di FABIO CAMILLACCI/ Mentre la Bundesliga tedesca è ripartita, la Liga spagnola dovrebbe ripartire a fine giugno e la Premier League inglese lavora per riprendere a breve, in Italia la situazione ripresa del massimo campionato di calcio rimane caotica e piena di punti interrogativi. E questo per colpa di tutte le parti in causa: ministero dello Sport, Lega, Figc, club e calciatori. La notizia di domenica 17 maggio, vigilia della riapertura italiana dopo il lockdown causa coronavirus, è questa: ancora niente linee guida per gli allenamenti di gruppo, se ne riparla nei prossimi giorni (nella foto: l’allenamento individuale del milanista Ibrahimovic e il tecnico rossonero Pioli con la mascherina).
Perchè? Perchè il Comitato tecnico-scientifico non ha ancora validato il documento del ministero dello Sport in merito. Quindi, le squadre non possono ancora riprendere gli allenamenti di squadra. Secondo i soliti ben informati, questo rinvio non cambia nulla, ma, è solo un modo per seguire e attuare un protocollo sanitario prudente che prevede: divieto di assembramento, rispetto del distanziamento di due metri fra un calciatore e l’altro, esercizi (anche con il pallone) con piccoli gruppi. Per ora, dunque, solo allenamenti in forma individuale. D’altronde, molte società non sono ancora pronte e per questo motivo stanno programmando in modo piuttosto soft il lavoro della prossima settimana.
I riflettori restano puntati sulla proposta di protocollo che Lega e Federcalcio invieranno nelle prossime ore al ministro dello sport Vincenzo Spadafora. In sostanza, si tratta della richiesta di poter cominciare gli allenamenti classici a regime, cioè senza limitazioni, garantendo un maggiore monitoraggio con test sierologici e tamponi. La proposta dovrà essere in ogni caso validata dal Comitato tecnico scientifico.
La risposta al nuovo protocollo sollecitato dal mondo del calcio dopo il no al ritiro blindato, dovrebbe arrivare tra 3-4 giorni. Mentre, solo fra 10-12 giorni, in base alla curva epidemiologica del Covid-19, potrà essere affrontato il vero nodo del problema: la possibilità di modificare la norma sulla quarantena automatica che in caso di positività di un membro della squadra, prevede 14 giorni di isolamento per l’intero gruppo. Intanto, il tempo passa e la ripresa della Serie A diventa sempre più difficile e complicata.
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