Tensioni e scontri ieri in due punti caldi dei flussi migratori: a Calais in Francia e al confine tra Grecia e Macedonia. A Calais sono iniziate le operazioni di sgombero della parte della “giungla”, cioè il campo di raccolta dove si ammassano da mesi alcune migliaia di disperati in attesa di varcare il confine per raggiungere la Gran Bretagna, ma sono state interrotte a causa dei violenti tafferugli tra polizia, attivisti no-border e migranti. Dopo una mattinata relativamente calma il pomeriggio è degenerato negli scontri tra gli attivisti no-border, i migranti, e gli agenti incaricati di presidiare le squadre di operai giunte sul posto per smantellare tende e capanne di legno.
Secondo alcuni reporter la polizia ha risposto con i lacrimogeni al lancio di pietre da parte di “alcuni migranti” e “attivisti no-border”. Almeno una decina di alloggi di fortuna sono stati distrutti da incendi volontari. Quattro persone sono state fermate e cinque agenti sono rimasti leggermente feriti. Intorno alle 17 le tensioni hanno indotto le autorità transalpine a sospendere le operazioni di evacuazione.
Giovedì scorso, il tribunale amministrativo di Lille aveva dato il proprio via libera all’ordinanza della polizia per l’evacuazione della parte sud della ‘Jungle’ di Calais. Il governo di Francois Hollande ha assicurato che a tutti i migranti mandati via verrà proposta un’alternativa tra container riscaldati e centri d’accoglienza, ma le Ong che operano sul posto ritengono che i posti letto non siano sufficienti. Secondo le associazioni, sono oltre 3.400 i rifugiati e richiedenti asilo che devono lasciare la parte sud del campo, circa un migliaio secondo la prefettura.
Al confine tra la Grecia e la Macedonia i migranti provenienti prevalentemente da Siria e Iraq e intenzionati a raggiungere i paesi nordici o dell’est sono riusciti ad aprirsi un varco nella barriera di filo spinato tentando di passare, ma hanno avuto la strada sbarrata dalla polizia macedone, che ha fatto ricorso ai lacrimogeni contro il lancio di pietre: feriti si sono avuti da entrambe le parti.
Almeno 30 persone, compresi un gran numero di bambini, sono rimaste ferite negli incidenti. La polizia macedone, secondo fonti giornalistiche locali, ha fatto uso di gas lacrimogeni e bombe assordanti, ma non ha effettuato alcun arresto. La situazione alla frontiera resta molto tesa, per la presenza di almeno 6mila migranti e profughi ammassati in territorio greco, e che vengono fatti passare con il contagocce a causa delle forti restrizioni a catena imposte da tutti i Paesi della rotta balcanica – Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria – che hanno deciso di consentire l’accesso di non più di 580 persone al giorno.
Nei giorni scorsi l’allarme della Grecia: tra i “50.000 e i 70.000” rischiano di rimanere bloccati nel Paese a marzo dopo la stretta agli ingressi decisa dai Paesi balcanici.
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