di FABIO CAMILLACCI/ Cala il sipario sulla XXI Olimpiade nel modo peggiore per l’Italia. Il “miracolo” che un intero Paese si aspettava, non si verifica e per la terza volta in 20 anni l’Italia del volley perde una finale olimpica nelle schiacciate. O più correttamente la vince il Brasile con pieno merito riprendendo una striscia di successi che la vede regina dal 2002. Alla quarta finale olimpica consecutiva (dal 2004) gli uomini di Bernardinho l’allenatore al mondo forse più vincente di sempre, conquistano il terzo oro olimpico per la Federazione, dopo quelli del 1992 (sull’Olanda) del 2004 (in finale con l’Italia) e adesso ancora con gli azzurri. Per l’Italia la “consolazione” di restare nell’olimpo mondiale con la 6° medaglia olimpica (3 argenti e 3 bronzi, dall’84 a oggi). Ma quell’oro continua ad essere irraggiungibile, un oro stregato, una maledizione anche ai tempi della squadra più forte del XX Secolo: l’Italvolley che spadroneggiava negli anni ’90. Quella compagine vinse tutto, tranne l’oro olimpico.
Il tabellino: Brasile-Italia 3-0 (25-22, 28-26, 26-24)
La 28° medaglia azzurra a queste Olimpiadi di Rio arriva dalla lotta libera. Un bilancio di medaglie conquistate che va ben oltre le più rosee aspettative: il presidente del Coni Malagò aveva individuato in quota 25 un bilancio sufficiente. Siamo andati oltre, eguagliando il bottino di Londra 2012: complimenti a tutti. Il bronzo e le lacrime di Frank, che ha combattuto con la fasciatura al gomito per via della distorsione che già dagli Europei lo tormentava: le lacrime dopo aver battuto 5-3 nella finalina il tracagnotto americano Frank Aniello Molinaro. Da Frank a Frank, il nostro che ha cuore cubano ci ha messo qualcosa in più per vincere il confronto e assicurarsi almeno una medaglia, salire su quel podio che vale una vita. Ha pianto per il dolore, per quella discussa decisione dei giudici nella semifinale persa contro l’azero, per quante ne ha passate sino ad arrivare qui da favorito. “Volevo l’oro per l’Italia che mi ha dato un’altra vita”, ha detto al termine e si è sentito quasi in colpa per non esserci riuscito: ma è stato grande Chamizo, ha stretto i denti ed è salito sul materassino per la medaglia di consolazione, un bronzo pesante con il quale prosegue la serie di un anno di successi. Dai Giochi europei di Baku ai Giochi di Rio è stata una scalata. “Ci riproverò a Tokyo”. Avrà 28 anni, avrà un’altra chance. Per uno che è nato e ha sofferto a Cuba quasi gli stenti, essere il terzo ai Giochi è un riscatto anche morale (nella foto Afp-Gazzetta.it: la gioia di Chamizo).
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