di SERGIO TRASATTI/ Il 27 giugno 1980 nel mar Tirreno meridionale, nel tratto compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica, esplose in volo e precipitò in mare l’IH870 della compagnia aerea Itavia. Il velivolo, decollato dall’aeroporto di Bologna-Guglielmo Marconi, era diretto all’aeroporto di Palermo-Punta Raisi. Morirono 81 persone: 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. Della strage di Ustica si è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Tra gli altri è intervenuto in esclusiva l’ex viceministro e sottosegretario professor Aurelio Misiti, il quale fu Presidente del Collegio Peritale (la famosa ‘Commissione Misiti’) che indagò sul disastro di 44 anni fa, arrivando alla conclusione tecnica che fu una bomba a far esplodere in volo il DC-9 dell’Itavia.
L’incipit polemico di Misiti. Il professore, intervistato da Fabio Camillacci e Gabriele Raho, ha esordito dicendo: “La tesi della battaglia aerea e del missile che avrebbe abbattuto il DC9 dell’Itavia, nasce da un presunto superperito, un ‘peritus peritorum’ come il giudice Rosario Priore che in realtà è ignorante in materia, non essendo un esperto e quindi ignora le reali questioni tecniche. Il giudice Priore con il suo modo di fare ha inficiato tutto il resto; cioè che ad abbattere il DC9 Itavia fu una bomba come ha accertato il Collegio peritale da me presieduto. Io penso che in situazioni del genere c’è sempre qualcosa relativa all’ambizione e in qualche maniera anche al guadagno”.
Attacco al giudice Priore ma anche alla Bonfietti. Misiti infatti ha aggiunto: “Un altro esempio è la signora Daria Bonfietti nominata prima deputato, poi senatore, senza aver mai fatto politica, ma, eletta solo perché presidente di un’associazione dei parenti delle vittime che sosteneva la tesi del missile. Tornando ai soldi, ritengo che l’ipotesi battaglia aerea abbia fruttato molti milioni di vecchie lire, e oggi frutta migliaia e migliaia di euro a chi ha realizzato film, scritto libri o fatto altro perorando la bufala del missile. Ecco perché mi sono convinto di una cosa: chi non si basa sui dati di fatto e sulle perizie tecniche non è in buona fede. La conclusione a cui giungemmo con il Collegio peritale, cioè che fu una bomba, arrivò dopo un lungo e certosino lavoro. Per quattro anni lavorammo sulla base teorica dei pochi argomenti che avevamo a disposizione, perché il relitto del DC9 non era ancora stato recuperato in fondo al mar Tirreno”.
Il lavoro sul relitto del DC9 Itavia. Il professor Misiti su questo punto ha dichiarato: “Quando poi venne recuperato, mi presi la responsabilità di ricostruire il velivolo grazie ad un accordo con l’Alitalia che ci fornì l’ottimo ingegner Sabatini, il quale riuscì a rimettere insieme ogni pezzo dell’aereo riportato in superficie. Analizzando il relitto ricostruito per l’85%, arrivammo subito alla conclusione che non poteva essere stato un missile la causa del disastro, perché i missili investono l’oggetto con migliaia di schegge e sul DC9 non c’erano schegge né all’interno, né all’esterno. E non c’era nemmeno un foro da una parte all’altra del velivolo”.
Le conclusioni di Misiti. Il presidente del Collegio peritale su Ustica ha chiuso dicendo: “Al contrario, era evidente che vicino alla toilette posteriore dell’aereo c’era stata l’esplosione di una bomba; le modifiche esistenti all’interno dell’aereo parlavano chiaro in merito allo scoppio di un ordigno. Poi abbiamo approfondito ulteriormente per capire perché la tavoletta del water fosse intatta e abbiamo appurato che si trovava sopra una certa altezza rispetto alla bomba; per questo era intatta. Voglio ricordare inoltre una cosa significativa: anche i magistrati che lavoravano col giudice Priore e che in un primo momento erano stati influenzati dalla suggestione missile, quando poi approfondirono bene la nostra perizia si convinsero che avevamo ragione. Era stata una bomba a causare la tragedia di Ustica”. Intanto, dopo ben 44 la verità sulla strage di Ustica resta avvolta nel mistero (nella foto a sinistra: Aurelio Misiti durante “Crimini e Criminologia”).
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