Rimessa in libertà, dopo 10 anni di carcere duro, la leader del Myanmar e Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi

E’ tornata in libertà Aung San Suu Kyi, leader civile del Myanmar, premio Nobel per la Pace. Arrestata in seguito a un colpo di stato nel febbraio 2021, è stata graziata nell’ambito di un’amnistia decretata dalla giunta militare e di cui beneficeranno oltre 7.000 prigionieri, amnistia decisa in occasione della Quaresima buddista.  “Il presidente del Consiglio amministrativo statale ha graziato Aung San Suu Kyi, che è stata condannata dai tribunali competenti, ai sensi della legge sui diritti umani” ha riferito il telegiornale locale.  Si tratta, tuttavia, di una grazia parziale.
La leader birmana era stata condannata a 33 anni di carcere per una serie di accuse, tra cui quelle di corruzione, possesso di walkie-talkie illegali e mancato rispetto delle restrizioni anti-Covid. La grazia riguarda cinque delle 19 condanne a suo carico e non è chiaro per il momento se porterà al suo rilascio.

Suu Kyi non è mai stata vista dal grande pubblico da quando è stata arrestata dopo il colpo di Stato del 1° febbraio 2021: la sua immagine è apparsa solo in alcune foto di bassa qualità scattate dai media statali in un’aula di tribunale a Naypyidaw, la capitale costruita nella giungla dall’esercito.

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha commentato: «La Birmania è stata teatro di un violento conflitto civile, che ha causato la morte di più di 3mila persone e la fuga di centinaia di migliaia di abitanti dal golpe del primo febbraio 2021 in cui fu rovesciata la leader eletta Aung San Suu Kyi.  La grazia a San Suu Kyi è il più bel finale dopo anni di battaglie per la sua libertà. Ricordo ancora il nostro incontro 10 anni fa in Myanmar, donna coraggiosa e autorevole, da sempre in prima linea per la salvaguardia della democrazia e dei diritti umani“.

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