La prima Corte d’Assise d’Appello ha condannato a 30 anni Vincenzo Paduano, il 26enne accusato di avere strangolato e poi dato alle fiamme nel maggio del 2016 a Roma la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio. Paduano in primo grado era stato condannato all’ergastolo.
Nella precedente udienza Paduano aveva rilasciato in aula dichiarazioni spontanee. “Mi vergogno profondamente di quello che ho fatto -aveva detto- Come faccio a chiedere perdono se io stesso non mi perdono? Saro’ sempre consapevole di essere l’unica causa di tanto dolore”. In primo grado Paduano era stato condannato all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, stalking, distruzione di cadavere, danneggiamento e incendio dell’automobile a bordo della quale viaggiava Sara Di Pietrantonio. “Mi sono macchiato della peggiore azione che un uomo possa fare e per questo mi definisco un mostro -aveva detto in aula Paduano- dare un senso a un gesto che un senso non ha. Vorrei poter dare risposte precise a tutti, anche a me stesso, ma di quella notte non mi rimangono ricordi. Ho spezzato la vita di Sara, ed e’ una consapevolezza che mi portero’ nella vita sempre”. Paduano aveva chiesto scusa “a Sara e alla sua famiglia”.
La richiesta della difesa – “Vincenzo ha commesso il più atroce dei crimini, devastato dalla gelosia. Condannatelo, ma confido in una mitigazione della pena”. Così l’avvocato Flora Divizia nel suo intervento, davanti alla prima Corte d’assise d’appello, in difesa di Vincenzo Paduano, il 26enne condannato all’ ergastolo per avere strangolato e poi dato alle fiamme nel maggio del 2016 la sua ex fidanzata Sarà Di Pietrantonio. Il corpo, reso irriconoscibile, fu trovato in una strada di periferia del quartiere romano della Magliana. Paduano ha ascoltato i suoi avvocati sempre col capo chino; più volte sentendo la ricostruzione dei fatti e il racconto della sua storia d’amore con Sara, ha rigato il suo volto con le lacrime.
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