie di comodo, e in qualche misura indispensabili, per raccontare le vicende della politica ma che di per sè non contribuiscono ad affrontare la crisi di fondo del nostro sistema politico, che per altro dura da parecchio tempo. Né offre prospettive chiare e rassicuranti per il futuro dell’Italia la scadenza prossima dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica e le possibili conseguenze dell’importante voto amministrativo del prossimo autunno.
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