Il professore Sergio Simeone è giunto alla tappa conclusiva del suo pellegrinaggio laico a piedi sulla via Appia da Altavilla Irpina a Roma, iniziato il 20 ottobre e conclusosi mercoledì 29 novembre a Palazzo Madama con un incontro con il Presidente della Commissione per la promozione e la difesa dei diritti umani, Luigi Manconi, al quale ha illustrato la petizione indirizzata al presidente del Senato Pietro Grasso e a tutti i senatori, per sollecitare la discussione e l’approvazione della legge sulla cittadinanza impropriamente detta dello “ius soli“.
Di questo viaggio abbiamo pubblicato ogni giorno un diario, aggiornato tappa dopo tappa, redatto dallo stesso professor Simeone. Diario che vi riproponiamo premettendo però una sintesi dell’incontro con il senatore Manconi.
SENATO (29 novembre) INCONTRO CON LUIGI MANCONI
Il “pellegrinaggio laico” del sottoscritto dall’Irpinia a Roma, in favore della legge sullo ius soli, interrottosi a Velletri alla vigilia dell’ultima tappa a causa della chiusura del Senato per il “ponte” di Ognissanti, si è concluso mercoledì 29 novembre, grazie anche all’interessamento dell’onorevole Giancarlo Giordano, con l’incontro che ho avuto con il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la promozione e la tutela dei diritti umani.
Si è trattato di un incontro non rituale. Il presidente Manconi ha ascoltato con molta attenzione il mio intervento ed ha risposto affrontando criticamente, punto per punto, i problemi che gli ho sottoposto ed esplicitando con grande franchezza, di volta in volta, sia il suo accordo che il suo disaccordo con le posizioni da me espresse.
Il colloquio si è concluso con un invito da parte del Presidente a comunicargli con lettera che parteciperò allo sciopero della fame che si svolgerà all’inizio della prossima settimana.
Cosa che io farò naturalmente, cercando di coinvolgere in questa iniziativa tutti quelli che conosco.
Un solo commento: quando si conoscono persone come il senatore Manconi, che non disdegna di spendere quaranta minuti del suo tempo con un cittadino che non ricopre nessuna carica istituzionale, ma è solo animato da un grande desiderio di giustizia, ritorna un po’ di fiducia nelle tanto bistrattate Istituzioni.
Sergio Simeone
La falsa “lotteria” tra ius soli e biotestamento. Appuntamento con lo sciopero della fame
Eccovi uno schematico resoconto dell’incontro.
Simeone- Esprime la sua preoccupazione per lo stallo creatosi sulla legge dello ius soli, che lui ritiene importante non solo perché riconosce un sacrosanto diritto, ma anche perché fa di questi giovani una risorsa e non un gruppo di emarginati, che trasformino l’amore verso il nostro Paese in rancore verso di esso,
ritiene che l’approvazione di questa legge sarebbe anche un segnale forte per arrestare la campagna di odio avviata da alcuni partiti, mass media, siti web che cercano di alimentare un sentimento di xenofobia se non addirittura di razzismo nella gente comune.
Si lamenta per il fatto che il dibattito sul tema si riduca a trattative tra “stati maggiori”, senza coinvolgimento della opinione pubblica e dei corpi intermedi della società civile. In particolare non condivide la tendenza dei partiti a far diventare i sondaggi, da utile fonte di informazione su cui impostare campagne di informazione e di orientamento, in strumenti che dettano la linea dell’azione politica.
Propone che la Commissione per i diritti umani dia vita da una serie di audizioni pubbliche per dare voce e risonanza alle tante associazioni che operano sul territorio (dalle ACLI ai sindacati, alla Confindustria) e a chi può far conoscere esperienze positive di accoglienza, come i sindaci di Castel Volturno, Riace, Petruro.
Manconi- Dice innanzitutto che lo stallo vero era quello determinatosi all’inizio di ottobre, quando si era creato un clima di rassegnazione. Poi, grazie alle tante iniziative poste in essere (apprezzabile perciò la mia iniziativa, ma decisiva quella dello sciopero della fame partita da un gruppo di insegnanti), lo ius soli è tornato nell’agenda del Senato.
Non ritiene che in Italia vi sia una deriva razzista. In fondo gli italiani convivono pacificamente con circa 5 milioni di stranieri, che lavorano nel nostro Paese. Certo ci sono, inevitabilmente, sporadici e circoscritti episodi di attriti, che vengono ingigantiti da alcuni mass media interessati a fomentare odio, ma assolutamente non c’è razzismo.
Per quanto riguarda il rapporto con l’opinione pubblica lui ha partecipato ad un numero enorme di assemblee in tutta Italia. In particolare è d’accordo sul fatto che non bisogna andare a rimorchio dei sondaggi, anche perché non sono affidabili e spesso contraddittori. Ed infatti, come si fa a dire, ad esempio, contemporaneamente che il 58% degli italiani è favorevole allo ius soli e che il Pd perderebbe il 2,5% in caso di approvazione della legge? E comunque, poiché si tratta di una legge giusta, andrebbe approvata anche se ci fosse il consenso solo del 5%.
La proposta delle audizioni è tardiva, ormai siamo alla stretta finale. Lui, piuttosto, è preoccupato per la inversione di priorità tra ius soli e biotestamento. La sua preoccupazione nasce dal fatto che difficilmente si riuscirà ad arrivare al voto su questa legge in tre sedute, come sostengono alcuni giornali. Pertanto il rischio è che non si riesca ad approvare nessuna delle due leggi. E’ per questa ragione che ritiene opportuno ripartire con iniziative come lo sciopero della fame.
1° TAPPA (20 ottobre): da ALTAVILLA a BENEVENTO
L’accoglienza del CAI e delle ACLI. La firma del sindaco Mastella
BENEVENTO, 20 ottobre sera- Parto da Altavilla Irpina dopo essere stato salutato da due consigliere del Comune di Avellino che mi consegnano copia della proposta, fatta dal gruppo “Si può” (in alto il logo, in basso la foto pubblicata da Orticolab), di dare la cittadinanza onoraria ai figli dei migranti nati in Italia. Se fosse approvata non avrebbe valore giuridico, ma un valore politico e morale notevole.
