E’ scomparsa ieri una delle figure storiche del Partito Comunista e della sinistra italiana: si è spento, all’età di 95 anni, nella sua casa di via Pietro Castellino a Napoli Abdon Alinovi. La notizia è stata data dall’amministrazione comunale di Napoli esprimendo profondo cordoglio e ricordando che la sua è stata “una vita dedicata alla sinistra italiana, deputato e presidente della Commissione parlamentare Antimafia”.
Nato a Eboli il 6 maggio 1923, Alinovi è stato segretario della Federazione del Pci a Napoli dal 1955 al 1962 e poi segretario regionale. Entrato a far parte della direzione nazionale del partito nel 1963 come responsabile della Commissione Enti Locali e Autonomie, nel 1969 viene eletto segretario regionale del Partito. Nelle elezioni politiche del 1976 viene eletto deputato al Parlamento nelle Circoscrizioni di Napoli, con Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano, e Benevento-Avellino-Salerno. Sarà riconfermato nelle elezioni del 1979, del 1983 e del 1987. Nominato nella nona legislatura presidente della Commissione Bicamerale Antimafia, Alinovi introdusse il concetto di “organizzazione eversiva” nel contrasto dei gruppi criminali organizzati in holding finanziarie.
Alinovi era nato ad Eboli dove, ancora ragazzo, aveva conosciuto Mario Garuglieri, confinato politico antifascista e colto calzolaio fiorentino, che era stato in carcere a Turi con Antonio Gramsci.
Questa prima esperienza segnerà la sua formazione di dirigente politico. In breve tempo Alinovi diventa, assieme a Giorgio Napolitano e a Gerardo Chiaromonte, uno dei principali dirigenti napoletani e poi via via meridionali e nazionali e protagonista di importanti vicende politiche, come quella del ’69 scossa dalla battaglia del “Manifesto”, le cui idee e posizioni erano sostenute da tutti i giovani di allora.
Nei mesi successivi Alinovi si mosse con intelligenza cercando un dialogo teso ad impedire che una intera generazione di quadri politici ventenni potesse uscire dal PCI. Creerà così le condizioni per la elezione del primo sindaco comunista di Napoli, Maurizio Valenzi.
Fino all’ultimo ha poi continuato a seguire le vicende politiche e sociali con una passione che è rimasta quella giovanile del ragazzo di Eboli, fino alla stesura del libro “Rosso pompeiano”, appena tre anni fa.
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