di SERGIO TRASATTI/ A Sanremo 2021 Davide Shorty ha vinto il Premio Enzo Jannacci interpretando una toccante cover di “Se stasera sono qui” di Luigi Tenco. Sono passati 54 anni da quel Sanremo 1967 quando il cantautore fu trovato morto nella sua camera d’albergo, ucciso da un colpo di pistola alla tempia. Le varie indagini sono state chiuse parlando di suicidio. Ma il criminologo Pasquale Ragone non si arrende e continua a ribadire la tesi dell’omicidio. Luigi Tenco fu ucciso. Nel 2013 Pasquale Ragone e Nicola Guarneri scoprirono che il bossolo recuperato dalla polizia è quello di una Beretta, cioè un’arma diversa da quella posseduta da Tenco. Fu aperto un supplemento d’indagine, poi archiviato.
Pasquale Ragone è tornato a parlarne a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV (canale 264 del digitale terrestre, la televisione dell’Università Niccolò Cusano). Il criminologo ha rivelato che un pool di esperti è nuovamente al lavoro per far riaprire a breve l’inchiesta sulla morte di Luigi Tenco: “Siamo certi che la pistola che sparò a Tenco non era la stessa posseduta dal cantautore. E questo -ha spiegato Ragone al microfono di Fabio Camillacci- è il nostro fondamento principale della richiesta di riapertura del caso. Ci provammo inutilmente presso la Procura di Sanremo prima e presso quella di Imperia poi; ma non ci fermiamo e andiamo avanti perché siamo convinti che Tenco fu assassinato”.
Le perizie. Ragone (nella foto intervistato da Fabio Camillacci) ha aggiunto: “Autorevoli periti balistici che hanno esaminato la documentazione sulla morte del cantautore e il bossolo, sono arrivati alla conclusione che impronta ed espulsione presenti come segni sul bossolo ritrovato, non sono di una pistola Walther PPK che era quella di Tenco, ma di una Beretta modello 70 che peraltro era in calibro 765, quindi compatibile con il foro d’entrata misurato soltanto nel 2006 cioè 39 anni dopo i fatti. Questo per dire che nel 1967 non furono fatti accertamenti approfonditi, non solo sull’arma ma anche su altri elementi utili alle indagini, autopsia compresa”.
Altri lati oscuri. Il criminologo e giornalista d’inchiesta ha poi sottolineato: “E’ doveroso precisare inoltre che dalla documentazione agli atti emerge che quando alle 3 di notte del 27 gennaio 1967 fu ritrovato il cadavere di Luigi Tenco, la polizia non trovò l’arma. Solo alle 4 di notte quando vennero fatte le foto al corpo del cantante, comparve una pistola tra le gambe di Tenco che però non è assolutamente una Walther PPK, anche questo lo hanno detto esperti balistici autorevoli. In realtà la pistola Walther PPK di Tenco è sempre rimasta nel cruscotto della macchina del cantautore. Senza dimenticare altri fatti strani come lo spostamento del corpo di Tenco in un’altra stanza per poi riportarlo nella sua, la 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo. Alterando di conseguenza la scena del crimine. Inoltre, i segni sul bossolo e sulla tempia di Tenco evidenziano l’uso di un silenziatore. Non è un caso quindi che nessuno quella notte sentì lo sparo, in primis Lucio Dalla che dormiva nella stanza accanto.
Tenco aveva paura. A tal proposito Pasquale Ragone ha detto: “Tenco rivelò al suo produttore Paolo Dossena di essersi comprato una pistola perché si sentiva minacciato e qualcuno aveva già cercato di ucciderlo. Noi continuiamo a indagare e siamo pronti a fare altri nomi coinvolti nel delitto dopo quelli fatti nei due libri scritti sulla vicenda. Per ora posso solo dire che la pista che stiamo seguendo è una pista anche legata alla vita privata di Luigi Tenco e che quella sera nella stanza del cantautore erano presenti più persone tra cui una di nazionalità straniera.Tenco quella sera dopo l’eliminazione era pronto a fare una denuncia importante riportandola per iscritto. Quindi non soltanto quell’unico biglietto considerato come una lettera di addio del cantautore per rafforzare l’ipotesi suicidio. E riteniamo che fu proprio questa persona di nazionalità straniera a consegnare quel biglietto alle autorità, visto che inizialmente non fu trovato nella stanza di Tenco”.
Il giallo del biglietto. Ragone ha concluso: “Un biglietto scritto si da Tenco ma sotto dettatura. E comunque il movente dell’omicidio di Luigi Tenco: ha a che fare con le promesse che gli erano state fatte sulla vittoria, una promessa di vittoria che poi si è trasformata in eliminazione; un’eliminazione di cui Tenco fu certamente informato prima, per questo quel giorno fu descritto di pessimo umore e si sballò assumendo alcol e barbiturici. Abbiamo anche delle registrazioni che confermano tutti questi elementi. Al di là di tutto -ha concluso il criminologo Ragone- basterebbe prendere quel bossolo di cui abbiamo parlato all’inizio, esaminarlo, osservare che ci sono le tracce di un’altra arma per riaprire un fascicolo per omicidio a carico di ignoti. A oggi la morte di Tenco non solo è un sucidio senza prove, ma è un omicidio con delle prove”.
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