Naturalmente sono con me e mi incoraggiano nella mia “impresa”. Parto con il carissimo amico Franco Forino, mio compagno di lotta nella Cgil scuola . Tra coloro che sono stati nel sindacato ai tempi indimenticabili di Lama e di Trentin si è creato un legame indissolubile. Franco non poteva non essermi vicino in questa occasione. E’ con noi anche il pittore Eraldo Barra, entusiasta nonostante i suoi quasi ottanta anni.
Non appena oltrepassiamo il confine con la provincia di Benevento troviamo il presidente del CAI di Benevento Enzo Ascione con Moretti e Vulcano. Il presidente mi strappa dalle spalle il pesante zaino e se lo carica sulle sue. Non lo mollerà fino a Benevento. Con questi affettuosi e simpatici “caini” si discute anche di ius soli. Sono favorevoli (come tutte le persone colte e civili), ma pensano anche che sarà difficile far capire alla gente comune che ius soli e gestione della migrazione sono due problemi distinti. Tutti poi concordiamo che su quest’ultima questione non si avverte la presenza di un disegno complessivo. Ultimamente tutte le mosse politiche sono tattica senza strategia.
Arrivati a Benevento sono raggiunto da una telefonata dell’onorevole Zarro, esponente delle Acli, che mi dice di avermi procurato un incontro con il sindaco del capoluogo sannita, Clemente Mastella. Mi precipito al Comune, ma faccio appena in tempo ad intercettarlo e bloccarlo mentre sta per uscire per chissà quale altro impegno piombatogli addosso nel frattempo. Lui comunque dichiara di essere d’accordo per lo ius soli e mi firma per adesione la petizione al Presidente del Senato dopo essersi accertato che sta effettivamente firmando una petizione e non una cambiale.
La giornata si conclude in bellezza: a Benevento c’è un convegno delle ACLI con la partecipazione del presidente nazionale, il quale vuole conoscermi. Mi reco al convegno e ricevo le congratulazioni per la mia iniziativa dal presidente nazionale Roberto Rossini , dal presidente regionale Filiberto Parente e dagli altri convegnisti. Poi mi portano a cena con loro.
Sergio Simeone
2° TAPPA (21 ottobre): DA BENEVENTO A MONTESARCHIO
Uno spazio al congresso del Pd, poi il pollo di Nunzio
MONTESARCHIO (Bn), 21 ottobre sera– Dopo le ACLI il CAI è l’associazione che mi sostiene di più. Benigno e Lidia di IrpiniaTrekking mi raggiungono a Benevento per farmi compagnia nella seconda tappa. Hanno portato una favolosa pasta e fagioli che consumiamo durante il percorso. Il sindaco di Montesarchio, interpellato telefonicamente per avere un incontro, mi dice che lui non potrà essere in Comune, che il sabato è chiuso. Lui d’altra parte non è a Montesarchio per altri impegni.
Sarà una giornata vuota? E invece no. C’è il congresso del PD ed io mi presento. Chiedo di poter leggere la petizione che io sto portando al Senato ed i due segretari provinciale e di circolo mi danno subito la parola. I congressisti mi ascoltano con attenzione e mi applaudono convinti.
Intanto la rete del CAI mi protegge ancora. Eugenio Parente, del CAI di Montesarchio, informato del mio arrivo, si offre di ospitarmi a casa sua. Anzi fa di più: mi porta a mangiare un pollo dal suo amico rosticciere Nunzio. Nunzio è un personaggio pirotecnico. Si diverte lavorando. Per ogni pollo che consegna fa due battute (per citarne una: per dire non lo dico per vantarmi, mi fa: non lo dico per vandalismo).
Con Eugenio mi trovo subito d’accodo su tutto. Comincio a pensare che ha ragione Rumiz: dopo aver conosciuto Nebbia, Ascione, Vulcano, Moretii, Lidia, Benigno ed ora Eugenio, credo anche io che camminare a piedi sviluppa l’intelligenza. Peccato che Nunzio, così simpatico, sia di destra. Ma gli domando lo stesso: sei favorevole o contrario allo ius soli? E mi risponde, pronto: Certo che sono favorevole!
Questa volta devo dare ragione a Renzo Piano. La divisione non passa tra destra e sinistra, ma tra chi è civile e intelligente e chi è incivile e stupido. E Nunzio è civile e intelligente.
Sergio Simeone
3° TAPPA (22 ottobre): DA MONTESARCHIO A MADDALONI
“Rinforzi” dal Cai, intervista di “Orticolab” e pernottamento nel convento dei francescani
MADDALONI (Ce), 22 ottobre sera – Alla partenza da Montesarchio vengo salutato non solo da Eugenio, che mi ha ospitato, ma anche dal rosticciere “di destra” Nunzio, entusiasta per la mia battaglia. A questo punto non posso non fargli una domanda: che cosa ne pensi di papa Francesco? Gli si illuminano gli occhi e mi risponde: è meraviglioso! Conclusione: Nunzio è simpatico ed intelligente. Peccato che non abbia capito che politicamente sta a sinistra di Trosky.
Intanto continua il tam tam del CAI. Oggi sono venute a farmi compagnia Annalisa, Liliana e Giulia, mie compagne di tante escursioni. Giulia, che già mi aveva procurato l’ospitalità presso Eugenio, per oggi mi ha procurato un pernottamento a Maddaloni presso un Convento di Francescani. Oggi è domenica, tutti gli uffici sono chiusi e si prevede una tappa di trasferimento, con la minaccia per giunta della pioggia. Sventiamo questa minaccia perché arriviamo a Maddaloni mezz’ora prima che si scateni il temporale e vengo anche intervistato da Orticolab, un giornale on line molto letto ad Avellino. Intuisco che c’è lo zampino di Ranieri, responsabile dell’ organizzazione di Sinistra Italiana, che mi segue con affetto da lontano.
