di ROMANO LUSI – Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega di riforma del processo penale. Non erano presenti a Palazzo Chigi i membri del governo appartenenti a Italia Viva che hanno disertato la seduta in squallida obbedienza a un diktat di Matteo Renzi, che ogni giorno ne inventa una per fare la guerra personale al ministro della Giustizia, Bonafede, ma in realtà puntando ad indebolire il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella speranza di poter un giorno prenderne il posto. Un gioco pericoloso quanto spregiudicato, che mette quotidianamente il bastone tra le ruote del governo, in nome di una maniacale febbre di potere.
Il Consiglio dei ministri, in realtà, non avrebbe dovuto esaminare il lodo Conte bis, cioè l’accordo per modificare la riforma Bonafede siglato la settimana scorsa, ma di fronte al pericoloso braccio di ferro ingaggiato da Renzi e dal pugno di parlamentari che gli tengono passivamente bordone, è prevalsa in extremis nella compagine governativa la decisione di dare il via alla proposta di riforma del processo penale per accelerarne i tempi, in modo che la stessa abolizione della prescrizione finisca per perdere il peso che sta avendo nella contesa tra sostenitori del termine temporale oltre il quale un processo si estingue e chi vuole impedire che ciò accada.
Comunque stasera tra Conte e Renzi sono volati duri scambi polemici dopo che l’ex segretario del Pd, comportandosi non come un alleato ma come un avversario di questo governo, ha vietato ai ministri di “Italia viva” di partecipare alla riunione del governo di cui fanno parte, e, dal canto suo, il presidente del Consiglio ha risposto per le rime, dandogli del “maleducato”. E poi chiamando al telefono il presidente della Repubblica per informarlo dell’accaduto.
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