di SERGIO TRASATTI/ La prova di forza della Sea Watch 3 è finita male. La capitana Carola Rackete, ha deciso di entrare nel porto di Lampedusa forzando il blocco ed è stata arrestata dalla Gdf: arresti domiciliari in un alloggio di Lampedusa. I finanzieri che erano a bordo della motovedetta che ha tentato di bloccare la nave dicono: “Non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati: poteva schiacciarci”. L’accusa per la Rackete quindi è di resistenza e violenza contro nave da guerra, accusa che prevede una pena dai 3 ai 10 anni di reclusione. Inoltre, per effetto del dl Sicurezza, l’Ong dovrà pagare una multa da 20mila euro.
Intanto i 40 migranti sono stati fatti sbarcare e trasferiti nel centro d’accoglienza. La nave è stata condotta a due miglia dalla costa di Lampedusa per motivi di sicurezza. La presenza dell’imbarcazione in porto dava luogo a due problemi: il primo riguarda i decolli e gli atterraggi degli aerei, in quanto l’albero della Sea Watch 3 è molto alto e interferisce all’interno del cuneo di sicurezza di decolli e atterraggi del vicino aeroporto; il secondo riguarda i traghetti di linea che collegano Lampedusa con il resto della Sicilia, in quanto la nave della Ong impedisce il loro attracco.
Le accuse contro la comandante. La Rackete è considerata responsabile della violazione dell’Articolo 1100 del codice della navigazione. Alla capitana potrebbe essere contestato anche il tentato naufragio della motovedetta della guardia di finanza, speronata dalla nave durante la manovra di attracco. In precedenza la Rackete era stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per rifiuto di obbedienza a nave da guerra. Prima di attraccare, una motovedetta della guardia di finanza ha tentato infatti più volte di impedire l’ormeggio fino a quando si è dovuta sfilare per non rimanere incastrata fra la Sea Watch 3 e la banchina. Il mezzo dovrà essere portato quasi sicuramente in cantiere per essere riparato. L’unità della Gdf stava ormeggiando quando è stata speronata dalla nave dell’Ong tedesco-olandese. Solo grazie alla prontezza del pilota e a un perfetto coordinamento dell’equipaggio è stato evitato il peggio. La motovedetta, infatti, è in vetroresina mentre la nave è in ferro; il problema riguarda naturalmente anche le dimensioni delle due imbarcazioni, che sono in rapporto di uno a trenta circa.
Le scuse della capitana e gli insulti. “Vi chiedo scusa”. E’ quanto ha detto la comandante della Sea Watch Carola Rackete ai finanzieri dopo il suo arresto sostenendo di avere “commesso un errore”. La donna è arrivata nella caserma della Guardia di Finanza di Lampedusa verso le 3 della notte scorsa e c’è rimasta fino alle 9 circa, ospitata nell’ufficio del comandante. Gli investigatori le hanno notificato gli atti che la riguardavano ed è stato in quel momento che la Rackete si è rivolta ai militari chiedendo scusa e sostenendo di aver commesso un errore. Durante la sua permanenza in caserma, la comandante non è stata sentita; l’interrogatorio di garanzia è previsto nei prossimi giorni. Durissimi (anche se in certi casi scivolati nella volgarità) gli insulti rivolti dalla gente a Carola Rackete quando è scesa dalla nave con i migranti: “Spero che ti violentino questi negri, a quattro a quattro te lo devono infilare, ti piace il c…o nero. Zingara, venduta, tossica, vattene in galera, ti devi vergognare. Meriti le manette”. Questo e tanto altro si poteva ascoltare in un video pubblicato sulla pagina Facebook Lega Lampedusa, poi rimosso.
Le reazioni internazionali, la replica di Salvini. Francia e Germania: “Falso dire che lʼUe non è solidale, non bisogna criminalizzare il soccorso in mare”. Salvini: “Non accettiamo lezioni”. Il ministro dellʼInterno francese Castaner ribadisce la volontà di continuare a collaborare con lʼItalia precisando però che ciò non toglie nulla alla necessità di combattere lʼimmigrazione clandestina: “La Francia è pronta ad accogliere 10 persone tra quelle sbarcate dalla Sea Watch 3, al pari di altri partner europei che hanno preso simili impegni. Parigi proseguirà nella sua azione di solidarietà con il popolo italiano. Ciò non toglie nulla alla necessità di perseguire in modo concertato i nostri sforzi per combattere l’immigrazione irregolare”. Dalla Germania invece parla il ministro degli Esteri Heiko Mass: “Salvare le vite umane è un dovere umanitario. Soccorrere vite umane in mare non può essere criminalizzato. Ora spetta alla giustizia italiana chiarire le accuse”. Dura la replica del vicepremier Salvini: “Difendere i confini nazionali non è un diritto ma un dovere. L’Italia non prende lezioni da nessuno e dalla Francia in particolare: Parigi ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia, abbandonava immigrati nei boschi italiani”. E lo scontro continua.
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