Arrivo infine al convento dove il giovane don Edoardo, che ha appena finito di dire messa, mi accoglie con grande calore. Avverto in maniera palpabile la sua simpatia quando mi presenta ai suoi parrocchiani e spiega il senso del mio pellegrinaggio laico. I parrocchiani sgranano gli occhi e mi sorridono contagiati dalla simpatia di don Edoardo.
Viva i francescani, che sono alla sinistra anche di Nunzio!
Sergio Simeone
4° TAPPA (23 ottobre): DA MADDALONI A CAPUA
Tra timori e certezze, passando per la Reggia di Caserta
CAPUA, 23 ottobre sera – Don Eduardo mi porta al bar per offrirmi cornetto e cappuccino, prima della ripartenza ed io non posso fare a meno di guardargli i piedi: porta un paio di sandali senza calze. I francescani sono una delle poche cose serie che ancora resistono in Italia (come i carabinieri). Se dicono che fanno voto di povertà lo fanno sul serio. Scambiamo ancora qualche battuta sullo ius soli. Lui è d’accordo, naturalmente. Sul tema dell’ accoglienza, invece, lui capisce i timori della gente comune. Per superarli ci vorrebbe un progetto chiaro per governare questo fenomeno, e così si eviterebbe di assistere al triste fenomeno dei migranti che chiedono l’elemosina e si scaccerebbe la paura che i nuovi arrivati diventino dei concorrenti dei nostri disoccupati nella ricerca del lavoro.
Dopo essere ripartito vengo raggiunto dalle telefonate di donne che dicono di essere state informate da don Eduardo circa il “pellegrinaggio” che ho intrapreso e che pregano per me. E’ incredibile come un non credente come me possa trarre incoraggiamento dal sapere che delle persone pregano per lui.
Dopo un paio di ore di cammino sono davanti alla reggia di Caserta. Provo a fare un piccolo sondaggio sulla conoscenza del tema per cui mi sto spendendo . La maggior parte di quelli che arrivano mi vedono da lontano e girano al largo per evitarmi. Devo avere un’aria da testimone di Geova. Ogni tanto ne catturo qualcuno. Nessuno sa che cosa sia lo ius soli. Finalmente ne becco due che non solo lo sanno, ma sono anche favorevoli. Alleluja! Ma da quale città venite? Domando. Risposta: siamo albanesi.
Mi avvio verso il Comune, passando davanti alla Prefettura e mi imbatto in una folla di africani, che stanno manifestando per avere il permesso di soggiorno. Mi avvicino alle compagne della CGIL che stanno guidando la protesta. Loro mi spiegano le ragioni della protesta ed io spiego le ragioni della mia “missione”. Solidarizziamo reciprocamente e ci facciamo una fotografia insieme. Poi approdo al Comune per parlare con il Sindaco,”allertato” da Annalisa.Il Sindaco però è fuori,ma, informato del mio arrivo, da mandato all’assessore all’assistenza Corvino di ricevermi in sua vece. L’assessore è una bella signora bionda sorridente e cordialissima, che accompagnata dal capogruppo del PD mi dichiara di condividere la mia iniziativa e mi racconta a sua volta dei suoi sforzi per favorire l’integrazione dei migranti nella società casertana.
Riparto infine per Capua che raggiungo nel primo pomeriggio ( I miei cugini Francesco e Marisa, con i loro messaggi mi danno un po’ di carica per gli ultimi chilometri). Dove dormirò? Uno dei miei angeli custodi, Giulia (l’altro è Alfredo Cucciniello, che ha mobilitato le ACLI) mi ha procurato l’ospitalità della famiglia Cilindro. Mi fanno sentire subito a casa. Intanto mi portano in una stanza con una grande carta geografica su cui sono incollate le facce dei loro ospiti provenienti da tutto il mondo (America del nord e del sud, Europa, Asia, Africa, Australia).Poi mi fanno cenare con loro per l’80 per cento con prodotti del loro orto, dai fagiolini al limoncello. Sono tutti simpatici, ma il capofamiglia Rocco li supera tutti. Ha lavorato in Irpinia per molti anni e mi dimostra, citando nomi e cognomi di buona parte degli abitanti, di conoscere il mio paese, Altavilla, più di me.
Se camminare a piedi permette di conoscere persone come i Cilindro, devo assolutamente inventarmi, per il prossimo anno, qualche nobile missione per un altro pellegrinaggio.
Sergio Simeone
5° TAPPA (24 ottobre): DA CAPUA A CASTEL VOLTURNO
Il sindaco Dimitri Russo mi aiuta a raccogliere le adesioni e poi mi procura un pernottamento alla Caritas
CASTEL VOLTURNO (Ce), 24 sera – Saluto i simpaticissimi Cilindro e – ricaricato da una telefonata di Giancarlo Nebbia che ha speso il suo grande prestigio per mobilitare tutto il CAI dell’Appennino irpino-sannita a mio favore, e dalle e mail di Giosino Zigarella, mio compagno di lotta della Cgil e di Antonio Merola informato della mia missione da don Eduardo – parto in direzione di Castel Volturno in un contesto territoriale un po’ deprimente: attraverso la terra dei Mazzoni e poi la terra dei fuochi e infilo il lungo rettilineo che mi porterà dritto fino a Castel Volturno. Qui passano, sparate come fucilate, solo macchine e camion. Eppure ogni tanto, anche qui appare qualche sprazzo di umanità, come l’africano in bicicletta, che incrociandomi mi saluta festosamente con un ampio sorriso o il giovane autista di un pullman che si ferma accanto a me e vuole per forza farmi salire. Ma io non voglio fare la fine di Dorando Petri alle Olimpiadi di Londra e rifiuto.
