di LUCA DELLA MONICA -. Scissione o non scissione? Oggi i tre candidati in pectore della minoranza Pd alla carica di segretario del partito (Enrico Rossi, Michele Emiliano e Roberto Speranza) tengono un’assemblea a Roma per concordare la linea da tenere domani alla riunione dell’Assemblea nazionale, nella quale si dovrà decidere se e in quale periodo si terrà il congresso che dovrà preparare la “piattaforma programmatica” da presentare all’elettorato alle prossime elezioni politiche e dovrà portare alle “primarie” per la scelta del nuovo segretario.
I tentativi per scongiurare una spaccatura definitiva si sono protratti per tutta la giornata di ieri e proseguiranno, si presume, anche oggi. Certo, è assurdo considerare comprensibile la proposta di Renzi di far svolgere il congresso mentre ci si avvia ad elezioni amministrative di primavera molto impegnative in varie città e comuni e, addirittura, di indire le primarie prima del congresso senza che vi sia su scala nazionale un approfondito confronto sulla linea politica da offrire al giudizio degli elettori.
Ed è altrettanto difficile spiegare all’elettorato di centrosinistra la fretta del segretario del Pd di trascinare gli italiani verso una nuova campagna elettorale politica appena dopo quella lacerante e lunghissima del referendum e a ridosso di quella amministrativa di primavera, quando al governo c’è già una compagine ministeriale a guida Pd e in gran parte composta da personale che faceva parte del governo guidato dallo stesso segretario Renzi.
E’ talmente difficile che, infatti, non viene spiegato!
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Ma intanto è bene fornire ai lettori una informazione sulle regole congressuali del Pd, per capire qual è, anche sul piano procedurale, il percorso che attende questo partito nei prossimi mesi.
L’art.9 dello Statuto del Pd indica i principi fondamentali in base ai quali si svolge il congresso che si articola in due fasi: prima la Convenzione in cui votano gli iscritti del partito e poi le primarie. Ma la road map viene disciplinata da un regolamento che di volta in volta deve essere approvato dalla direzione nazionalecon il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Secondo lo Statuto del Pd (art.5), il Congresso e le primarie si svolgono ogni quattro anni, il che implica che il prossimo dovrebbe tenersi in autunno, dato che il precedente ha avuto luogo tra settembre e dicembre 2013.
Ma sono previsti diversi casi in cui congresso e primarie possono essere anticipati, tra i quali le dimissioni del segretario. Occorrerebbero dunque le dimissioni di Matteo Renzi da segretario del Pd, o una sfiducia nei suoi confronti da parte dell’Assemblea nazionale, per aprire sin da subito il congresso dem che sarebbe indetto, in base all’art.5 comma 2 dello Statuto, dal presidente del Pd, in questo caso Matteo Orfini.
Per essere ammesse alla prima fase del procedimento elettorale, le candidature a Segretario devono essere sottoscritte da almeno il 10% dei componenti dell’Assemblea nazionale uscente o da un numero di iscritti compreso tra i 1500 e duemila, distribuiti in non meno di cinque regioni.
Risultano ammessi all’elezione del Segretario nazionale i tre candidati che abbiano ottenuto il consenso del maggior numero di iscritti purchè abbiano ottenuto almeno il 5% dei voti e, in ogni caso, quelli che abbiano ottenuto almeno il 15% dei voti in almeno cinque regioni o province autonome.
Fin qui i principi inderogabili, mentre i tempi dei vari passaggi sono stabiliti dal regolamento: nel 2013 si discusse per quasi un mese sulle regole e poi la direzione del 27 settembre approvo’ la road map che si concluse l’8 dicembre con le primarie. Entro l’11 ottobre si fisso’ il termine per depositare alla commissione nazionale le candidature alla segreteria con relative liste programmatiche. Si decise che in ciascun collegio poteva essere presentata una lista collegata a ciascun candidato da presentare entro il 25 novembre. Tra il 7 ed il 17 novembre si svolsero le riunioni dei circoli che elessero i propri rappresentati alla Convenzione provinciale che vanno a comporre la convenzione nazionale. La Convenzione nazionale si riuni’ il 24 novembre e determino’ i 3 candidati da ammettere alle primarie. Alle primarie furono ammessi al voto votarono i tesserati e gli elettori che dichiaravano di riconoscersi nella proposta politica del Pd. Per votare, inoltre, dovevano versare un contributo di almeno 2 euro.
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