di NUCCIO FAVA* – Nel panorama politico italiano peggio di tutti son messi oggi i 5stelle, i cui mali vengono da lontano e si sono man mano incancreniti senza trovare una vera risposta. Per loro si potrebbe dire che si tratta di una crisi di sistema. Potenzialmente presente sin dall’inizio. Grillo ne aveva esaltato con efficacia la carica di facile raccolta di ogni protesta offrendo l’illusione che bastasse protestare e scandire suggestivi slogan contro lo stato della politica e l’insulsaggine delle istituzioni per conquistare il potere e fare una sorta di rivoluzione purificatrice. Ma i problemi non si affrontano né tantomeno si risolvono sulla base di spinte populiste e di slogan efficaci e ben scanditi che richiedono ben altra competenza e capacità di proposta e di risoluzione. Nonostante il grande consenso elettorale, la loro capacità di governo è stata modesta se non inadeguata, anche disinvolta, in verità riuscendo ad esprimere in un breve arco di tempo 2 governi in qualche modo opposti sempre con la guida di Giuseppe Conte: il primo in alleanza con la Lega di Salvini, vicepresidente e ministro dell’interno, ed un Conte due con alleanze profondamente mutate con l’accordo faticosamente raggiunto con il partito democratico, non privo però di nuove incertezze.
Già questo passaggio provocò non pochi mal di pancia nei gruppi parlamentari di Camera e Senato che fu la causa principale del fallimento dei tentativi di Conte di raccogliere alleati per riproporre una sua terza candidatura a palazzo Chigi. Lungo tutto questo processo si è sviluppato l’umiliante travaglio dei rapporti Conte-Grillo per la guida e il controllo della situazione, con pasticci non solo organizzativi di correttezza e trasparenza ma discutibili anche nel sempre più confuso confronto con la struttura della Casaleggio, col problema del limite non superabile dei 2 mandati parlamentari e la limitazione del diritto di voto agli iscritti da meno 8 mesi.
Nel complesso dunque un ginepraio ed una somma di problemi e di angustie di comportamenti e di manovre tattiche su cui un giudice napoletano ha ritenuto di intervenire scoprendo il pentolone bollente di un movimento che tra l’altro non vuol definirsi partito e che è difficile immaginare quali sviluppi potrà maturare. Certo non ci è parsa del tutto convincente la tesi proposta da Conte in tv sulla sua intangibilità della legittimazione a capo politico del M5s derivante dalla decisione del tribunale napoletano. Decisione che sarà vagliata (e quindi confermata o smentita), sempre nel Tribunale di Napoli, tra una ventina di giorni.
Forse, per ora, solo Grillo resta in piedi, anche se fortemente azzoppato e comunque alle prese con una grave situazione di crisi che non sarà facile superare senza conseguenze. I riflessi addirittura potrebbero ricadere sulla stessa variegata maggioranza del governo Draghi. Ma sarebbe davvero rischioso mettere in crisi l’unico equilibrio possibile per il governo del paese in una stagione tanto impegnativa e difficile.
*Nuccio Fava, presidente della Sezione Italiana Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1 e del Tg3 , responsabile delle Tribune politiche Rai e coordinatore delle trasmissioni Rai sul Giubileo del 2000.
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