di SERGIO TRASATTI/ Roma e l’Italia sono ancora sotto shock per quanto accaduto nella zona di Casal Palocco nella Capitale mercoledi 14 giugno: il riferimento è alla follia social che ha portato alla morte di un bambino di 5 anni causata da dei ragazzi impegnati in una sfida a bordo di un potente Suv Lamborghini. La vettura ha travolto una Smart uccidendo il bimbo e ferendo la madre e la sorellina di 3 anni. Sulla bruttissima storia emergono nuovi particolari: dettagli agghiaccianti. Un testimone racconta: “I ragazzi hanno continuato a filmare anche dopo lo scontro”. Alla guida del mezzo c’era il 20enne Matteo Di Pietro risultato peraltro positivo a cannabinoidi (nella foto: la Smart distrutta e Matteo Di Pietro).
Altri particolari. Mentre le indagini proseguono con perquisizioni in casa dei responsabili, un altro testimone dichiara che subito dopo lo schianto sono arrivati sul posto anche i genitori dei cinque youtuber responsabili della tragedia. Le frasi da loro pronunciate per tranquillizzare i giovani, avrebbero gelato i presenti. In particolare un dirigente dell’asilo frequentato dalla piccola vittima e che si trova vicino al luogo dell’incidente dice: “Abbiamo sentito che rassicuravano i figli e gli ripetevano che era stata solo una bravata, che si sarebbe risolto tutto”.
Skullbreaker challenge”, “Knock out challenge”, “Balconing challenge”: sono solo alcuni dei nomi delle sfide social pericolose. Si apprende che tra gli studenti italiani di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, il 6,1% di loro, ovvero circa 243mila, ha partecipato almeno una volta nella vita a una di queste sfide social pericolose; oltretutto ben retribuite da YouTube e dagli sponsor perchè fanno centinaia di migliaia di visualizzazioni. Emerge da uno studio epidemiologico nell’ambito del progetto dipendenze comportamentali nella generazione Z, realizzato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità con il supporto del Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio.
La ricerca nel dettaglio. Nell’autunno del 2022 sono stati intervistati più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni; 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado. L’indagine si è svolta su tutto il territorio nazionale e i giovani sono stati selezionati in modo da avere un campione rappresentativo della popolazione italiana. Nel questionario sono state specificate a titolo di esempio alcune sfide social pericolose come le suddette: “Skullbreaker challenge”, la “Knock out challenge”, la “Balconing challenge”.
Secondo l’Istituto superiore di sanità, le social challenge riguardano i maschi e le fasce d’età più giovani. In particolare, andando a focalizzare l’attenzione sulla fascia di età 11-13 e 14-17 anni, si osserva che è un fenomeno molto diffuso tra i più piccoli. Infatti, tra gli studenti della fascia di età 11-13 anni, la prevalenza è 7,6% (129.310 giovanissimi) e tra gli studenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni è 5% (pari a 113.849).
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