È stata diffusa l’annuale classifica di Reporters sans Frontières sulla libertà di stampa nel mondo, che – sorpresa, sorpresa! – eleva l’Italia dal 77° al 52° posto. Che cosa sarà mai successo perché questa scalata sia avvenuta nella fervida mente degli estensori della celebre graduatoria? Pare che ad incidere in maniera determinante sulla scelta sia stata l’assoluzione di diversi giornalisti in vari processi per diffamazione, tra cui, in particolare, Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, processati in Vaticano per i loro articoli sul caso Vatileaks (la spinosa faccenda dei preti pedofili).
Noi siamo compiaciuti per il merito attribuito ai due colleghi, anche se non era necessario l’imprimatur di Reporter senza frontiere ed anche se, nel caso specifico, la magistratura dello Stato che li ha assolti non è quella dello Stato italiano ma quella dello Stato del Vaticano. Tuttavia questo compiacimento viene oscurato da un’altra considerazione contenuta in quel verdetto: la sottolineatura che “l’Italia continua ad essere uno dei Paesi europei in cui più che altrove i giornalisti sono minacciati dalla criminalità organizzata” viene seguita dalla singolare affermazione che “il livello di violenza contro i giornalisti è allarmante, soprattutto perché i politici come Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle non esitano ad attaccare pubblicamente i giornalisti che non amano”.
Saranno pure “senza frontiere” i membri dell’organizzazione che stila questa classifica, ma bisogna aggiungere che sono anche senza informazioni adeguate su ciò che è accaduto ai giornalisti che nella tv pubblica osano criticare qualche capo di governo momentaneamente a riposo o i suoi supporter e quali forme di ricatto vengono riservate agli editori che lasciano carta bianca ai giornalisti “disubbidienti”. Altro che le critiche o le rampogne, talvolta giuste, talvolta sballate, ma comunque innocue, di Beppe Grillo!
Insomma i Reporters sans frontières vogliono trasformarsi in reporters sans effronterie?
Ennio Simeone
Commenta per primo