di NUCCIO FAVA* – Il gran caldo colpisce anche con il fuoco degli incendi, forse in via di diminuzione. Ma continua con testardaggine la polemica di Renzi con il professor Monti, benché più preparato e competente di lui. Anche, però, con Padoan e Gentiloni impegnati in una difficile trattativa con Bruxelles. La stessa questione del flusso ininterrotto degli immigranti complica e amplifica le difficoltà già enormi di prefetti e sindaci, raggiunti da direttive e criteri forse buoni in astratto, che faticano però ad essere applicati in concreto. Specie se sindaci e assessori denunciano violenze istituzionali e inadeguata informazione preventiva. Paure e proteste legate al “rifiuto dello straniero” si diffondono, insomma, con grande facilità ricordando il clima descritto da Manzoni per la peste a Milano.
In tanti ormai denunciano la chiusura egoistica di Macron e degli altri stati europei, ma invidiano al tempo stesso “le chiusure non solidali” dell’Europa ripetendo “perché pure noi non facciamo come loro? ”. In questa pericolosa poltiglia di paure comprensibili e di strumentalizzazioni in chiave di propaganda elettorale, il governo annaspa, soprattutto non aiutato dalle sparate quotidiane del segretario Pd, che giunge a polemizzare con il professor Monti e con lo stesso ministro Padoan in una materia cruciale per i rapporti non facili dell’Italia con la Ue.
Ci pare sempre più evidente che il rischio della crisi italiana risieda nel partito dell’ex presidente del Consiglio, roso dall’ansia di voler tornare a palazzo Chigi. Senza indicare però come e con chi. Si imporrebbe pertanto a questo punto una iniziativa chiara e forte che sviluppi le aspettative e le speranze suscitate dal duo Pisapia-Bersani. Impegnandosi fortemente a superare vecchie contrapposizioni e rotture, personalismi, nostalgie e spirito di rivincita. Tutti elementi che hanno sempre prodotto debolezza, diaspora e irrilevanza. Sarebbe perciò indispensabile compiere ogni sforzo per favorire un ripensamento da parte dell’ex sindaco Pisapia ricordando che non è possibile immaginare un vero leader nazionale che non sieda in Parlamento. Suggerirei altrimenti di indicare Massimo Cacciari come possibile leader di un possibile centrosinistra autorevole, federatore e portatore di un respiro culturale e innovativo per tutta la politica italiana. Filosofo originale e stimato, politico autonomo e “seminatore solitario”, già sindaco apprezzato di Venezia, potrebbe autorevolmente incarnare una leadership di governo, europeista e portatrice di grandi valori vecchi e nuovi, aperti alla contemporaneità, consapevole di un grande patrimonio alle spalle, riscoperto dopo le tragedie delle due guerre mondiali. Patrimonio da rinnovare e collegare finalmente ai popoli degli stati europei in una prospettiva federale.
Purtroppo non c’è solo la crisi dell’Europa segnata dall’assenza di una politica migratoria comune. Il terrorismo continua a mordere e incutere paura; la crisi Israelo-Palestinese resta aperta e preoccupante; Trump non è per nulla rassicurante e oltre al Russiagate, cambia le carte in tavola con disinvoltura assoluta, interamente assorbito dagli interessi personali e della sua immagine elettorale.
L’Italia senza improvvisazioni velleitarie e donchisciottesche, può svolgere un ruolo importante. Un centrosinistra di nuovo conio dovrebbe farsi carico di queste responsabilità e contribuire a che il nostro popolo comprenda l’urgenza di favorire un progetto così ambizioso e necessario per il futuro comune.
*Nuccio Fava è stato direttore del Tg1 e del Tg3 e delle Tribune elettorali Rai
Commenta per primo