Scontri (con morti e feriti) tra dimostranti e polizia al confine tra Venezuela e Colombia all’arrivo degli aiuti umanitari che Maduro vuole bloccare

Tensione con scontri e vittime in Venezuela al confine con la Colombia per l’arrivo degli aiuti umanitari dal Brasile. Quattro persone sono rimaste uccise e 25 ferite nella città di Santa Elena, dove le forze paramilitari dei colectivos hanno attaccato i manifestanti che partecipavano all’azione per far arrivare gli aiuti umanitari dal vicino confine brasiliano. Lo riferisce il sito del quotidiano brasiliano O Globo, secondo il quale fra i morti c’è anche un ragazzino di 14 anni.

 Tre dei camion di aiuti umanitari per i venezuelani sono stati incendiati dalle forze di polizia di Maduro sul ponte Francisco de Paula Santander, che unisce la città colombiana di Cucuta a quella venezuelana di Urena. “Stavamo protestando, portando aiuti umanitari in maniera pacifica, siamo stati attaccati dalla polizia bolivariana. Hanno bloccato i camion, sparavano e lanciavano lacrimogeni. Non bastavano i feriti, ci hanno sequestrato i camion e li hanno bruciati”, ha detto uno dei manifestanti alla televisione colombiana Caracol, che ha mostrato immagini in cui si vede un’alta colonna di fumo nero.

Gli automezzi carichi di cibo e medicine avevano ormai traversato il confine e stavano dirigendosi verso la città venezuelana di Urena. Il sito del quotidiano venezuelano El Nacional riferisce che la polizia ha lanciato lacrimogeni e sparato proiettili di gomma contro i manifestanti che accompagnavano i camion.

Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha annunciato la rottura dei rapporti diplomatici con la Colombia. Intervenuto ad una manifestazione pro governativa a Caracas, Maduro ha dato 24 ore di tempo ai diplomatici colombiani per lasciare al paese. L’annuncio è giunto mentre al confine con la Colombia era in corso un braccio di ferro con l’opposizione guidata da Juan Guaidò,  il presidente del parlamento autoproclamatosi capo dello stato, che però è Maduro, rieletto un anno fa.

DISERTORI – “Confermo che vari membri della Guardia nazionale assegnati al Ponte internazionale Simon Bolivar”, al confine tra Venezuela e Colombia, “hanno deciso di unirsi a coloro i quali stanno salvando la democrazia in Venezuela” ha annunciato su Twitter Guaidò, secondo cui “gli aiuti umanitari o entreranno o entreranno” e “chiunque non sia dalla parte del popolo e impedisca l’ingresso di aiuti umanitari è un disertore che tradisce il nostro popolo”. “Le guardie e i militari delle Forze armate che si uniscono alla nostra lotta non sono disertori. Hanno deciso di schierarsi al fianco del popolo e della Costituzione” ha twittato Guaidò, postando un video con le immagini di alcuni dei militari che hanno abbandonato le loro postazioni sul ponte Simon Bolivar. “Benvenuti – ha detto Guaidò – L’arrivo della libertà e della democrazia in Venezuela è inarrestabile”. Sono in tutto  23 i membri delle forze dell’ordine venezuelane – esercito, polizia e guardia nazionale- che hanno scelto oggi di disertare e attraversare il confine con la Colombia.

Il presidente della Colombia, Ivan Duque, ha esortato i venezuelani a mobilitarsi per far entrare nel loro Paese gli aiuti arrivati dagli Stati Uniti, sfidando il divieto del regime di Maduro. “Stiamo avviando il coordinamento degli aiuti umanitari, speriamo in una grande mobilitazione del popolo venezuelano per l’ingresso degli aiuti”, ha detto Duque in dichiarazioni alla frontiera, riportate da radio Caracol. Secondo la protezione civile colombiana, al confine vi sono 14 camion con a bordo un totale di 280 tonnellate di aiuti, sufficienti per 40mila persone.

 Maduro dal canto suo ha chiamato i venezuelani alla mobilitazione “a Caracas e in tutte le città del Paese”. Oggi, ha scritto su Twitter, “andiamo tutti in strada a difendere la nostra indipendenza, con coscienza e gioia. Non ci sarà guerra nella patria di Bolivar e Chávez, qui trionfa la pace. Il Venezuela è rispettato!”.

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