Crisi-lampo di governo in Gran Bretagna: la 47enne premier Liz Truss è stata costretta alle dimissioni dopo appena 45 giorni di governo in sostituzione di Boris Johnson, conseguenza anche della Brexit, ma soprattutto di una serie di errori e inversioni di rotta sui programmi e dalla reazione della stessa maggioranza conservatrice. Ora le opposizioni unite – dai laburisti, ai liberaldemocratici, agli indipendentisti scozzesi dell’Snp – invocano come “un imperativo democratico” la via d’uscita “dal caos” delle elezioni anticipate.
“Sono entrata in carica in una fase di grande instabilità economica e internazionale“, ha provato a giustificarsi Truss annunciando il passo indietro dopo l’ulteriore accelerazione dello sfaldamento della sua maggioranza, seguito alla retromarcia sul pacchetto iniziale di tagli delle tasse in deficit, al caos venutosi a creare nella compagine, al siluramento in pochi giorni prima del cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, poi della ministra dell’Interno anti immigrazione, Suella Braverman. “Riconosco – ha proseguito nel tradizionale discorso alla nazione – di non poter realizzare il mandato per cui sono stata eletta dal Partito Conservatore, data la situazione. Ho quindi parlato con Sua Maestà il Re per informarlo che mi dimetto da leader. Rimarrò primo ministro finché non sarà scelto un successore“.
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