di RAFFAELE CICCARELLI*/ Il tentativo estemporaneo di dodici grandi club di creare una Super Lega al di fuori delle istituzioni è durato il tempo di un sospiro, ma indubbiamente ha messo in luce criticità che le istituzioni sportive non possono, o non possono più, ignorare. La sollevazione generale che ha provocato questa iniziativa ha innanzi tutto reso evidente una cosa: il calcio attuale non può fare a meno di tutti i suoi componenti, e per tali intendo tutti quelli che, al momento, non hanno voce nelle decisioni dirette.
Pensare, nei giorni nostri, in un’epoca di diffusione dei social che ha fatto diventare tutto globale, di ridurre a un consesso di pochi decisioni che riguardano tutti è una bizzarria almeno anacronistica. Una voce importante, e ascoltata, deve diventare quella dei tifosi: senza il loro amore, la loro passione, il loro tifo, il calcio nemmeno esisterebbe, e non possono essere solo soggetti passivi, che subiscono sempre le decisioni altrui, e quanto siano importanti lo stiamo vedendo proprio in questo periodo di stadi vuoti, in cui la rappresentazione calcistica sta andando in scena senza uno dei suoi officianti principali.
Calciatori e tecnici. Sicuramente voce devono avere gli stessi calciatori: è vero che guadagnano tanto, troppo, ma è altrettanto vero che sono sottoposti a sforzi difficili da sopportare, con il risultato di trovare poi i campioni spompati nei momenti chiave e non in grado di esprimere il loro talento, con evidente nocumento dello spettacolo. Lo stesso vale per gli allenatori, che sovente si trovano alle prese con infortuni o scadimenti di forma dovuti alle troppe partite, e troppo spesso si ritrovano a giocarsi il loro futuro in condizioni menomate se non impossibili.
Sono questi gli elementi altri che bisogna aggiungere con facoltà decisionali ai consessi deliberativi, e non come convitati di pietra. Il calcio che viviamo oggi è figlio di una apparente forma democratica, ma in realtà gestito da una oligarchia formata da Fifa, Uefa e presidenti di società che, in nome dei soldi ma non del pallone, fanno il bello e il cattivo tempo della nostra passione. Un sistema non più accettabile, perché ormai ha mostrato i suoi limiti di ingordigia e corruttibilità, caratteristiche tipiche degli esseri umani, peraltro, ma che possono essere eliminate se ognuno pensa al bene collettivo e non al proprio interesse.
Questo ha provocato la nascita, e prematura fine, della Super Lega, la continua ingordigia, il voler sempre più alimentare le ricchezze. Certo, in una società moderna in cui tutto sembra funzionare in questo modo può sembrare un’utopia questa aspirazione, però da qualche parte bisogna pur iniziare per rendere tutto più vivibile e sano, e iniziare dallo sport, dal calcio, potrebbe essere un’idea.
Conclusioni. Creare un sistema di collaborazione fra tutte le componenti sopra citate, mettere da parte gli egoismi e il danaro come solo obiettivo, pensare di creare un’”azienda” calcio globale in cui veramente si metta in primo piano l’interesse per il calcio in quanto tale, e non solo come mezzo per fare soldi: se si riuscirà a realizzare questa utopia, potremo ancora pensare che ci può essere qualche buona speranza per il futuro, per vivere con passione un calcio libero, e magari riuscire a vivere anche in una società migliore.
*Raffaele Ciccarelli, storico dello sport
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