“Per la prima volta una sentenza riconosce un nesso tra l’uso scorretto del cellulare e lo sviluppo di un tumore al cervello“. Lo annunciano gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone, dello studio legale Ambrosio e Commodo di Torino.
Il Tribunale di Ivrea ha infatti condannato l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di una azienda cui è stato diagnosticato il tumore dopo che per 15 anni ha usato il cellulare per più di tre ore al giorno senza protezioni.
La sentenza, resa nota oggi dagli avvocati, è dello scorso 30 marzo. Il giudice del lavoro del Tribunale di Ivrea, Luca Fadda, riconosce che il tumore, benigno ma invalidante, contratto dall’uomo è stato causato dall’uso scorretto del cellulare.
“Speriamo che la sentenza spinga ad una campagna di sensibilizzazione, che in Italia non c’è ancora”, afferma l’avvocato Stefano Bertone. “Come studio – aggiunge – abbiamo aperto il sito www.neurinomi.info, dove gli utenti possono trovare anche consigli sull’utilizzo corretto del telefonino”.
“Non voglio demonizzare l’uso del telefonino, ma credo sia necessario farne un uso consapevole”, afferma Roberto Romeo, 57 anni, dipendente di una grande azienda italiana, a cui il Tribunale di Ivrea ha riconosciuto una rendita vitalizia da malattia professionale accogliendo il ricorso dei suoi legali. “Ero obbligato ad utilizzare sempre il cellulare per parlare con i collaboratori e per organizzare il lavoro – racconta l’uomo -. Per 15 anni ho fatto innumerevoli telefonate anche di venti e trenta minuti, a casa, in macchina. Poi ho iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate, di disturbi all’udito. E nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore. Ora non sento più nulla dall’orecchio destro perché mi è stato asportato il nervo acustico”.
(Ansa)
Vent’anni di studi
tra paure e assoluzioni
(Ansa) – E’ una storia infinita, caratterizzata da oltre venti anni di studi e ricerche, quella che lega i telefonini cellulari alle paure e agli allarmismi sui presunti rischi di sviluppare alcune malattie come il cancro al cervello.Secondo uno degli studi più recenti, pubblicato a maggio 2016 e portato avanti dall’agenzia federale statunitense National Toxicology Program, l’esposizione alle radiofrequenze tipiche dei telefonini aumenta i casi di alcuni tipi di cancro. La ricerca è stata condotta per due anni su oltre 2500 topi esposti a varie quantità di radiofrequenze, con una incidenza bassa di tumori rari negli esemplari maschi, al cervello e al cuore.
Rischi smentiti pero’, ad esempio, da una ricerca pubblicata nel 2011 sul British Medical Journal, secondo la quale non esiste alcuna relazione tra i cellulari e l’insorgenza di tumori. Il dibattito comunque resta aperto, come dimostra anche la causa al Tar del Lazio del 2014 – prima del genere in Italia – intentata dall’Associazione per la lotta all’elettrosmog contro il Ministero della Salute per ottenere una campagna di informazione nazionale sul rischio.
Alcune ricerche hanno ritenuto i telefonini potenzialmente cancerogeni, altre li hanno ‘assolti’ e altre ancora – come la ricerca Interphone, finanziata dall’Organizzazione mondiale della sanita’ – non sono arrivate ad alcuna certezza che l’utilizzo dei cellulari, anche prolungato, possa aumentare il rischio di tumori al cervello. Su queste basi, nel 2011, l’Oms ha definito i campi elettromagnetici come solo ‘possibly carcinogenic’. Un’altra recente monografia dello Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che affronta fra l’altro il tema della potenziale cancerogenicita’ dei telefonini, e’ stata invece al vaglio della procura di Torino, nell’ambito di accertamenti sulla sicurezza dei cellulari.
Lo Iarc parla, nelle conclusioni, di ”limitata evidenza” della cancerogenicita’ sugli esseri umani delle radiazioni da radiofrequenza, aggiungendo pero’ che ”associazioni positive sono state osservate tra l’esposizione alle radiazioni da radiofrequenza fra telefonini wireless e glioma e neuroma acustico”. D’altro canto Lo studio Interphone, il piu’ grande mai effettuato sulla pericolosita’ dei telefoni cellulari, non e’ riuscito a dissipare i dubbi, nonostante 10 anni di lavoro, oltre 19 milioni di euro di finanziamenti e 10mila interviste condotte in 13 Paesi. I risultati della ricerca parlano infatti di un’assenza di rischio per gli utilizzatori fatta eccezione per i piu’ assidui, ma gli stessi autori si mantengono cauti nel giudizio.
Secondo un’altra ricerca pubblicata sempre nel 2011, le telefonate lunghe modificano l’attivita’ del cervello nelle zone limitrofe alla posizione dell’antenna, ma non e’ chiaro se questo cambiamento di attivita’ abbia dei significati dal punto di vista della salute, e anzi, per un’altra indagine, l’uso del telefonino aumenterebbe addirittura la memoria. Un’altro recente studio ha invece messo in luce alcuni effetti negativi dell’utilizzo del cellulare sulla fertilita’. Tuttavia, nonostante le poche certezze, nel maggio del 2011 il Consiglio d’Europa ha detto ‘no’ ai telefonini nelle scuole e alla possibilita’ di utilizzare nelle classi i collegamenti fissi per internet invece del WiFi. La decisione e’ motivata dalla necessita’ di ridurre i pericoli derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici, sulla base del principio di precauzione.
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