TEATRO/ “Otello, alzati e cammina” di e con Gaetano Ventriglia a Roma

 

ventrigliadi FEDERICO BETTA – Attore e drammaturgo foggiano, definito da Ascanio Celestini come “il più grande attore del ventunesimo secolo”, Gaetano Ventriglia ha portato a Carrozzerie Not di Roma Otello, alzati e cammina. Lo spettacolo è tornato nella capitale dopo aver debuttato nel 2008 in uno dei luoghi che hanno visto nascere il teatro più interessante e vitale del contemporaneo: il Rialto S. Ambrogio (coproduttore del lavoro con Malasemenza e Armunia).

Guardandolo in scena, è evidente la potenza dell’attore. Con movenze minime e voce flebile rende con grazia e tragicità in particolare le figure femminili, alle quali ridà tutta la dignità e il peso, il senso di specchio dei personaggi maschili, ma con una consapevolezza e una vena di rassegnazione che le rende uniche. Ventriglia richiama Eduardo nella potenza catalizzatrice della scena, nell’uso sapiente di pause, silenzi e modulazioni della voce. E fortissimo è il riferimento a Grotowsky, nel corpo, inciso nei gesti, nell’uso ritmico, sempre metafora e mai commento, delle mani, così come nella poetica, nella creazione di un teatro povero, privo di scenografie ed effetti.

Lo spettacolo è un continuo entrare e uscire dai personaggi e dalle scene, con l’attore che si aggira nel vuoto tirando fili esilissimi, invertendo continuamente gli stati d’animo, passando da momenti drammatici a battute e commenti con il pubblico. Ventriglia chiama il buio e la luce, parla del cachet e del teatro italiano che è allo sfascio. Costruisce attorno a sé uno spazio immaginario e decostruisce Shakesperare facendo dialogare i suoi personaggi e i suoi gli umori, per poi sempre tornare a guardare il mare di Cipro: “che è una merda”.

In Otello, alzati e cammina vediamo un uomo approdato su un’isola nel momento sbagliato, pronto al combattimento, ma fuori tempo: si ritrova incapace di capire come affrontare la vita, come affrontare la bellezza e come parlare con Desdemona, che di tutto questo ne è l’incarnazione.

Grazie a Ventriglia Shakespeare rivive, grottesco, in un gioco serissimo tra le musiche di Jhonny Cash e Ramazzotti; Otello non viene semplicemente rimesso in scena, ma rivissuto per riproporre un problema che, come dice l’autore, ci coinvolge tutti: ci troviamo gettati in questa vita che ci sfida a trovare un senso, ad andare contro questa follia, che ci ha generato senza farci capire mai perché.

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