CIVITA ( Cosenza) – Prosegue e si estende l’inchiesta della Procura di Castrovillari su cause e responsabilità della tragedia del Pollino, dove dieci escursionisti hanno trovato la morte, travolti dalla piena nelle gole del torrente Raganello. Il fascicolo aperto dal procuratore Eugenio Facciolla, ancora non ha formali iscrizioni nel registro degli indagati, ma la direzione presa dalle indagini è già abbastanza chiara e, in buona sostanza, non si può più parlare di fascicolo contro ignoti: vi sono persone attenzionate dalla magistratura inquirente, che prestissimo si determinerà sulla posizione dei soggetti finiti sotto la lente. Occorre ancora approfondire alcune questioni inaspettatamente emerse proprio nella primissima fase dell’inchiesta: il numero degli indagati potrebbe essere ben più alto rispetto alla previsione iniziale.
Dopo il sequestro probatorio del canyon dove è avvenuta la sciagura (conseguente ad un forte temporale nella zona montana sovrastante il canyon) il procuratore Eugenio Facciolla ha disposto una serie di acquisizione atti presso diversi enti. Gli accertamenti potrebbero riguardare pure la Regione e l’Ente Parco Nazionale del Pollino. I carabinieri forestali, nei giorni scorsi, avevano già prelevato carteggi al municipio di Civita.
LA LEZIONE NEL POST DEL 2016.
Illuminante è oggi un post datato 23 agosto 2016, corredato anche da immagini fotografiche. L’autore è Paolo Cappadona, all’epoca dirigente della Protezione civile calabrese. Il contenuto è molto significativo perché dà molto l’idea di che cosa significa prevenzione e di cosa bisogna fare prima delle tragedie, anziché parlarne dopo.
«Polignano a Mare (Ba). Bellissimo borgo – recita il post di Cappadona – che sorge su un bancone roccioso calcareo a strapiombo sul mare. Una delle pochissime zone che consentono l’approccio comodo al mare per la balneazione è ubicata all’interno di un canalone normalmente asciutto, ma che in caso di forti precipitazioni può essere oggetto di elevato rischio inondazione. Per tale motivo sono state realizzate imponenti opere idrauliche a monte. Un cartello posto lungo la via di accesso alla spiaggetta mette in guardia del pericolo incombente in caso di precipitazioni. Non basta! Il piano comunale di Emergenza prevede l’interdizione totale dell’area in caso di allerta meteo e la sorveglianza continua… In ogni caso convivere con il rischio idrogeologico si può. … e si deve!».
Oggi l’Italia piange le dieci persone che hanno trovato la morte nelle gole del Raganello ed il pianto in Calabria è ancor più amaro, perché forse una maggiore organizzazione attorno al suggestivo canyon di Civita, avrebbe potuto evitare la strage di escursionisti. Tutti i giorni decine e decine di turisti affollavano le gole del Raganello, con ingenti introiti per le attività del borgo arberesce, ora che dieci di questi turisti lì hanno trovato la morte, uccisi da una piena del torrente non preventivata, è davvero triste sentire parlare di guide autorizzate e “non autorizzate”, e del colore e dell’orario di un’allerta meteo.
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