Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come sempre pacato ed elegante nella narrazione e nello stile, ha scelto lo strumento inconsueto (e perciò, forse, con un impatto più dirompente sull’opinione pubblica rispetto a un dibattito parlamentare) della conferenza stampa rivolta a tutti gli italiani per metterli al corrente dell’effettivo stato (precario!) in cui è venuto a trovarsi (senza sua colpa) il governo dopo la conflittualità esplosa durante la campagna elettorale delle elezioni europee.
E’ una mossa che va interpretata come un tentativo in extremis di arginare la degenerazione dei contrasti acuita dallo straripamento della strategia “accaparratrice” di Salvini . Una conflittualità che, se non interrotta nell’interesse del paese, avrebbe come ineluttabile sbocco le proprie dimissioni nelle mani del capo dello Stato e quindi lo scioglimento delle Camere e la cancellazione del programma dei prossimi 4 anni contenuto in quel “contratto” tra M5s e Lega, che ha voluto ricapitolare dettagliatamente per sottolinearne l’importanza.
Anche l’accentuazione posta da Conte sulla conflittualità tra le due componenti della maggioranza in relazione alla Tav e alle grandi opere e delle autonomie speciali (discutibili sul piano costituzionale specie per un paese come l’Italia che si trascina uno storico divario nord-sud), nonché lo scontro acuto tra Di Maio e Salvini a proposito delle dimissioni dei sottosegretari leghisti, volute dai cinque Stelle, sono stati additati come ostacoli non facilmente sormontabili per Di Maio, a cui certo non basterà il quasi plebiscito della piattaforma Casaleggio per impostare un dignitoso e costruttivo confronto con il capo della Lega dopo il ytionfo alle europee. Senza dimenticare comunque l’impegnativo confronto con l’Europa, dove arriviamo complessivamente sconfitti e in solitudine.
Purtroppo, però, a me pare che le cose dette dal presidente del Consiglio non siano destinate ad avere grande effetto sui due contendenti, anche se, nell’interesse del paese, ci sarebbe da augurarsi il contrario, perché alcune delle cose in programma potrebbero avere un effetto positivo, quanto meno per ristabilire un rapporto decoroso con l’Europa, ma a condizione che anche l’opposizione faccia la sua parte in parlamento con correttivi ed argini agli straripamenti del ducetto leghista.
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