Alla fine di questa lunga traversata nel deserto, però, trovo una magnifica oasi: sindaco di Castel Volturno è il mitico Dimitri Russo (foto a sinistra). Lui è stato iscritto come me al Pci fino allo scioglimento del Partito e una delle tematiche sulle quali è maggiormente impegnato è l’accoglienza e l’integrazione dei migranti in stretta collaborazione con la Caritas. Lui è noto anche per aver risolto il problema di una squadra di basket che non poteva partecipare al campionato perché composta da ragazzi senza cittadinanza italiana. La sintonia con Dimitri è ovviamente immediata e totale. Non solo mi sottoscrive la petizione, ma mi aiuta anche a raccogliere in maniera più ordinata le adesioni (ha ragione mia moglie, sono un inguaribile disordinato).
Non ho trovato ancora alloggio per la notte? E dov’è il problema? Dimitri mi accompagna al centro della Caritas e fa presente al direttore che sono un pellegrino, sia pur laico, per una missione spirituale (e come negare che lo ius soli abbia una valenza spirituale?). Perciò il direttore decide di ospitarmi in una stanza destinata ai pellegrini. E’ talmente gentile che mi dispiace molto deluderlo quando, ad una sua domanda circa la mia fede, gli devo dire che non sono credente. Però ci tengo a precisare, ed è la verità, che sono un appassionato lettore del Vangelo e cerco di mettere in pratica i suoi insegnamenti, a differenza di quei sedicenti cristiani che vanno regolarmente in chiesa ed hanno poi il coraggio di fare le barricate per non accogliere 20 d0nne e 6 bambini . Nemmeno sono un mangiapreti. Ed anche questa è la pura verità: faccio parte di un comitato per l’acqua pubblica che fa capo al famoso padre comboniano Alex Zanotelli, per il quale ho una ammirazione straordinaria, per le battaglie che conduce a favore di tutti i deboli della terra.
Dopo aver fatto queste considerazioni sono convinto di meritare la stanza del pellegrino e vado a dormire con la coscienza tranquilla.
Sergio Simeone
6° TAPPA (25 ottobre): DA CASTEL VOLTURNO A MONDRAGONE
Due donne a sorpresa. Poi la telefonata del presidente Acli
MONDRAGONE (Ce), 25 pomeriggio. Nel lasciare il Centro Fernandez della Caritas dico alla suora che è alla reception che voglio lasciare una piccola offerta. La suora mi guarda corrucciata. Mi affretto allora a precisare che l’offerta non è per l’ospitalità, ma per i migranti. Lo sguardo della suora si scioglie in un bel sorriso e dice che allora può accettare.
Mi avvio verso Mondragone e per i primi chilometri incontro solo africani. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno, quello dei migranti, che non si può esorcizzare, ma bisogna governare, non solo per contenerlo entro limiti accettabili, ma anche per coglierne gli aspetti positivi. Si è parlato molto dei tanti lavori che gli italiani non vogliono più fare; Tito Boeri ci ha spiegato che abbiamo necessità di questi nuovi lavoratori per mantenere il sistema pensionistico. Ma io penso anche al paese irpino, che si trova a pochi chilometri da dove abito , Petruro, che era diventato un Paese con sempre meno abitanti a loro volta sempre più vecchi. Le scuole erano chiuse e le vigne (di greco docg!) abbandonate. Con l’arrivo dei migranti questo paese è tornato a vivere. Quante Petruro ci sono in Italia?
Intanto compro il giornale e mi colpiscono due notizie entrambe relative ad episodi di razzismo (quella del dolce viso di Anna Frank usato in uno scambio di insulti tra tifosi e quello dell’abbecedario con una informazione non corretta sui migranti). A quando l’introduzione nelle scuole dei risultati della ricerca dei genetisti, che ha dimostrato che le razze non esistono?
Mentre sono immerso in questi pensieri vedo all’improvviso apparire (sogno o son desto?) Manuela Borriello, che è partita da Avellino per farmi compagnia in questa tappa. Manuela, da sempre impegnata politicamente a sinistra, intelligentissima, era anche la ragazza più bella di Avellino (ora invece è la donna più bella di Avellino). Era la nostra arma definitiva contro quelli che dicono che i comunisti sono brutti sporchi e cattivi. Bastava mostrare Manuela ed i nostri avversari si arrendevano senza condizioni.
Arriviamo a Mondragone e ci dirigiamo al Comune, ma il Sindaco non c’è. Vengo rimandato a domani mattina. Intanto andiamo a mangiare un boccone. Cogliamo l’occasione per intavolare con la cameriera una discussione sullo ius soli. Lei non solo sa tutto e ce lo spiega con un linguaggio molto preciso, ma ha anche una sua opinione: dice che potrebbe servire a tutelare meglio i bambini (i figli dei rom ad esempio) che oggi eludono l’obbligo scolastico. Ma come fa una cameriera ad essere così competente? Semplice, è una laureanda in giurisprudenza (le manca solo un esame). Sono sicuro che si laureerà con un voto molto alto.
Già, e dove dormirò? Intervengono le ACLI. Il presidente Michele Zannini mi telefona per dirmi che mi ha prenotato una camera all’hotel D’Amore. Manuela, rassicurata, prende il pullman e ritorna a Castel Volturno, dove ha lasciato l’auto.
Sergio Simeone
7° TAPPA (26 ottobre): DA MONDRAGONE A MINTURNO
Un sindaco che si nasconde e un dirigente delle Acli che mi scalda il cuore. Ma anche una ragazza da informare
MINTURNO (Ce), 27 ottobre (ore 7 del mattino) – L’appuntamento è fissato per le 8 del mattino di giovedì 26 al Comune di Mondragone. Avevo consegnato il testo con la petizione indirizzata al presidente del Senato il giorno prima al segretaio del Sindaco e attendo di essere ricevuto. Mi avevano detto che il Sindaco arriva puntualissimo alle 8, non so se sia effettivamente arrivato, ma io alle 9 faccio ancora anticamera. Nel frattempo chiedo a tutti quelli che mi capitano a tiro se sanno che cosa sia lo ius soli. Nessuno ne sa niente, ma quando glielo spiego tutti sono d’accordo e l’argomento più forte a suo favore è che non bisogna creare degli “sbandati”, che poi diventano un pericolo per la pace sociale.
