di LUCA DELLA MONICA- Una polemica paradossale quanto pericolosa è stata ulteriormente inasprita ieri dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, nei confronti del governo e in particolare del ministro del Lavoro, nonché vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio durante l’audizione davanti alla Commissione Finanze e Lavoro della Camera dei deputati. Boeri non si è limitato a difendere, come è naturale, l’operato suo e dell’ente, ma si è spinto ben oltre, anche con una arroganza fuor di luogo. Materia del contendere: la contestata previsione della perdita di 8000 posti di lavoro ogni anno per dieci anni in conseguenza della eventuale approvazione del Decreto dignità se non verrà modificato adeguando alle finalità che esso persegue, giudicate favorevolmente anche dai sindacati.
Boeri si è collegato a un documento dello stesso ministero del Lavoro, su cui l’Inps dice di aver costruito le sue stime deprimenti, per lanciare attacchi ad entrambi i vicepresidenti del Consiglio, sia a Salvini sia a Di Maio. Attacco a Matteo Salvini per aver avanzato minacce contro di lui con richieste di “dimissioni online” quando invece dovrebbe occuparsi della “sicurezza personale” del presidente Inps e per aver accusato Boeri di essere superattaccato alla poltrona e intenzionato a far politica. E attacco a Luigi Di Maio, accusato di aver “perso contatto con la crosta terrestre” perché definisce “valutazioni politiche” delle stime che sono solo tecniche. Una reazione è arrivata anche dalla presidenza del Consiglio, che, secondo una fonte ufficiosa, definisce le parole di Boeri “inaccettabili e fuori luogo” a maggior ragione se arrivano da chi dovrebbe mantenere un profilo squisitamente tecnico. Boeri ha voluto precisare di non aver mai giurato “fedeltà” ad alcun esecutivo e di pretendere “rispetto” per l’istituzione che rappresenta. E ha ribadito che i famosi 8mila posti che si perderebbero ogni anno col Decreto dignità erano già, nero su bianco, nella prima relazione tecnica inviata al ministero presieduto da Di Maio già il 6 luglio, “una settimana prima” dell’invio del decreto al Quirinale. Bisognava insomma, insinua, “almeno sfogliare la relazione per capirne i contenuti…”.
“La richiesta di relazione tecnica – ha detto il presidente dell’Inps – è arrivata il 2 luglio e l’ufficio legislativo del ministero del Lavoro ha richiesto di “stimare la platea dei lavoratori coinvolti al fine di quantificare il minor gettito contributivo derivante dalla contrazione del lavoro a tempo determinato”, riportando il testo della richiesta e sottolineando che “come si evince, il ministero aveva già messo in conto una riduzione dell’occupazione a tempo determinato per effetto del decreto”.
La prima relazione tecnica inviata dall’Inps al ministero del Lavoro “in data 6 luglio 2018 alle ore 12.23”, ha proseguito Boeri, ha “una lunghezza di sei pagine e contiene tabelle che offrono un’immediata rappresentazione delle stime, contiene già i numeri sugli effetti occupazionali negativi del provvedimento, come confermato dal ministro Di Maio ieri in audizione”. E insinua ancora: “Bisogna almeno sfogliarla la relazione tecnica per carpirne i contenuti…”.
“Io personalmente – precisa poi – non sono affatto contrario allo spirito del provvedimento, ma questo non mi esime dal fare i conti con la realtà che, spesso, ci impone delle scelte”. E aggiunge: “Affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico, come ha fatto il ministro Di Maio, significa “perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta”.
Prima di Boeri era stata la volta della audizione del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, il quale, dopo aver respinto l’accusa di Di Maio che gli industriali farebbero “terrorismo psicologico”, ha ricordato che il giudizio dell’associazione è sul decreto dignità, non sul governo.
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