La tanto attesa riunione della Direzione del Pd sulla riforma istituzionale, e in particolare sulla parte che riguarda la trasformazione del Senato in Camera di rappresentanza territoriale e composta da senatori non eletti dai cittadini (ma scelti “dai” o “nei” – e qui è la disputa – Consigli regionali), è finita “a tarallucci e vino” dopo una gravissima minaccia, pronunciata e poi penosamente rattoppata, di Renzi al presidente Pietro Grasso: lungo discorso-sceneggiata del segretario e capo del governo e votazione all’unanimità grazie alla consueta assenza della minoranza.
L’unico fatto degno di nota – e di deplorazione! – è stata la frase di Renzi all’indirizzo del presidente del Senato. Eccola: «L’elezione diretta dei futuri senatori non può sussistere perché già negata dalla doppia conforme (ndr.: che, tradotto, vuol dire: bocciata in prima lettura sia alla Camera che in Senato, quindi non è riproponibile nella seconda votazione di conferma prevista per le leggi costituzionali). Se Grasso – ha proseguito il celebre costituzionalista fiorentino – decidesse diversamente sarebbe un inedito (ndr: falso, perché esistono precedenti, tra cui quello che porta la firma di Napolitano) e quindi dovremmo convocare Camera e Senato».
Una minaccia gravissima, che è stata colta, tra gli altri, e denunciata da Nichi Vendola. E’ stato a questo punto che Renzi ha ripreso la parola per dire che era stato…frainteso, perché lui intendeva dire che «se il presidente del Senato apre sulla doppia conforme è ovvio che dobbiamo fare una riunione dei gruppi parlamentari del Pd per ragionare su cosa apre questa discussione». E poiché la toppa era evidentemente peggio del buco ha aggiunto un’altra toppa, ancor più penosa: «E’ stato detto da qualche leader dell’opposizione che convocherei le Camere, ma non è vero: non è nel potere del premier. Ho solo detto che di fronte a un’eventuale e inedita decisione di Grasso di aprire sulla doppia lettura conforme, il Pd si riunirebbe in Camera e Senato per decidere cosa fare».
Questo è lo squallido personaggio che ha detto di commentare “con una risata” coloro che lo accusano di voler varare una riforma istituzionale di tipo autoritario, con la quale una persona sola può decidere per tutti, grazie all’incastro anche con una micidiale legge elettorale che assegna la maggioranza assoluta alla Camera alla lista che vince al ballottaggio, magari solo con poco più del 25% dei consensi degli italiani. Di questo personaggio pare si accinga a fidarsi, ancora una volta, la minoranza di sinistra del Pd, pur sapendo quanto sia inaffidabile. Prepararsi al possimo hastag #bersanistaisereno.
P.S. – C’è un aspetto ancor più triste e squallido in questa vicenda: il comportamento di molti “autorevoli” giornali, che stamattina hanno riportato la mendace “correzione” di Renzi come autentica, ad onta di ciò che risulta anche dalla registrazione delle sue parole, pronunciate prima che Vendola lo sputtanasse.
* * * * * * * * *
PROSEGUE (CON DIFFIDENZA) IL TENTATIVO DI ACCORDO
Le regole comuni vanno “maneggiate con cura”: è il monito del presidente del Senato Pietro Grasso sulle riforme in discussione in Aula a Palazzo Madama. Grasso ha anche stretto i tempi per gli interventi nel dibattito mentre la sinistra Dem si è riunita e ha scelto al momento di mantenere i propri emendamenti al provvedimento pur apprezzando (in attesa di conoscerla nel dettaglio) la proposta formulata ieri da Renzi con un richiamo al “tatarellum” , cioè la norma che fu ideata, a firma dell’on. Tatarella, per le elezioni regionali.
Aprendo la seduta il presidente Pietro Grasso, in considerazione del gran numero di richieste di intervento (110 in tutto) ha ridotto a dieci minuti il tempo a disposizione per ciascun oratore, provocando le proteste delle opposizioni, che hanno parlato di “tagliola”.
Intanto si è svolta una riunione della minoranza Pd al Senato sul ddl riforme. A quanto si apprende, al termine dell’incontro si è deciso che in questa fase la minoranza ripresenta i suoi emendamenti al testo. Si sottolinea che bisogna vedere o concordare i testi.
Grillo e le brioches di Maria Antonietta – “Se Maria Antonietta voleva distribuire delle brioches al popolo che chiedeva pane, il governo Renzi al popolo vuole dare riforme che, a differenza delle brioches, sfamano solo la fame di potere del Pd e del suo conducator”. Così Beppe Grillo sul suo blog, dove aggiunge: le riforme “servono a concentrare il controllo del Paese nelle mani di un ragazzotto senza arte né parte se non quella di aver fatto politica dai tempi di De Mita”.
EMENDAMENTI DEL GOVERNO AL COMMA 5 DELL’ART. 2
Ultime ore a disposizione della maggioranza per mettere a punto gli emendamenti al disegno di legge Boschi di riforma costituzionale. A quanto si apprende da fonti parlamentari, gli interventi riguarderebbero l’ormai noto comma 5 dell’art. 2 del testo, relativo alla designazione dei senatori, e le funzioni del futuro Senato delle Autonomie. Il termine per presentare gli emendamenti a Palazzo Madama scade domani (mercoledì 23 settembre) alle 9.
Commenta per primo