Alle 9,30 finalmente esce dal sancta sanctorum una impiegata, la quale mi dice seccamente che il Sindaco non ritiene opportuno firmare la petizione. Questo Sindaco, per essere stato eletto avrà certamente delle grandi doti. Ma si sa che nessuno è perfetto e non si può pretendere che tra le tante doti abbia anche quella della buona educazione. Quanto poi a sensibilità umana, che dire di uno che sa che dietro la porta del suo ufficio c’è un professore settantacinquenne che sta andando a piedi da Avellino a Roma per portare una petizione in Senato e non avverte il bisogno di uscire a stringergli la mano ed augurargli buon viaggio? E nemmeno la curiosità di conoscerlo? A me per una strana associazione di idee è venuta in mente la famiglia dei celenterati.
Ma non ho il tempo di deprimermi, perché mi piomba addosso il vulcanico Michele Zannini, dirigente nazionale delle ACLI, che con la sua umana cordialità riscalda il cuore a chiunque gli sia vicino. Davanti ad un ottimo caffè ricordiamo il nostro comune amico Augusto Della Sala, già presidente regionale delle ACLI , recentemente scomparso. Io lo ricordo soprattutto per la grande passione con cui celebrò durante un incontro con gli studenti di Ariano Irpino, che io gli avevo organizzato, il trentesimo anniversario della Liberazione. Dopo il caffè ci facciamo una foto (riprodotta qui a fianco) insieme con la bandiera delle ACLI. E mi rimetto in cammino.
Questa tappa è molto lunga ed io sono partito tardi a causa della inutile anticamera davanti all’ufficio del sindaco di Mondragone. Non riesco a fare altro, a fine serata, che cercare un alberghetto qui a Minturno e ritirarmi in camera per riposare. Mi addormento. La paginetta di diario la scriverò al risveglio. Non rinuncio però a catechizzare la ragazza della reception. La sottopongo ad una severa interrogazione e, avendo constatato che di ius soli non ne sa nulla, mi vedo costretto a propinarle una lunga lezione.
Sergio Simeone
8° TAPPA (27 ottobre): DA MINTURNO A GAETA
Il venditore di calzini, due poliziotti zelanti, un tifoso dell’Avellino e il giovane vicesindaco
GAETA (Lt), 27 ottobre sera – Parto in direzione di Gaeta e dopo circa otto chilometri mi fermo in un bar all’aperto per rifocillarmi e fare una sosta. Dopo un poco mi si avvicina un venditore di calzini. Di solito dico no grazie, con cortesia formale, ma comunicando in realtà un certo senso di fastidio. Ma questo uomo (Antonio, 43 anni, originario di Aversa, come mi dirà poi), mi colpisce per il suo sorriso dolce, educato, timido e dolente, e non ho il coraggio di allontanarlo. Ci mettiamo a parlare, manco a dirlo, di ius soli. Lui mette insieme, come quasi tutti, ius soli ed immigrazione e mi esprime i suoi timori. Come non capirlo? Lui a 43 anni è disoccupato. Come mai, gli chiedo. E lui mi racconta la sua storia. Era stato assunto, tanti anni fa, in un calzaturificio, grazie ai contributi statali che questo avrebbe ricevuto per tre anni. Trascorsi i tre anni, il padrone gli aveva proposto: io ora ti licenzio. Tu però continuerai a lavorare per me, ma in nero. Come potevo accettare? mi dice Antonio. Me ne sono andato e mi sono rivolto alla Cgil per ottenere le mie spettanze. Meglio mangiare pane e pomodoro che rinunciare alla mia dignità. E poi fa una considerazione amara: molti italiani criticano Renzi e Berlusconi, ma loro sono molto peggiori: sfruttano i lavoratori e sfruttano lo Stato. Alla fine mi compro i calzini e là per là mi sento un generoso. Poi ci rifletto su e mi dico: ma quale generoso? Ho pagato tre paia di calzini 3 euro. Piuttosto sono un idiota perché l’ho lasciato andar via senza offrirgli nemmeno un caffè. Mi alzo dalla sedia per richiamarlo, ma è troppo tardi. Sento che è mio dovere (lo devo ad Antonio) lanciare un appello: quando incontriamo questi ambulanti non liquidiamoli con fastidio (come ho fatto anch’io finora): dietro la spavalda allegria che esibiscono per risultare accattivanti c’è tanta tanta sofferenza.
Per fortuna c’è un popolo che queste cose le ha capite, ed è il popolo napoletano. I napoletani hanno, come si dice da noi i ciento difetti capitali e ‘a coda fràcita, ma per aver inventato la pratica del “sospeso“ per dare conforto ai derelitti che non possono permettersi nemmeno un caffè meriterebbero il nobel per la pace.
Riprendo la marcia e passo per Formia. Vengo fermato da due poliziotti che mi chiedono un documento (devo avere un aspetto poco rassicurante). Mentre uno dei due comunica alla centrale i miei dati per sapere di quali crimini efferati mi sia macchiato io mi metto a parlare con l’altro … di ius soli. Questo ha idee molto chiare: è contrario perché la maggior parte di questi giovani sono pregiudicati. Ma come, sono dei ragazzini; ma lei lo sa di quella squadra di basket che non può partecipare al campionato perché composta da non italiani? Alzata di spalle. Sto per sferrare il mio colpo da ko sul tema pregiudicati: Totò Riina è certamente un po’ più pregiudicato di quei bambini, eppure è cittadino italiano. Poi vedo lo sguardo ebete del mio interlocutore e mi dico: stai perdendo tempo. Riprendo il mio documento e me ne vado.
Non mi dilungo sui due extra comunitari che incontro, uno marocchino e l’altro nigeriano, entrambi con figli nati in Italia che sono ovviamente lieti della mia iniziativa.
Arrivo al Comune, dove trovo la solita impiegata che mi dice che non c’è nessuno, né sindaco, né vicesindaco, né assessori. Poi viene fuori che il vicesindaco c’è. E’ giovanissimo , è molto cordiale, è d’accordo con me e sottoscrive l’appello, anche se a titolo personale.
