di FEDERICO BETTA – All’interno del fitto programma di RomaEuropaFestival 2023, è andato in scena al Teatro Argentina di Roma Antigone in Amazzonia del regista svizzero Milo Rau. Capitolo finale della Trilogia degli antichi miti (assieme a Orestes in Mosul e Il nuovo Vangelo), anche questo spettacolo parte da un classico per portare sulla scena un nuovo testo aperto alle contraddizioni del presente.
Nato durante un lungo lavoro partecipato, durante il quale la compagnia International Institute of Political Murder ha incontrato il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST), oggi si presenta come uno stratificato atto teatrale, dal forte portato politico, che mescola presenza scenica a video, musica, recitazione e racconto.
Grazie alle storie, alle voci e ai corpi che nel corso degli anni hanno vissuto la lotta per la riappropriazione popolare delle terre brasiliane, la riscrittura di Antigone incarna prepotentemente un segno di resistenza a un potere non solo simbolico, ma concreto e vivo.
I quattro performer sul palco (Frederico Araujo, Sara De Bosschere , Pablo Casella , Arne De Tremerie), assieme a un tavolo con sedie, un appendiabiti con dei vestiti e alcuni strumenti musicali, agiscono su un fondo in terra che a seconda dei loro movimenti sale e scende come una nuvola. Al centro, un grande schermo di proiezione tripartito appare e scompare dall’alto, portando sul palco video registrati in luoghi lontanissimi ma capaci di dialogare con la scena, facendo svanire la distanza tra il qui ed ora teatrale e le più remote lande amazzoniche.
In una proliferazione di strati, tra immagine registrata e azione in teatro, tra narrazione e recitazione, tra esperienza artistica e militanza politica, l’ Antigone in Amazzonia di Milo Rau sembra formarsi e riformarsi continuamente davanti ai nostri occhi.
Grazie a questa vitalità espressiva, il testo classico che innerva la drammaturgia e i conflitti resta sullo sfondo per aprire una riflessione profonda sullo stato delle nostre società. E nel rapporto tra l’immediatezza di chi recita tra gli stucchi di un teatro settecentesco e le collettività indigene combattenti, lo spettacolo diventa capace di indagare la posizione di ognuno di noi, e così dell’Europa intera, nei confronti del Sud del mondo. E nella battaglia di Antigone, oltre a un commosso racconto delle lotte collettive del MST, prende corpo anche un’emozionante indagine sui recinti che racchiudono i nostri desideri e le nostre paure.
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