di GIOVANNI PEREZ – E´proprio un momentaccio per la Rai se la si guarda dalla sua prospettiva: il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto è stato sfiduciato dal consiglio di amministrazione e di conseguenza si è dimesso nelle mani della presidentessa Rai, l’ineffabile ed inesistente Monica Maggioni, dopo aver fatto altrettanto col ministro Padoan. Come non bastasse, Bruno Vespa ha ribadito l’altro giorno sul “Corriere della sera” di non essere disposto ad accettare la riduzione dei suoi compensi (che variano tra 1.3 e 1.8 milioni) a miseri 240 mila euro l’anno, previsti per i giornalisti. Vespa sostiene infatti (con una bella faccia tosta, come si addice al suo stile di gran signore) che “Porta a porta” non è una trasmissione giornalistica, ma “artistica”. Di conseguenza lui deve essere retribuito secondo un parametro diverso da quello giornalistico. Un parametro artistico.
Una questione di lana caprina che la Rai farebbe bene ad eliminare alla radice abolendo questa inutile e ripetitiva trasmissione. Pochi ne sarebbero addolorati, a parte ovviamente Renzi (che, da quando è stato umiliato dal referendum da lui voluto, non gira più in maniche di camicia ma si è messo la giacca per frequentare “Porta a porta”) ed i suoi fedeli pidini. Il giornalista, pardon l’artista, è infatti un fedele leccapiedi pronto ad accettare preventivamente le domande mentre si accarezza le mani come vedevo fare ai miei insegnati gesuiti, dei quali ho un pessimo ricordo.
Ma Vespa non è l’unico big a dolersi di un futuro finanziario incerto da parte in Rai. Rientra nella schiera di coloro che paventano una drastica riduzione dei compensi, ad esempio, anche Fabio Fazio. Il “re” di “Che tempo che fa” imperversa in ogni occasione per la delizia dei telespettatori che, sono convinto, si divertirebbe molto di più con i cartoni animati del topo Gonzales e del gatto che gli dà la caccia. Povero Fazio, abituato a incassare 1,8 milioni l’anno, come potrebbe sopravvivere con soli 240 mila euro? Tra le ipotesi solo due: piazzarsi in un angolo davanti ad una chiesa e chiedere l’elemosina ai fedeli che escono da Messa, o mettersi in coda alla Poa per rimediare un pasto caldo. E pensare che migliaia di giornalisti farebbero salti di gioia per ricevere annualmente la metà di quei miseri 240 mila euro.
In conclusione lasciamo perdere le altre stelle della Rai che stanno vivendo ore di angoscia davanti alla prospettiva di una riduzione dei loro annuali cachet e che minacciano di approdare a qualche altra televisione: ”andate, andate” è l’esortazione di molti telespettatori, “vediamo chi vi vuole”.
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