Nella rassegna Dancing Days, RomaEuropa Festival 2019 ha proposto i più interessanti coreografi europei e italiani, chiudendo la serie di incontri con la coreografia di Theo Mercier e Steven Michel: Affordable Solution for Better Living.
Il performer aspetta che il pubblico prenda posto, immobile a fondo palco. Poi si avvicina. Solo in quel momento ci accorgiamo che il danzatore è coperto da una tuta aderentissima che ne sottolinea i tratti muscolari nascondendo quelli del volto. Ne risulta una maschera che fa del movimento un automatismo e delle reazioni un codice.
Sotto le direttive di una voce acusmatica (come la chiamava il teorico Michel Chion), un suono senza spazio e senza direzione che assume tutta la potenza del divino, il corpo senza volto prende confidenza con il suo spazio, grazie a una serie di movimenti ginnici che diventano sempre più meccanici.
Finita la prima sequenza, quello che ormai sembra sempre più un robot che un essere umano, comincia un estenuante montaggio di un mobile Ikea, nello specifico una complessissima libreria Kallax. In una modularità dell’oggetto che diventa una riproduzione di atti automatici, il performer viene gentilmente accompagnato dalla calda voce femminile che sempre più diventa perentoria: impone mosse, emozioni, reazioni, fino trasformarsi in maschile e a prescrivere ogni passo, ogni gesto al sempre più succube soggetto dell’azione.
Quando finalmente il mobile è montato, ecco che entrano degli assistenti di scena che arredano lo spazio con altri oggetti, trasformando il luogo in appartamento minimalista, bianco su bianco, millimetro vicino a millimetro.
Ed è subito dopo che il performer senza volto si spoglia, portando alla luce un’altra maschera, più profonda, più violenta, senza mediazioni: il corpo è ora diventato un fascio di muscoli e tendini. Lo strato più sensibile e primario, la pelle appunto, è svanita sotto il controllo consumistico che offre la pacificazione mentre ti trasforma in oggetto tra gli oggetti.
Tutto sembra definito, fisso, cerebralmente immobile. Ma grazie a quello che sembra un respiro della natura, un’infiltrazione dalle crepe di quell’idillio congelato, ecco che la precisione comincia a perdere i suoi confini, piano piano il caos sbreccia e il disastro irrompe nella prigione.
Il finale è un tripudio di luci stroboscopiche e movimenti disarcionati, rotture metalliche e spaccature di quell’impossibile perfezione confezionata.
Il lavoro ha il certo pregio di fondere immediatezza e concetto, precisione e disordine, dramma sociale e commedia. Come dice il coreografo Mercier (Michel è primariamente un danzatore), l’obiettivo dello spettacolo era quello di arrivare a tutti, come i mobili del grande colosso svedese che si propongono di essere democratici. Sicuramente non è difficile seguire la meccanicità scomposta dallo sguardo ironico di Affordable Solution for Better Living. Ma resta il dubbio se venti anni dopo Fight Club e tutta la riflessione sul mondo meccanico che promette salvezza rendendoci schiavi, sia ancora interessante guardare un performer che per 30 minuti monta un mobile Ikea.
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