“Le tasse non sono né di destra né di sinistra. Vanno ridotte e basta”. Non è la frase di un arruffapopolo qualsiasi. E’ la sintesi dell’ultimo pensiero economico elaborato e diffuso al popolo (non ricordiamo più attraverso quale delle tante emittenti radiotelevisive pronte a porgergli amorevolmente il microfono) dal capo del governo italiano, Matteo Renzi. Le tasse – lo si voglia o no – sono, da quando esistono gli Stati, e saranno, fino a quando esisteranno gli Stati, lo strumento fondamentale per finanziare i servizi pubblici da erogare ai cittadini. Virtuoso è quello Stato che riesce ad adempiere a tale dovere con la maggiore parsimonia possibile ma al tempo stesso con la migliore efficacia possibile e, al tempo stesso, con il minor onere fiscale per la collettività.
L’ambizione di realizzare questo circolo virtuoso è immaginabile che sia nei desideri di qualunque governante. Ciò che differisce però da governante a governante è il modo di calibrare sia la spesa pubblica sia l’onere fiscale sulle varie fasce sociali dei cittadini per fronteggiarla. Far leva sulla distribuzione del peso delle tasse in proporzione al potere contributivo che ciascun cittadino è in grado di sostenere è uno strumento primario per garantire equità sociale. Quella equità sociale che è la stella polare di un governo di sinistra, ma che dovrebbe essere anche la stella polare semplicemente di un governo efficiente.
Matteo Renzi lo sa benissimo ed è doveroso presumere che lo sappiano altrettanto bene i suoi attaché, come, in primo luogo, Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd nonché presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Ma l’uno e gli altri fanno finta di non saperlo. E attaccano con veemenza Bersani e la “minoranza” del loro partito per aver detto finalmente a chiare lettere che la legge di stabilità, con alcune norme come (per fare un solo esempio) l’abolizione indiscriminata dell’Imu sulla prima casa per tutti (sia per chi ha quell’unica casetta realizzata con anni di sacrifici, sia per chi ha una villa e varie altre residenze di pregio) è un provvedimento da governo “di destra”, cioè sensibile soprattutto ai desideri e alle aspettative delle categorie sociali benestanti. Senza alcun beneficio per l’economia.
Spesso il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, replica ai suoi vecchi alleati di un tempo, che lo accusano di tenere bordone a Renzi, che questo governo sta facendo più cose di destra di quante ne facesse a suo tempo Berlusconi. Illusione? Vanteria? Al contrario: forse ha proprio ragione. Tant’è vero che Denis Verdini e i suoi amici ex berlusconiani hanno scelto di mettersi in fila. Per ora davanti alla porta di servizio.
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