Riciclaggio: chiesto il rinvio a giudizio per Gianfranco Fini, per i Tulliani e per il “re delle slot machine”

L’ex presidente della Camera Gianfranco Fini con la compagna Elisabetta Tulliani a Villa Miani per la cerimonia del 64/mo della costituzione dello Stato d’Israele. (Foto Ansa di Maurizio Brambatti) 

Chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, accusato dai pm di Roma di riciclaggio. Oltre all’ex leader di An, il pm Barbara Sargenti, ha chiesto il processo per la sua compagna Elisabetta Tulliani, per il padre e il fratello di quest’ultima, Sergio e Giancarlo Tulliani, e per il “Re delle slot” Francesco Corallo.

L’inchiesta condotta dal pm Barbara Sargenti della Dda capitolina, che coinvolge anche l’ex parlamentare Amedeo Labocetta e altre 4 persone, ha riguardato anche la vicenda della compravendita dell’appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. L’immobile, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Giancarlo Tulliani (attualmente libero su cauzione a Dubai) grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc.

Il coinvolgimento di Fini nell’ inchiesta è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la Procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Questi ultimi, in base a quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell’ imprenditore svoltesi tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia.

“La richiesta degli inquirenti era prevedibile, ribadisco la mia innocenza e confermo piena fiducia nell’operato della magistratura”, scrive Gianfranco Fini in una nota.

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