di FABIO CAMILLACCI/ L’undicesima giornata di Serie A, dopo il turno infrasettimanale, ha confermato che si tratta di un campionato che viaggia a diverse velocità e dove quasi mai le “big” perdono punti contro le “piccole” (finora ne hanno persi solo 6 sui 159 disponibili). La vittoria dell’Inter nel “Monday Night” contro il Verona è di quelle che valgono, per tanti motivi. Innanzitutto, per la classifica. Con questi tre punti, infatti, i nerazzurri tengono il passo del Napoli (che ha sempre 2 punti in più) e riscavalcano Juventus e Lazio, che nel weekend avevano cercato di mettere pressione alla banda Spalletti con le vittorie su Milan e Benevento. L’Inter resta l’unica squadra imbattuta insieme al Napoli dopo 11 gare. Per i nerazzurri, 9 vittorie e 2 pari, per gli azzurri 10 successi e un pareggio, proprio contro l’Inter.
Hellas Verona-Inter 1-2. In un campionato in cui le grandi vincono sempre con le piccole dunque è evidente che non si possa perdere punti in queste sfide. L’Inter recepisce il messaggio passando a Verona nel posticipo del lunedi con i gol di Borja Valero e Perisic (foto). Il pareggio momentaneo su rigore di Pazzini aveva riaperto squarci sulla versione “pazza” di questa squadra che invece ha mostrato ancora di saper fare gruppo, combattere e vincere. Il secondo posto lo si consolida anche così. Merito di Spalletti: generale bravo e fortunato.
Le cifre nerazzurre sono a favore di Don Lucio. La bontà del lavoro di Luciano Spalletti, nonostante un gioco a volte ancora balbettante, è certificata dalle cifre, che parlano di un restyling completo: ben 15 punti in più rispetto alla disastrosa gestione De Boer-Pioli (29 adesso, 14 un anno fa), 9 reti segnate in più, 6 in meno subite e, soprattutto, un balzo clamoroso dalla quattordicesima alla seconda posizione in classifica.
Inter da record. La vittoria di Verona lancia Icardi e compagni verso vette mai raggiunte. 29 punti in 11 turni, frutto di 9 vittorie e 2 pareggi: così bene, da quando nel 1993-94 sono stati introdotti i tre punti a vittoria, l’Inter non era mai andata. Nemmeno nell’anno del “Triplete”, quando Mourinho si era fermato a quota 28, con 9 vittorie, un pari col Bari e una sconfitta con la Sampdoria. Ancor più dietro a quota 27 l’Inter di Simoni del 1997-98, come quella di Mancini nel 2006-2007. Altro dato curioso: questa Inter, nonostante un risultato storico, si trova seconda in classifica a -2. Quella di Mourinho, con un punto in meno, navigava invece senza patemi in vetta a +7 dalla Juventus seconda.
Serie A divisa in tre tronconi. Tutto quello che abbiamo descritto è l’ennesimo segnale di un campionato sostanzialmente mediocre dal 6° posto in giù. Napoli al comando con 31 punti, Inter 29, Juventus e Lazio 28, Roma 24 e Sampdoria 20; giallorossi e blucerchiati hanno una partita in meno. Insomma, in testa corrono tutte molto di più rispetto alle precedenti stagioni e tra le nuove “5 sorelle” (Napoli, Inter, Juve, Lazio e Roma) per lo scudetto tutto può succedere, con Napoli e Juventus favorite. Poi a livello di qualità del torneo troviamo a centroclassifica: Fiorentina, Milan, Torino e Atalanta, squadre che per motivi diversi sono ancora a caccia di una identità ben precisa. A 15 punti c’è il buon Chievo destinato a una tranquilla salvezza. Dai 14 punti del Bologna ai 6 del Verona, tanta mediocrità e tutto può succedere come in testa. Mentre, il Benevento fanalino di coda ancora a zero punti, è un caso a parte: una squadra di Serie B che gioca nel massimo campionato. Una sorta di anomalia che deve far riflettere e spingere le istituzioni a tornare al passato: non più 20 squadre in A, ma, 18 o, meglio ancora, 16.
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