di ENZO ARCURI — A Montecitorio, sala Aldo Moro, è stato ricordato nel centenario della nascita (1916- 2016) Giacomo Mancini (nella foto in basso con Pietro Nenni), che segretario del Partito Socialista e più volte ministro. L’occasione è stata la presentazione dei nove volumi pubblicati dalla biblioteca della Camera che raccolgono gli atti parlamentari dell’uomo politico calabrese in oltre 40 anni di presenza a Montecitorio. Animatrice dell’evento la figlia Giosi, è toccato a tre esponenti fra i più autorevoli della sinistra italiana, amici e compagni dello statista calabrese, riannodare i fili di un film che ha ripercorso oltre mezzo secolo di vita politica e civile italiana.
Introdotti da Marcello Sorgi, commentatore politico della Stampa – che proprio ieri ha dedicato il suo taccuino sul quotidiano torinese a Giacomo Mancini, combattente della politica e uomo del fare – si sono avvicendati al microfono, in una sala attenta ed interessata, Emma Bonino, Giacomo Marramao e Claudio Martelli.
Ognuno degli oratori ha portato il contributo del suo rapporto con Mancini: Emma Bonino le battaglie comuni con i radicali per i diritti civili (divorzio ed aborto innanzitutto), per una giustizia giusta (il caso Tortora), per il garantismo contro l’abuso delle leggi d’emergenza, un rapporto politico che si è intrecciato soprattutto con Marco Pannella e Spadaccia; Giacomo Marramao, storico, lo ha definito uno dei grandi eretici della politica italiana nella seconda metà del secolo scorso, l’uomo che da ministro della Sanità ha debellato la poliomielite, che ha firmato la legge-ponte contro le brutture urbanistiche, al vertice del Psi negli anni difficili dell’avvio delle Regioni, dei fatti di Reggio, dell’inizio della crisi socialista; ed infine Claudio Martelli, che fu vice segretario del Psi e ministro degli Esteri, che ha confessato di essere stato fra i giovani socialisti milanesi che hanno subito condiviso e sostenuto le tesi e le posizioni del politico calabrese sul ruolo e sulla strategia dei socialisti, la linea dell’autonomia dal Pci e dalla Dc, aperta alla collaborazione con i cattolici, un rapporto, quello fra Martelli e Mancini, che è proseguito e si è consolidato negli anni fino alla svolta del Midas e all’avvento di Craxi, una convivenza per Mancini difficile e tormentata almeno fino ai primi anni 80, quando proprio su una intuizione di Mancini venne elaborata, al posto della alternativa, la formula della alternanza a Palazzo Chigi (e Craxi divenne capo del governo), per Martelli un uomo, Mancini, aspro e dolce, tenace e combattivo, moderno ed aperto alle innovazioni, fortemente legato alle sue radici meridionali e calabresi, che le amarezze della sua lunga vita politica non hanno piegato, un uomo rimasto fino alla fine in piedi. Una significativa lezione di buona politica, per dirla con Sorgi, una storia esemplare da consigliare alla riflessione di quanti oggi si affacciano o già si agitano sulla scena politica, tanto diversa da quella dei tempi evocati in questa occasione.
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