di RAFFAELE CICCARELLI*/ Quello che va ad iniziare in queste ore in Qatar è, probabilmente, il Mondiale di calcio più controverso della Storia. Per trovare un’altra situazione polemica simile dobbiamo risalire a Cile 1962 quando il paese andino, che non era la nazione moderna attuale ma solo un piccolo stato arroccato tra i monti che, nonostante analfabetismo, arretratezza e povertà, ospitò la grande manifestazione calcistica mondiale, ricavandone anche l’impulso per modernizzarsi. Niente di tutto questo nel paese della Penisola Arabica, che anzi di ricchezza ne ha tanta e quella ne ha permesso l’assegnazione del torneo. È un ribaltamento di prospettiva rispetto a sessant’anni fa: anche in Cile ci furono pressioni politiche, ma lì almeno il calcio portò il progresso, ottemperando ad una delle sue funzioni, qui magari potrebbe contribuire ad una visione meno medievalistica, soprattutto in tema di diritti umani, ma questo ce lo potrà dire solo il futuro.
È pur vero che tante polemiche dell’ultimo minuto mi sembrano strumentali ed ipocrite. E’ dal 2010 che si conosce questa assegnazione, indignarsi ora non ha senso, anche se il pallone, inteso in senso stretto come sport, ne esce quanto meno turbato e sicuramente vittima, con una stagione calcistica spaccata a metà e con risvolti futuri della ripresa che non possono essere previsti, con molte certezze che andranno probabilmente riviste, perché saranno cambiati i valori che scenderanno in campo. Un lungo preambolo sulla situazione ambientale e di partenza, però ora si scende in campo, e alla fine, senza comunque dimenticare le problematiche, è sui campioni e sul gioco sui prati verdi che ci dobbiamo concentrare, potrà dare una sensazione di posticcio il contorno, ma il campo dirà solo verità.
La griglia di partenza. La ventiduesima edizione dei Mondiali, l’ultima a trentadue squadre, vede favorito d’obbligo il Brasile, e non potrebbe essere altrimenti: i verde oro hanno vinto cinque volte il trofeo, sono l’unica nazionale sempre presente, in pratica si tratta della loro competizione d’elezione. I favori, però, devono essere suffragati anche dai fatti, e sicuramente la selezione allestita dal CT Tite è competitiva, guidata da Neymar in quello che sembra un gruppo ben miscelato tra esperti e giovani. Può schierare quello che forse è il reparto d’attacco più forte di tutto il Mondiale, è sui vari Kylian Mbappé, Karim Benzema, Olivier Giroud che la Francia conta di bissare il successo del 2018, però quella transalpina non ci sembra squadra altrettanto forte negli altri reparti, per cui qualcosa potrà concedere.
Altre favorite. Granitica, al solito, ci sembra la Germania, anche qui qualche punto di forza del passato, vedi Manuel Neuer o Thomas Müller, potrebbe cedere al peso dell’età, ma i tedeschi sono in genere una squadra che va sempre molto avanti nel torneo. Resta l’Argentina, anche se la nazionale allestita dal CT Lionel Scaloni ha perso qualche pezzo per strada e si interroga se tenere o meno in lista anche Paulo Dybala, per gli albiceleste è d’obbligo provarci, per tanti motivi: perché l’ultima vittoria risale ancora ai tempi di Diego Armando Maradona (1986); perché poi ci sono state le delusioni di due finali perse recentemente (1990 e 2014), oltre a quella della primissima edizione (1930); perché sarà l’ultimo Mondiale in cui Leo Messi avrà la possibilità di alzare la coppa, almeno eguagliando nei trofei il mito di Maradona.
Le potenziali sorprese di Qatar 2022. Detto delle favorite, nel novero delle sorprese la selezione che ci sembra avere più possibilità di vittoria è quella del Portogallo, un po’ per gli stessi motivi di Messi per quanto riguarda Cristiano Ronaldo, anch’egli al canto del cigno, ma anche perché i lusitani possono schierare campioni che si sono già messi in mostra nei vari campionati, Rafa Leão su tutti. Non si possono ignorare Inghilterra e Spagna, anche se i primi hanno una storica idiosincrasia con questo torneo e, seppur vicecampioni d’Europa, non sembrano dare molta affidabilità, anche per alcune scelte cervellotiche del CT Gareth Southgate (esclusione di Chris Smalling e Fikayo Tomori in un reparto difensivo che non sembra impermeabile), mentre gli iberici hanno buoni numeri per arrivare in fondo, bisogna capire l’impatto di tanti giovani con il mondiale.
Altre nazionali da seguire. Qualcosa di interessante potrebbero fare anche Belgio e Croazia, anche se i primi hanno sempre fallito nei grandi tornei e i secondi sembrano poco rinnovati rispetto al secondo posto del 2018, noi qualche sorpresa la speriamo sempre da qualche nazionale africana, eterne promesse mai mantenute, nonostante possano schierare giocatori di sicuro talento, mostrato già sui campi europei. Il Mondiale inizia, quindi, le polemiche ora lasceranno il campo al calcio giocato, per noi italiani sarà un mese malinconico se non triste, pensando alla nostra esclusione, non ci resta che lasciarci trasportare dalla passione, sperando in tempi migliori.
*Storico dello Sport
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