Un uomo che ha visto andare in fumo i suoi risparmi di una vita a causa della gestione fallimentare della Banca popolare dell’Etruria (una delle quattro banche di cui il governo ha deciso il salvataggio) si è impiccato a Civitavecchia. La sua disperazione l’ha lasciata scritta su un bigliettino, ritrovato dalla moglie nel computer. L. D., 68 anni, non ha retto al colpo ed ha deciso di farla finita impiccandosi alla scala della sua villetta dopo aver scoperto di aver perso tutti i suoi risparmi nel fallimento della banca. La tragedia è avvenuta il 28 novembre ma solo oggi se ne è avuta notizia, perché se ne sono interessate anche le associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori, che hanno espresso le condoglianze per la tragedia che ha colpito “un risparmiatore di Civitavecchia che si è suicidato dopo aver appreso di aver perso i risparmi di una vita investiti nella Banca Popolare dell’Etruria e Lazio, oggetto dell’esproprio criminale del risparmio anticipato del bail-in”. Le associazioni hanno chiesto al procuratore capo di Civitavecchia di aprire un’indagine per verificare se il decreto sulla risoluzione delle 4 banche sia “compatibile con le norme penali e con la Costituzione”.
Gli istituti di credito cooperativo salvati con il decreto del governo del 22 novembre sono la Banca Popolare Etruria (di cui è vicepresidente il padre del ministro Maria Elena Boschi, detentrice, come anche il fratello, di molte azioni), Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti. La proposta del Pd è di stanziare 100 milioni di euro a fronte dei quasi 350 milioni di perdite, un provvedimento che il ministro Padoan ha definito un “aiuto umanitario”. Il viceministro all’Economia Enrico Morando, spiega però che si devono definire “confini e limiti precisi”. Il rischio infatti nel quale il Tesoro non vuole incappare è quello di una procedura d’infrazione Ue per aiuti di Stato. E per questo la prudenza accompagna le mosse dell’Esecutivo in questi giorni: “Il governo – dice Morando – è favorevole alla costituzione di un fondo di solidarietà dove convergano una parte di risorse pubbliche, minoritarie, e una quota maggioritaria di risorse delle banche”. Ma la misura non potrà essere “orizzontale” perché non “tutti i portatori e i possessori sono uguali”. “Abbiamo completato le votazioni in commissione sul fascicolo banche. Domani ripartiamo dall’impianto generale della legge di stabilità. Le proposte di modifica all’emendamento banche del governo, che sono state accantonate, permetteranno ai relatori Melilli e Tancredi di fare proposte che alla fine dei lavori in commissione sottoporremo al voto”, ha detto Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, chiudendo la prima seduta di votazioni alla legge di stabilità. “Nella giornata conclusiva dell’esame della Stabilità in commissione – sottolinea Boccia – ci sarà modo di tornare sul tema banche per affrontare gli aspetti più delicati, anche alla luce di quello che dirà il ministro Padoan, la cui presenza in commissione è stata richiesta dalle opposizioni”. Ma, intervenendo sul decreto salvabanche ai microfoni di “24 Mattino” su Radio24, Boccia ha tenuto a fare una netta precisazione: “Penso che al ministro Padoan la frase ‘aiuti umanitari’ sia sfuggita. In tutto questo di umanitario non c’è nulla. Io lo avrei chiamato intervento di solidarietà, così come chiameremo il fondo”. Padoan aveva parlato della necessità di una ‘misura umanitaria volta a tutelare le fasce deboli dei risparmiatori’. “Se c’è una cosa che detesto – continua Boccia – sono le scorciatoie ai problemi e l’ipocrisia. La cosa più corretta da fare in questo caso è dire le cose come stanno. Se non si è stati rigorosi bisogna metterci la faccia e spiegare ai risparmiatori che le regole non hanno funzionato e chi doveva controllare non ha controllato. Io penso che sia importante intervenire, a tutela non tanto dei risparmiatori più deboli, ma dei princìpi di mercato che sono stati traditi da chi il mercato doveva farlo funzionare, anche la Banca d’Italia”. Boccia esclude però che i risparmiatori possano recuperare tutto il capitale investito: “E’ evidente che non sarà possibile rimborsare tutto, ma non è nemmeno possibile lasciare la gente sul lastrico. Bisogna costruire dei meccanismi che consentano di capire che chi ha sottoscritto obbligazioni a condizioni di mercato leggermente più alte, mettendoci tutti i risparmi, deve aver qualcosa indietro”.
Botta e risposta tra Bankitalia e Ue. La vigilanza della Banca d’Italia sui 4 istituti in crisi “è stata continua” e “di intensità crescente al peggioramento della situazione aziendale”. Il capo della Vigilanza di Bankitalia, Barbagallo, in audizione alla Camera, ha precisato che alle 4 banche sono state comminate sanzioni pecuniarie nei limiti massimi consentiti (8,5 mln di euro). Poi ha aggiunto che l’intervento del Fondo di tutela “non è stato possibile per la preclusione manifestata” dall’Unione europea, “da noi non condivisa”. Se ci fosse stato quell’intervento non sarebbe avuto alcun sacrificio per i creditori”.
Ma l’Unione europea replica immediatamente che c’erano tre possibili strade per salvare le banche italiane: 1. con fondi privati; 2. usando il Fondo di tutela depositi (che comunque avrebbe fatto scattare risoluzione e perdite per gli obbligazionisti subordinati). 3. la terza strada (che è quella percorsa) utilizzando il Fondo salva-banche. Per un portavoce Ue, “se vengono usati fondi di Stato, indipendentemente da dove provengano, si applicano le norme dell’Unione, compresa la condivisione degli oneri”.
Ora su tutta la vicenda il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, chiede una commissione parlamentare d’inchiesta.
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