Infine l’incontro più divertente, quello con il giovane Giovanni a cui chiedo aiuto per trovare un B&B. Come sente che sono di Avellino si illumina e mi snocciola a memoria la formazione dell’Avellino. Lui è stato decine di volte allo stadio Partenio. Poi mi fa: l’Italia è tutta bella, peccato che ci stanno cacciando. Allude chiaramente al fenomeno migratorio. Io gli faccio notare che la realtà è sempre più complessa di come viene rappresentata, che il fenomeno migratorio, se contenuto e governato, ha anche risvolti positivi e comincio a ricordargli l’importanza delle badanti. Lui acconsente subito e ci aggiunge di suo: e i lavoratori edili, e i lavoratori agricoli. E’ vero, è vero, esulta. Come sono felice di averti conosciuto.
Benedetti Renzi, Zanda e compagni (si fa per dire) anziché perdere tempo con Alfano, perché non parlate con gli italiani?
Sergio Simeone
9° TAPPA (28 ottobre): DA GAETA A SPERLONGA
Ripensando alla squadra di basket “Tam Tam” di Castel Volturno (in sintonia con Minniti), ecco un suggerimento per Mattarella
SPERLONGA (Lt), 28 ottobre sera– Saluto il proprietario del bed and breakfast, persona molto garbata ed informata, dopo averlo intervistato sullo ius soli (mi vado convincendo sempre di più di essere la reincarnazione di Jerome Kappa Jerome). Lui deve essere di scuola alfaniana: legge giusta, ma è un momentaccio con tutti questi sbarchi. Raggiungo la via Flacca e mi dirigo verso Sperlonga. In attesa di essere raggiunto da Manuela che mi accompagnerà in questa tappa, avendo come compagnia solo le auto ed i camion che mi passano a fianco, mi metto a rimuginare.
Penso soprattutto ai ragazzini di Castel Volturno esclusi dal campionato di basket perché non cittadini italiani e mi viene un’idea, che è perfettamente in sintonia, tra l’altro, con quanto detto oggi a Napoli alla conferenza programmatica del Pd dal ministro Minniti, il quale ha dichiarato che un grande partito, di fronte ad una questione di principio, non può considerare ciò che pensa la gente, vittima di disinformazione, un dato immodificabile, ma deve fare una campagna di informazione e di convincimento per modificare questo dato. Ed allora io propongo a tutti i partiti e a tutte le organizzazioni sociali che sono favorevoli allo ius soli ( dal PD a SI; dalle ACLI alla CGIL), di fare uno sforzo finanziario comune per produrre uno spot televisivo : facciamo vedere questi ragazzi della squadra “Tam Tam” di Castel Volturno (foto) che giocano e chiediamo ai telespettatori se vogliono che partecipino al campionato.
Poiché oggi sono in vena di suggerimenti voglio fare una proposta anche al Presidente Mattarella: faccia senatore a vita Massimo Antonelli, l’allenatore che con grande passione ha costruito questa bella esperienza sportiva. Sarebbe una lezione di umanità per tutti coloro che concepiscono lo sport come scontro belluino tra contendenti.
Quando sono ad otto chilometri da Sperlonga arriva Manuela. Godo della sua gradevole compagnia fino alla mèta e andiamo a mangiare un boccone. Il ristoratore si intrattiene a parlare con noi. Siamo in bassa stagione e non ci sono altri clienti nel locale. Gli diciamo della mia missione e lui si dichiara favorevole. Là per là sospetto che sia un consenso di opportunismo professionale (del tipo “il cliente ha sempre ragione”). Ma non è così, perché argomenta molto bene il suo consenso e fa una osservazione originale: non dimentichiamo che gli Stati Uniti sono diventati grandi perché tanti nuovi americani sono arrivati da tutto il mondo e tra questi moltissimi italiani. Ora tocca a noi ricevere vigore da questi nuovi italiani.
Cerco un bed and breafast e mi imbatto in Nunzia, aspirante insegnante (come si dichiara lei ) di origine napoletana. Lei sa tutto non solo dello ius soli, ma anche delle forme di protesta che si stanno verificando in Italia, dallo sciopero della fame di molti insegnanti alla mia iniziativa. E giacchè si trova, ne ha anche per la ministra Fedeli per la sua pretesa di costringere i genitori a riprendersi i figli all’uscita dalla scuola anche se già grandicelli. Ma non si rende conto del grave disagio che provoca a chi in quelle ore è al lavoro?
Sergio Simeone
10 TAPPA (29 ottobre) DA SPERLONGA A TERRACINA
Raggiunto dagli amici di Avellino e da buona parte della famiglia. Il conforto della rubrica di Roberto Saviano
TERRACINA (Lt), 29 ottobre sera – Oggi è domenica, giorno festivo per me e per la gente che incontro, che non sarà molestata dalle mie domande. Sono troppo occupato a godermi la compagnia degli amici di Avellino, che sono venuti per camminare con me (che nella foto sono il secondo da sinistra) verso Terracina (Antonio Maffei, presidente di Irpiniatrekking, Vincenzo Petruzziello, ex segretario provinciale della Cgil, Giuseppe “telecom”, nonché, ancora una volta, Manuela). Gli amici si lamentano perché i media, anche quelli locali, parlano poco della mia iniziativa, e pensano che io l’abbia poco pubblicizzata. Ma non è colpa mia. Io i media li ho informati, sono loro che ritengono sia più importante la sagra della castagna che lo ius soli. O meglio, pensandoci un poco, è colpa mia, perché mi sono comportato in modo troppo educato, non ho provocato zuffe, non ho picchiato nessuno né mi sono fatto picchiare, non mi sono fatto arrestare. Come potevo pretendere di salire alla ribalta della cronaca?
A Terracina mi aspetta una parte cospicua della mia famiglia (mia moglie Germana, mia figlia Annalisa, il genero Francesco, la nipotina Francesca ).
