Il manager della campagna di Donald Trump, Paul Manafort (nella foto i due insieme) si è dimesso dall’incarico e Trump ha annunciato di aver accolto le sue dimissioni. Il ruolo di Manafort era stato già ridimensionato nei giorni scorsi nell’ambito di un nuovo ‘rimpasto’ effettuato da Trump nello staff della sua campagna elettorale. Il candidato repubblicano, nel comunicare di aver accettato le dimissioni del suo ormai ex collaboratore, lo definisce “un vero professionista”. L’uscita di scena di Manafort segue anche rivelazioni di legami con la dirigenza politica ucraina filo-russa, compreso l’ex presidente Viktor Yanukovic, nell’ambito di attività di lobbying a Washington.
Donald Trump ha colto l’occasione per fare mea culpa per gli errori commessi finora nella campagna elettorale, mettendo per una volta da parte la consueta spavalderia e, per la prima volta dalla sua discesa in campo, si scusa con gli elettori per aver usato parole sbagliate e che possono essere risultate offensive. Durante un comizio in North Carolina, il tycoon ha detto che “si rammarica” se, nella concitazione di un dibattito spesso appassionato, qualche volta “non ha usato le parole giuste”. “A volte si dice la cosa sbagliata. L’ho fatto e che ci crediate o no mi dispiace”, continua, precisando di pentirsi soprattutto per i casi in cui “ha causato dolore personale” (i media americani a riguardo sottolineano in particolare la reazione del candidato repubblicano all’intervento del padre di un soldato musulmano caduto in Iraq), ma senza indicare quali siano le affermazioni per le quali si rammarica in particolare. Si tratta infatti con tutta probabilità di scuse generiche per le gaffe, le prese in giro e gli attacchi politicamente scorretti fatti in questi mesi di campagna elettorale.
Commenta per primo