di FABIO CAMILLACCI/ Fuochi d’artificio allo stadio Olimpico per il posticipo del lunedi valido per la seconda giornata di Serie A. Roma-Atalanta finisce 3-3. Emozioni dal primo all’ultimo secondo di gioco tra una squadra, quella giallorossa, ancora a caccia di un’identità e fuori forma, e un’altra, l’Atalanta, già rodata e in formissima. Pronti via e dopo soli 74 secondi Pastore porta in vantaggio i padroni di casa: prima rete da romanista per “El Flaco”. Poi si scatena la “Dea”: gol di Castagne e doppietta di Rigoni, interessante 25enne argentino che i bergamaschi hanno preso in prestito dallo Zenit San Pietroburgo. Nella ripresa, la reazione giallorossa con gli acuti di due difensori come Florenzi e Manolas. Atalanta bella, a tratti bellissima, nonostante l’ampio turnover operato da mister Gasperini in vista della sfida di ritorno col Copenaghen che vale l’accesso ai gironi di Europa League. Roma: dalla prestazione imbarazzante alla reazione d’orgoglio.
Pastore accende la miccia. Magnifico il colpo di tacco del “Flaco” su cross di Under: un acuto che è il condensato delle qualità dell’ex Psg, schierato finalmente nel suo ruolo congeniale (nella foto: l’esultanza dell’argentino). Pastore da sempre gioca da trequartista o da esterno altro, assurdo provarlo come mezzala. Un autentico colpo da biliardo il suo per il vantaggio romanista: colpo di tacco spalle alla porta e pallone che carambola sul palo ed entra in rete. L’Atalanta, ferita nell’orgoglio, non si scompone e si lancia all’assalto della porta di Olsen accampandosi per lunghi minuti davanti al limite dell’area giallorossa. Rigoni vicinissimo al pari grazie a uno sciagurato passaggio di Manolas; mentre sul tiro di Ali Adnan è decisiva la deviazione in angolo di Fazio.
Crollo Roma. La squadra di Di Francesco nonostante il vantaggio appare in chiara difficoltà per il pressing alto dei nerazzurri letteralmente indemoniati. E in 3 minuti la compagine del Gasp ribalta il match: prima col tap in di Castagne al 19’ dopo il palo interno colpito da Zapata e a seguire col tocco vincente di Rigoni su assist dello stesso centravanti colombiano ex Udinese sfuggito ancora a uno stordito Manolas. L’uno-due è terribile e fa sbandare la Roma. L’Atalanta infatti sfiora il tris ma un grande De Rossi salva su Pasalic lanciato a rete. Gli orobici insistono e la terza rete arriva ancora con Rigoni per colpa di un’incertezza di Fazio (già in ritardo sulla chiusura in occasione del 2-1) e del portiere Olsen che accenna solo l’uscita, resta in porta e viene punito sul primo palo. Errori gravissimi per un portiere che rimane un oggetto misterioso. In sintesi, la Roma tra i pali è passata da un fenomeno come Alisson a un portiere normale come Olsen. Lo ribadiamo: nel calcio si vince con i campioni non con i giocatori normali o con i prospetti presi solo per fare le ormai tanto di moda “plusvalenze di bilancio”. La politica delle “sliding doors” praticata dalla proprietà americana non porta lontano. Pertanto, sul 3-1 Atalanta si va al riposo e sugli spalti dell’Olimpico serpeggiano i primi malumori: cori contro il presidente James Pallotta (soprattutto dopo l’ennesima cessione importante dell’ultim’ora: quella di Strootman) e tanti fischi.
“Remuntada” giallorossa. La Roma non ci sta. E Di Francesco (tecnico ancora in confusione tecnico-tattica) passa subito dal suo stucchevole dogma fideistico 4-3-3 al 4-2-3-1, modulo a nostro avviso più adatto per questa Roma che potrebbe giocare bene anche col 4-3-1-2. Da questo si evince che la Roma rimane un cantiere aperto nonostante oltre un mese di lavoro. Come a Torino, il valore aggiunto arriva dalla panchina: nonostante le sanguinose cessioni di Alisson, Nainggolan e Strootman, la rosa giallorossa è ampia e di qualità. E infatti, anche stavolta i nuovi entrati Nzonzi (esordio nel campionato italiano per il campione del mondo francese) e Kluivert danno la scossa. Grazie a loro la Roma guadagna metri di campo costringendo il tecnico atalantino a rinforzare gli argini con Hateboer e De Roon, ma non basta: Florenzi al 60′ penetra al centro dell’area di gran carriera e fulmina Gollini con un sinistro rasoterra. Partita riaperta e allora Gasp rinforza la difesa con l’ex giallorosso Toloi. L’area di rigore nerazzurra si trasforma comunque in un enorme flipper, col pallone che schizza da una parte e dell’altra e coi difensori atalantini che a malapena riescono ad allontanare le tante minacce. Poi Di Francesco getta nella mischia anche Schick perché Florenzi è costretto a uscire per infortunio. All’ennesimo assalto, sfruttando un calcio di punizione battuto da Pastore, la Roma trova il pareggio con Manolas che in mischia all’82’ la butta dentro per il 3-3. A questo punto la partita è un crescendo rossiniano di rara intensità: squadre lunghissime e occasioni da una parte e dall’altra. Non a caso al termine Di Francesco dirà: “Alla fine sembrava una partita tra scapoli e ammogliati”. Schick si fa stoppare sul più bello da Gollini, provvidenziale con una respinta di piede sul tiro a colpo sicuro dell’attaccante; anche l’Atalanta spaventa la Roma a ogni affondo. In pieno recupero è il giovane Kluivert a sprecare il clamoroso 4-3 facendosi chiudere da Castagne. Per la bella “Dea” sarebbe stato troppo: il pareggio è giusto.
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