Dopo pranzo saluto tutti e vado al B&B , dove mi immergo subito nella lettura dell’Espresso. Corro subito, come sempre, alla pagina dominata dallo sguardo buono e severo al tempo stesso di Roberto Saviano (che mi ricorda la canzone “Addio Lugano bella”, in cui gli anarchici promettono pace per gli oppressi e guerra all’oppressor). Saviano anche questa volta non mi delude: ha deciso di presentare il suo ultimo libro con ragazze e ragazzi italiani senza cittadinanza. Saviano è l’intellettuale italiano che più si sta spendendo per la legge sullo ius soli. E’ anche coraggioso, ma soprattutto è troppo grande per temere di essere scalfito dalla feccia che si agita sul web. Già, perché non utilizzarlo nello spot che ho proposto ieri? Lui con una sola frase saprebbe colpire contemporaneamente il cuore e la mente dei telespettatori.
Sergio Simeone
11° TAPPA (30 ottobre): DA TERRACINA A LATINA
Sperimento la dialettica del servo-padrone di Hegel e, in due B&B, due diversi effetti dello ius soli
LATINA, 30 ottobre pomeriggio – Mi congedo dal bed and breakfast di Terracina, mentre la padrona mi guarda con uno strano sorriso. Mi guardo in uno specchio per vedere se ho qualcosa di strano. Non vedo nulla, poi è lei stessa a dirmi che ha dato un’occhiata su internet ed ha scoperto perché sono in viaggio con questo curioso zaino montato su un carrello. Le chiedo ovviamente cosa ne pensi dello ius soli e lei si dichiara, come la maggior parte degli interpellati, favorevole con riserva, ma non sa nemmeno lei da che cosa derivi questa riserva. Evidentemente il veleno del sospetto verso chi è diverso è stato diffuso in maniera subliminale , occorre fare un gran lavoro per disintossicare la gente.
Arrivato a Latina, devo dare ancora una volta ragione a Rumiz. Rumiz è diventato uno spartiacque nella storia del pensiero, come Copernico. Prima di lui dire ad una persona che ragiona con i piedi era una gravissima offesa, dopo di lui è diventato un complimento. E infatti camminando a piedi ho capito la dialettica del servo-padrone di Hegel. In che cosa consiste questa dialettica ? Dice Hegel che se il padrone diventa sempre più padrone, nel senso che delega al servo tutti i compiti per provvedere ai suoi bisogni, ad un certo punto non potrà fare a meno di lui, e così il servo che ha dovuto acquisire tutte le competenze per svolgere bene i suoi compiti, sarà di fatto diventato il suo padrone.
Questa dialettica ho potuto constatarla a Latina quando ho chiesto a due ragazzi come potevo raggiungere la stazione ferroviaria (perché il bed and breakfast che avevo prenotato via internet si trova in viale della stazione). I ragazzi, molto gentili, mi hanno prontamente indicato l’autobus che dovevo prendere. Ma io ci voglio andare a piedi, ho replicato, in che direzione devo andare? I ragazzi si sono guardati sgomenti: non lo sapevano. Hanno chiamato in soccorso dei loro amici, ma nemmeno loro lo sapevano. E’ chiaro che la dialettica del servo-padrone si stava dispiegando in tutta la sua potenza: l’auto e poi il navigatore satellitare, da strumenti nati per servire il viaggiatore e rendergli più facile muoversi, sono diventati i suoi padroni. A volte, se lo abbandonano, possono minacciare addirittura la sua sopravvivenza . E non è un’iperbole. Alcune settimane fa un uomo di Cosenza che si era affidato al suo navigatore per tornare a casa si è perduto in Alta Irpinia ed è stato salvato solo grazie all’intervento dei pompieri.
Arrivato al bed and breakfast mi viene ad aprire la porta un uomo con in braccio un bel bambino vivace e sorridente dai tratti chiaramente afro italiani. Gli parlo della mia “missione“, ma gli dico anche che questa non lo riguarda direttamente, perché quel bel bambino, avendo un genitore italiano, è già cittadino italiano. Lui mi corregge: è vero, quel bambino è già cittadino italiano, ma lui e la moglie hanno anche una bambina con entrambi i genitori stranieri, per la quale quella legge potrebbe essere utile. E quindi è naturalmente felice per la mia iniziativa.
Sergio Simeone
12° TAPPA (31 ottobre) DA LATINA A CISTERNA
Una bambina alla quale sarebbe utile lo ius soli, un’intervista a distanza, e alcune segnalazioni incoraggianti. Ma c’è pure chi mi contraddice
CISTERNA (Lt), 31 ottobre sera – Prima di ripartire da Latina saluto i padroni del bed and breakfast e i due bambini (ho così potuto conoscere anche la figlia, per la quale, secondo il padre, potrebbe essere utile l’approvazione della legge sullo ius soli). Vorrei informare il padre che già con le leggi attuali un bambino diviene cittadino italiano se adottato da un italiano, ma la mia informazione potrebbe essere scambiata per un tentativo di intrusione nella vita privata della famiglia e me ne astengo.
Dopo che sono ripartito mio fratello Giuliano mi informa per telefono che il giorno dopo che io avevo fatto la proposta di realizzare uno spot con la squadra “Tam tam basket” di Castelvolturno, RAI2 ha trasmesso un bel servizio su questa squadra, corredata da intervista al suo generoso allenatore Massimo Antonelli. Si tratta ovviamente di una fortunata coincidenza (lungi da me fare la mosca cocchiera). Speriamo che, sempre per pura coincidenza, Mattarella faccia Antonelli senatore a vita.
Riprendo a molestare la gente con le mie domande. Oggi mi dedico molto agli immigrati, da una indiana del Punjab a un marocchino, passando per un tunisino ed un egiziano. Tutti hanno dei figli, o nati in Italia o arrivati in Italia ancora piccoli. Prima o poi questi bambini saranno gli italiani di domani che andranno a supplire alla debole natalità degli italiani autoctoni.
Mentre cammino mi arriva una telefonata del giornalista del Mattino di Avellino Luigi Basile, incaricato dal capo della redazione Generoso Picone, che io conosco e stimo da più di trenta anni, di farmi una intervista. Il tono del colloquio è naturalmente molto cordiale. Il giornalista con cui parlo è anche lui molto impegnato sui temi sociali, per cui, oltre a farmi l’intervista, ha parole di incoraggiamento per me.
