di NUCCIO FAVA* – Giorni fa è mancato Sergio Zavoli, ora è toccato ad Arrigo Levi, amico e maestro senza pari. C’è sempre il rischio grave in questi momenti così fondamentali di ritrovarti a parlare più di te , dell’importanza dei tuoi incontri con lo scomparso più che della sua figura, della sua personalità, della sua rilevanza professionale ed umana.
Per me la storia di Arrigo comincia prima del giornalismo, da giovane nella sua Modena, costretto ad espatriare con la famiglia in Argentina a seguito delle ripetute persecuzioni squadristiche. Ma anche con Peron conobbe il carcere a seguito della partecipazione a manifestazioni studentesche contro il regime argentino. Esperienze di cui Arrigo mi ha parlato nella sua casa romana a due passi da Villa Torlonia sulla via Nomentana. Raccontava le sue esperienze di antifascista, giovane studente e militante a favore di Israele in modo pacato e tranquillo, con partecipazione ma senza eccessi di emotività o di esaltazione , con lo stesso tono rispettoso, mai sopra le righe, con cui avrebbe raccontato in diretta tv la guerra dei 6 giorni, i carri armati a Praga, i sommovimenti e scricchiolii che stavano preannunciando lo schianto dell’impero sovietico.
Di non minore rilievo e valore fu il suo ritorno alla carta stampata, la direzione della La Stampa, in anni impegnativi e difficili, dopo l’assassinio di Casaleggio da parte delle Br, delle grandi lotte sindacali alla Fiat e dell’immenso travaglio di tutta la società italiana. Devo sicuramente ad Arrigo la nomina a commendatore fattami da parte dal Presidente Ciampi, di cui fu portavoce e anche del successore Giorgio Napolitano a conferma di una disponibilità e fedeltà continua al servizio civile.
Ebbi l’occasione, mentre compivo i miei primi passi con Fabiani alla direzione del telegiornale, di fare l’esordio davanti alla telecamera proprio durante l’invasione dei carri armati russi a Praga, che Arrigo stava commentando ininterrottamente da quasi 4 ore. Gli era indispensabile una sosta, ma Mario Pastore non era giunto in tempo dalla montagna. Mi toccò inaspettatamente, con una grande emozione di sostituirlo, ma, appena tornato in studio, Arrigo mi fece un cenno ed un sorriso per dirmi che tutto era andato bene. Un piccolo battesimo per me fondamentale, che non dimenticherò mai
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1 e del Tg3, nonché delle Tribune elettorali Rai
Commenta per primo