SENNA, L’ULTIMA CURVA/ Primo maggio 1994: sono passati 25 anni dallo schianto mortale nel Gran Premio di San Marino. Il ricordo di Ayrton, un campionissimo della Formula 1 amato in tutto il mondo

di FABIO CAMILLACCI/ Il mondo dello sport e in particolare quello dei motori ricorda oggi la scomparsa di Ayrton Senna morto a Imola 25 anni fa. Quel Gran Premio di San Marino del 1994 fu letteralmente stregato. Il giorno prima sul circuito del Santerno ,infatti, aveva perso la vita il pilota austriaco Ratzenberger. Mentre erano le 14 e 17 minuti di domenica primo maggio quando la Williams di Senna tirava dritto alla curva del Tamburello a causa della rottura del piantone dello sterzo, provocando la morte dell’indimenticato campione brasiliano, colpito in pieno volto da un braccetto della sospensione, una lama penetrata all’interno del casco attraverso il plexiglas della visiera. La Fondazione Senna ha fatto molto, forse moltissimo, per i bambini brasiliani, per l’infanzia fortemente disagiata alla quale Ayrton voleva già da vivo restituire parte della fortuna che aveva ricevuto e parte di quella che aveva aggiunto grazie al suo talento. Sono lontane le polemiche sulla sicurezza e la sentenza del processo. Alla Williams, all’ambiente senza cuore della Formula 1, alle corse automobilistiche in quanto tali.

Una carriera straordinaria stroncata dallo spaventoso schianto. Non hanno certamente perso di significato le imprese messe a segno da Senna nel corso della sua carriera irresistibile, per certi versi inarrivabile, iniziata sui kart in Italia, sbocciata con la Formula 3 in Inghilterra, fino all’approdo in Formula Uno nel 1984 con la modesta Toleman, necessario gradino iniziale di una scalata trionfale, di una cavalcata lunga un decennio esatto: tre Mondiali vinti con la McLaren-Honda, 41 vittorie e 65 pole position. Oggi però i numeri, questi numeri, vanno riletti e rielaborati in chiave contemporanea e cioè dando a Prost quello che è di Prost, a Michael Schumacher quello che è di Michael Schumacher, a Lewis Hamilton quello che è di Lewis Hamilton. Resta però il furore agonistico di Ayrton, resta lo spessore umano, restano la magia e la nostalgia.

La morte di Senna, una tragedia globale. Ancora oggi milioni di persone in tutto il mondo ricordano esattamente dove erano e cosa stavano facendo alle quattordici e diciassette di domenica primo maggio 1994. Torna alla mente il groppo alla gola, sembra di precipitare di nuovo. Si cercava la compagnia perché da soli non si poteva stare: Senna era sempre lì. Giorni o forse settimane così. Per fortuna il Mondiale andava avanti. Fare e non pensare. Sono distanti e un po’ sfuocate le immagini dei funerali a San Paolo del Brasile ma sono ancora attuali quelle degli appassionati brasiliani che portano fiori, bandiere ed omaggi sulla lapide metallica in cima alla collina del cimitero di Morumbi: 25 anni dopo, la morte di Ayrton Senna rimane una ferita ancora aperta per tutti gli sportivi e soprattutto per gli appassionati di motori.

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