di SERGIO SIMEONE* – Chi aveva qualche dubbio circa i guasti prodotti dalla sciagurata opera di demolizione del governo Conte 2 messa in opera da Renzi ed il conseguente ingresso della Lega nella maggioranza di governo, è servito: il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione giustizia del Senato, sta tentando in tutti i modi di impedire che la legge Zan, quella concepita per contrastare la omotransfobia e già approvata dalla Camera dei deputati, arrivi in aula per l’approvazione finale. Contemporaneamente segnano il passo altre leggi che promuovono diritti civili, quella sull’eutanasia, quella sulla legalizzazione della cannabis e quella sullo ius soli.
In questa lotta tra centrodestra e centrosinistra sui diritti civili il primo è avvantaggiato perché deve limitarsi a difendere lo status quo, mentre il secondo deve far approvare nuove leggi, con tutte le difficoltà che imboccare il relativo iter comporta. In più Salvini agita davanti alla pubblica opinione lo spettro della crisi di governo, eventualità nefasta, proclama il “capitano”, mentre si sta lottando contro la pandemia e ci si sta accingendo a varare il recovery plan.
Quest’ultimo però è un argomento spuntato. Basta osservare ciò che successe in occasione di due importantissime riforme che hanno segnato due svolte fondamentali nella storia della Repubblica italiana: la legge per dare il voto alle donne e la legge sul divorzio.
La legge per estendere il voto alle donne fu approvata subito dopo la seconda guerra mondiale quando l’Italia si trovò ridotta a un cumulo di macerie. L’opera di ricostruzione richiedeva un impegno di gran lunga superiore a quello necessario oggi per attuare il recovery plan, ma a nessuno venne in mente che dire che il voto alle donne era un “lusso” da accantonare perché c’erano cose ben più importanti a cui provvedere.
La legge sul divorzio fu approvata da partiti, alcuni dei quali erano all’opposizione ed altri erano al governo, ma il governo non cadde, nonostante che tra i partiti sconfitti ci fosse il partito di maggioranza relativa e cardine della coalizione, la Democrazia Cristiana. Nè il governo cadde quando fu indetto il referendum, in seguito al quale ancora una volta la DC uscì sconfitta.
Fa bene Letta perciò a non lasciarsi spaventare dalle minacce di Salvini. Io credo che alla fine la legge Zan finirà per approdare in aula al Senato e sarà approvata, anche perché al fronte rimasto compatto di Pd, Movimento 5 stelle e Liberi e Uguali si stanno unendo esponenti molto popolari del mondo dello spettacolo. E’ questa la strada giusta per far passare anche le altre leggi che possono far diventare più civile il nostro Paese. La sinistra deve smetterla di farsi frenare da un malinteso senso di responsabilità se vuole riconquistare quella egemonia culturale che in questi ultimi anni ha smarrito. Ma è anche il momento che chi può (uomini e donne della cultura e dello spettacolo) esercitare una benefica influenza sulla pubblica opinione, venga allo scoperto e si pronunci per contribuire a sconfiggere chi vuole riportare l’Italia nel medioevo. Ciò che sta succedendo in Polonia, in Ungheria e in Turchia deve rappresentare un severo monito: il progresso civile non è un destino ineluttabile, ognuno deve fare la sua parte per evitare di tornare indietro.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente sindacato Scuola della Cgil
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