A mezzogiorno, quando mi fermo a mangiare qualcosa in una spaghetteria, mi scontro con la prima oppositrice irriducibile di questa legge. Finora avevo incontrato delle persone che al massimo manifestavano qualche perplessità. Questa invece, alla mia domanda se conosce la legge mi risponde sprezzante «Non lo so e non lo voglio sape’!» , che è il modo per dire che non la condivide per niente. Ma perché? Chiedo io. Perché sono tutti delinquenti. Anche i neonati? Faccio io. E lei mi risponde con le parole di Fedro (il lupo e l’agnello): sono delinquenti i loro genitori, che cosa volete che diventino da grandi? Inutile dire che alla domanda se è un po’ razzista lei risponde: assolutamente no!
Dopo aver raggiunto il bed and breakfast dò una scorsa ad internet e scopro con piacere che la mia iniziativa viene segnalata sia da “Interno 18” di Castelvolturno, dove sono stato accolto con simpatia dal sindaco Dimitri Russo, sia dal bollettino delle ACLI di Mondragone, dove il presidente Michele Zannini mi ha dato il suo caloroso sostegno.
Sergio Simeone
13° TAPPA (1 novembre): CISTERNA – VELLETRI
Sosta forzata a causa del “ponte” di Ognissanti: l’appuntamento in Senato slitta perciò di qualche giorno
VELLETRI (Rm), 2 novembre mattina- Dopo essere arrivato, con questa penultima tappa, praticamente alla periferia di Roma, sono stato informato da Palazzo Madama che, a causa del lungo “ponte” di Ognissanti, di cui usufruiscono i parlamentari, non potrò essere ricevuto in Senato venerdì 3 novembre, giorno previsto per il mio arrivo. E più esattamente la consegna potrà avvenire non prima di martedì 7 novembre, giorno di ripresa dell’attività parlamentare. Pertanto prima di quella data non potrò scrivere l’ultima puntata di questo mio “pellegrinaggio laico” a sostegno della approvazione, anche in Senato, della legge sullo “ius soli”.
Sergio Simeone
****LA PETIZIONE******************************************
«Onorevole presidente Pietro Grasso,
Onorevoli Senatori,
nell’anno 1938 venivano promulgate le leggi razziali, con le quali si dichiarava che gli Ebrei non erano mai stati italiani. A seguito di tali leggi migliaia di uomini, donne e bambini furono letteralmente espulsi dalla società italiana come corpo estraneo. Ciò avvenne nella generale indifferenza del resto della popolazione.
Tutti sappiamo delle funeste conseguenze di quegli avvenimenti, non solo per gli Ebrei che furono deportati in massa ed avviati verso i campi di sterminio, ma per il nostro intero Paese, perché quello fu il prodromo del coinvolgimento dell’Italia in una guerra barbara che seminò di morti e macerie l’intero territorio nazionale.
79 anni dopo, ancora una volta, con il rifiuto ad approvare la legge dello ius soli, si cerca di emarginare circa un milione di giovanissimi impedendo loro di integrarsi nella società in cui vivono. Si tratta di un atto scellerato. A chi giova un comportamento così ingiusto e crudele, che avrebbe l’effetto di mutare l’amore che questi giovani nutrono per l’Italia in rancore verso di essa?
So che è in atto una campagna di disinformazione e di odio da parte di tanti mass media, e che essa viaggia con grande efficacia e velocità sul web, ma i Parlamentari sono stati scelti per rappresentare al meglio il nostro Paese. A loro spetta il compito di illuminare le masse quando sono oppresse da paure irrazionali artificialmente costruite e non farsene condizionare.
A chi per anni ha cercato di educare tanti giovani studenti al pensiero critico, alla tolleranza, al senso del dovere, parlando di Kant e di Voltaire, raccontando loro di Francesco De Sanctis, il padre della letteratura italiana, che nel ’48 era sulle barricate con i suoi studenti per contrastare il dispotismo dei Borboni, del sacrificio di tanti giovani morti nella guerra partigiana per dare all’Italia la libertà ed istituzioni democratiche, riesce insopportabile pensare che i Senatori della Repubblica possano essere ostaggio della suburra che si agita sul web e dei nuovi lazzari, che urlano le loro sconcezze nei talk show, per guadagnare qualche voto.
Sono certo che non deluderete gli italiani, che sarete degni dell’altissimo ruolo che vi è stato assegnato dal popolo italiano, facendo balzare il nostro Paese, una volta tanto, al primo posto nella classifica delle Nazioni più civili della nostra Europa.»
Sergio Simeone
Contrada Pincera 40 – Altavilla Irpina (Av)
tel. 3491020721
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*******Che cosa dice la legge ***********************************
Premessa: come funziona adesso. In Italia la legge sulla cittadinanza in vigore è quella introdotta nel 1992, basata sullo ius sanguinis (“diritto di sangue”): un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. Questa legge esclude per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia, e lega le loro condizioni a quella dei genitori.
La nuova legge approvata dalla Camera nel 2015 (e in attesa di essere approvata dal Senato) introduce due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni: si chiamano ius soli (“diritto legato al territorio”) temperato e ius culturae (“diritto legato all’istruzione”).
Lo ius soli prevede che chi nasce nel territorio di uno stato ottenga automaticamente la cittadinanza: è in vigore solo negli Usa e in Canada, ma in nessuno stato dell’Unione Europea. Lo ius soli “temperato” previsto nella legge presentata al Senato prevede invece che un bambino nato in Italia diventi italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Ma se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri:
– deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
– deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
L’altro iter per ottenere la cittadinanza italiana è il cosiddetto ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.
Attualmente in Italia ci sono circa 1 milione di minori stranieri. Moltissimi sono figli di genitori da tempo residenti in Italia, oppure hanno già frequentato almeno un ciclo scolastico. 166.000 sono i ragazzi stranieri che hanno completato almeno cinque anni di scuola in Italia.
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