E’ stato scoperto in Africa un nuovo antenato dell’uomo. E’ una specie di ominide finora sconosciuta e dalle caratteristiche diverse rispetto a quelle degli altri ominidi scoperti finora. Si chiama Homo naledi ed è descritta sulla rivista eLife.
La nuova specie di ominide è stata scoperta in Sudafrica, all’interno della caverna chiamata Dinaledi Chamber, ed è stata studiata da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal paleontropologo Lee Berger, dell’università sudafricana di Witwatersrand, a Johannesburg. Allo studio ha partecipato anche l’italiano Damiano Marchi, dell’università di Pisa. E’ stato possibile ricostruire l’aspetto dell’Homo naledi grazie ad oltre 1.500 resti fossili, che si possono attribuire ad almeno 15 individui.
Era piccolo, non più alto di un metro e mezzo e pesante circa 45 chilogrammi, aveva il cervello delle dimensioni di un’arancia, simile a quello degli scimpanzè. Come testimoniano le dita curve delle sue mani, sapeva arrampicarsi, e le lunghe gambe dimostrano che sapeva anche camminare e correre. E’ questo l’identikit dell’Homo Naledi, uno dei più antichi progenitori dell’uomo, la cui scoperta è stata annunciata oggi dall’università sudafricana del Witwatersrand, della National Geographic Society e dalla National Research Foundation del Sudafrica.
I resti dell’Homo Naledi sono stati scoperti in Sudafrica, a 30 metri di profondità, nel sistema di caverne chiamato Rising Star e costituiscono probabilmente il più ricco deposito di fossili di ominidi mai venuto alla luce. Per studiarli, Berger ha indetto un concorso internazionale che ha chiamato a raccolta circa 40 fra gli esperti più qualificati per analizzare i reperti. Tra questi, Damiano Marchi.
Le analisi indicano che i resti sono sia ad adulti che a bambini. Nonostante appartengano al genere Homo, erano molto diversi dai moderni umani.
Uno degli aspetti finora misteriosi è che i corpi sembrano essere stati deposti nella caverna in modo intenzionale, una sorta di rituale che finora era stato considerato un’esclusiva dell’uomo. Scendere nella grotta non è stato affatto semplice ed i ricercatori sono convinti che al suo interno ci sia ancora molto da scoprire: non si esclude che possano esserci migliaia di resti. Si continua a lavorare anche per stabilire l’età del nuovo antenato dell’uomo, al momento fissata intorno a due milioni e mezzo di anni fa, al confine tra il Pliocene e il Pleistocene.
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