di FABIO CAMILLACCI/ Chiamatelo GregOro! Gregorio Paltrinieri dal tetto del mondo all’apogeo olimpico. E con il gemello Gabriele Detti di bronzo, al bis dei 400, dietro solo il vicecampione del mondo Connor Jaeger (autore del record americano in 14’39″48). Che magnifica doppietta azzurra nei 1500 stile libero, specialità in cui l’Italia non era mai esistita, al massimo con un quarto e sesto posto ai Giochi. Un dominio straordinario per il ragazzone di Carpi, una prestazione assai intelligente per il livornese, gemelli del 1994, nati a distanza di poche settimane e insieme sul podio olimpico per una doppietta azzurra che ha un solo precedente, quella di Domenico Fioravanti e Davide Rummolo nel 2000 a Sydney.
Un trionfo da record. Un oro pesantissimo, lunghissimo da prendere, 30 vasche da spettacolo però: Greg ha disputato la gara che voleva, ha fatto tremare il record mondiale di Sun Yang per 1450 metri quando aveva mezzo secondo di troppo e alla fine ha toccato in 14’34″57. Non ha avuto bisogno di migliorare il record europeo di maggio, ovvero la seconda prestazione della storia di 14’34″04, per diventare campione olimpico. Ma il tempo, come diceva lui, non contava davanti alla medaglia più preziosa, più prestigiosa, quella che ti fa entrare nella leggenda. Solo Federica Pellegrini ha vinto l’oro olimpico col record del mondo a Pechino.
Poker d’assi. Greg diventa così il terzo italiano (quarto con Fede tra le donne) campione a cinque cerchi dopo la doppietta di Fioravanti nella rana e di Massi Rosolino nei 200 misti a Sydney. Ha sbaragliato il campo nuotando come riusciva solo a Grant Hackett: pronti via e ciao. Chi ha capacità e carburante sufficiente lo segua. Due gare diverse per Greg e Gabri, avendo pure caratteristiche fisiologiche diverse. Paltrinieri voleva imporre il ritmo, uccidere la gara e ci è riuscito: dai 100 è rimasto in testa con andature da 1’54″07 ai 200, 3’50″70 ai 400, 7’44″97 agli 800, 11’39″07 ai 1200 quando di solito viene la crisi ed invece Greg aveva il margine più ampio per far capitolare Sun Yang a -1″57; ai 1400 era ancora a -74 centesimi. Un finale da 14’05″84 e un ultima vasca sofferta ma fondamentale per andare al tocco indisturbato. Se non fosse per il cedimento si potrebbe dire che ha rallentato. Ma aveva speso proprio tutto, e soprattutto non ha sbagliato impostazione tattica, ha imposto il ritmo. Erano gli altri che dovevano inseguirlo: a metà gara era Horton a saltare (sarà quinto in 14’49″54), resistevano solo i due americani (l’altro è l’iridato della 10 km, Willimovsky poi 14’40″86) e soprattutto recuperare Detti che dal sesto posto ai 400 (4’53″29) teneva il suo passo, faceva scaldare il fiato agli altri e aspettava gl a ltri per infilzarli dai 900 in poi con un passaggio agli 800 di 7’51″76 e ai 1200 11’47″79. Negli ultimi 100 metri il toscano accelerava spendeva tutto se stesso, disperato e felice di essere ancora in corsa per il podio e toccava per il bronzo in 14’40″86, sei secondi di progresso e settimo crono della storia. E fu doppietta.
La carriera di GreOro. L’ultimo asso del nuoto azzurro, 21 anni di Carpi, primo nel ranking mondiale e primatista europeo dal 2014, è il simbolo della nuova generazione italiana che si sta facendo largo. Si allena ad Ostia con Stefano Morini. Poliziotto, è alto 191 centimetri e pesa 76 kg. Si era piazzato quinto ai Giochi di Londra 2012 nei 1500, nel 2013 dopo il bronzo mondiale di Barcellona dietro Sun Yang e il canadese Ryan Cochrane, l’azzurro ha cominciato una sorta di dittatura che lo ha portato a diventare campione del mondo in vasca lunga (col record europeo 14’39”67, poi migliorato a Londra col 2° crono della storia in 14’34″04), e in vasca corta (di cui dal dicembre 2015 è primatista mondiale in 14’08”06). In totale vanta un oro, un argento (negli 800) ed un bronzo mondiali in vasca lunga, 1 oro ed un argento mondiali in vasca corta, 6 medaglie europee in vasca lunga (2 nel 2012, 2 nel 2014 e 2 nel 2016) e 2 ori europei in vasca corta (nel 2012 e 2014). Tra tante medaglie anche il primo posto nel ranking stagionale mondiale in 2 stagioni: segno che nessuno era riuscito a batterlo. Neanche ai Giochi! Detti dopo un anno nero, che gli a impedito di saltare i Mondiali, ha vissuto un anno stupendo, con il titolo europeo nei 400 e il bronzo olimpico successivo, Ma voleva pure la seconda, il bis. Ed è stato accontentato. Gode Stefano Morini, il Moro per tutti,che è anche lo zio di Detti. Gode la torcida italiana. E’ proprio un arrivederci d’oro a Rio.
Tiro a volo: oro nello skeet con Rossetti. Buon sangue non mente e…con gli anni migliora. Gabriele Rossetti, 21 anni compiuti a marzo, regala all’Italia l’oro dello skeet. Meglio di quanto fece papà Bruno a Barcellona ’92, che fu di bronzo in una gara comunque storica: quella vinta dalla cinese Zhang Shan, prima donna a vincere una gara mista individuale ai Giochi.
La gara. Gabriele è stato surreale. Venerdi ha sbagliato quattro piattelli, anche per colpa di una traiettoria sospetta, ma sabato è stato perfetto. Nelle ultime due serie ha sparato un 50 su 50 guadagnandosi lo spareggio. Con un errore, avrebbe perso la semifinale. Allo spareggio, ha centrato 12 piattelli in fila, trovando un posto nella finale a sei, ai danni dei tiratori francesi allenati da papà Bruno. Anche qui, nessun errore: 16 su 16 come lo svedese Svensson. Quando l’ucraino Milchev ha sbagliato un piattello, si è capito che la finale sarebbe stata garantita. Tanto per cambiare, ha continuato con l’infallibilità: 16 su 16. E lo svedese Svensson, all’ultimo piattello, ha fallito. Ma la sensazione era che Gabriele potesse andare avanti per ore. “Sono stato freddo non ho mollato mai. Un piattello alla volta e mi rendevo conto sempre di più di potercela fare. Alla fine è andata”, commenta lui alla fine.
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