di ENNIO SIMEONE – Tra le tendenze che si sono manifestate in queste elezioni europee ve ne è una che ha indotto a qualche ottimismo, tale da compensare il pessimismo ingenerato dai timori di un prevalere dei cosiddetti sovranismi: un generalizzato incremento di partecipazione dell’elettorato al voto. Un incremento che ha raggiunto punte rilevanti particolarmente in Spagna e persino in Grecia. Unica eccezione: l’Italia, dove pure c’era una ragione in più per recarsi domenica ai seggi perché si andava a votare anche per il rinnovo del consiglio di una regione importante come il Piemonte e per il rinnovo dei consigli comunali di ben 3800 comuni, tra cui 5 capoluoghi regionali.
Addirittura al Sud non solo non c’è stato aumento dei votanti rispetto a 5 anni fa, ma c’è stata una contrazione di partecipanti alla consultazione elettorale. E’ un elemento che ha penalizzato indubbiamente il M5s, perché più di altre forze politiche ha una base considerevole nelle regioni meridionali, ma che deve far riflettere ed allarmare tutti: c’è un pezzo di paese che nel recente passato aveva perduto fiducia nella politica e lo dimostrava disertando i seggi elettorali; ma poi aveva avuto un sussulto riversando le sue speranze sul Movimento 5 stelle (e non solo per il miraggio del “reddito di cittadinanza”), cosa che aveva stimolato di nuovo la partecipazione alla più basilare manifestazione di interesse per la politica: il voto. La parziale diserzione all’appuntamento di domenica scorsa è un segnale che deve allarmare. E che esige una risposta non superficiale.
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