di FABIO CAMILLACCI/ Non c’è niente da fare, l’Italia è storicamente fatta per complicare le cose. Accade in politica, in economia, nella giustizia, nel giornalismo, in tutti i settori. Ergo, accade anche nel calcio. Dopo il perfetto uso della Var ai Mondiali di Russia, gli arbitri italiani hanno voluto cambiare le cose, introducendo un oggetto misterioso: il “protocollo”. “Protocollo” che recita: “La tecnologia vale solo in caso di chiaro ed evidente errore del direttore di gara”. In che senso? Direbbe Verdone nella parte di “Mimmo”. Nel senso che ancora una volta si rimette tutto alla discrezionalità: arma pericolosissima in mano agli arbitri. Tradotto: è soltanto un modo per riprendere potere sulla Var e indirizzare le partite. E così, una volta un episodio sospetto se lo vanno a rivedere al monitor, un’altra volta no. Due pesi, due misure. Prima, quando gli arbitri non avevano il supporto tecnologico, si poteva anche sorvolare sulla presunta malafede; oggi no. Quando un episodio è palese a tutti, l’arbitro sbaglia e l’addetto al Var non gli suggerisce di andarsi a rivedere l’azione alla tv, è difficile non pensare alla malafede. E’ il caso del clamoroso fallo da rigore di D’Ambrosio su Zaniolo in Roma-Inter, posticipo domenicale della 14° di campionato. Rocchi non vede e non fischia il penalty, Fabbri dal Var, nonostante l’evidenza delle immagini, non lo corregge. Lo scrivemmo e lo ribadiamo: in Italia, fatta la legge, trovato l’inganno, anche nello sport. Qui vige un mostro fatto su misura: il “protocollo Var”. E’ inutile annullare un gol per un fuorigioco millimetrico con la Var e poi non fischiare un rigore così solare.
Silenzio, parla Francesco Totti. Un episodio quello della partita dell’Olimpico finita 2-2, che ha scatenato ancora una volta la rabbia della Roma, quest’anno decisamente penalizzata dagli arbitri e dall’errato uso del Var. Silenzio stampa in casa giallorossa: parla solo l’ex Capitano, oggi dirigente. Duro, netto, senza peli sulla lingua. Totti si presenta al posto di Eusebio Di Francesco davanti alle televisioni nel post partita e parte subito all’attacco: “Tutti hanno visto quello che è successo. Mi chiedo come gli arbitri al Var non abbiano visto un fallo simile. È una vergogna. Che ci stanno a fare? Perché non chiamate loro a dare una spiegazione? Abbiamo messo a posta il Var per avere a disposizione la possibilità di rivedere azioni non viste e questa era troppo evidente. Forse stavano vedendo un’altra partita…È impossibile andare avanti così. Andrei da Fabbri e gli direi ‘Scusa, cosa stavi guardando?’. Non sto cercando alibi, però sicuramente episodi come questi cambiano le partite. In quel momento potevamo passare in vantaggio e invece nell’azione successiva abbiamo preso il gol di Keita. Con errori di questo tipo possono cambiare i campionati”.
Il match tra giallorossi e nerazzurri e la corsa al quarto posto. Gol, emozioni e recriminazione. All’Olimpico, episodio del rigore a parte, è un pareggio spettacolare ma dal sapore dolceamaro per Roma e Inter. Di Francesco stavolta può essere orgoglioso della prova dei suoi, soprattutto alla luce delle tante assenze. La Roma ha avuto il merito di non mollare mai, di restare in partita, di non abbattersi come spesso le capita e di reagire dopo ogni vantaggio interista. Un’altra grande prova del 19enne Zaniolo, un autentico predestinato. Bene anche Schick e Under, autore di una rete fantastica (quella dell’1-1 dopo il vantaggio firmato Keita). La solita sassata mancina in salsa turca. In affanno invece la difesa che si addormenta in occasione del 2-1 di Icardi. Assurda marcatura a zona su corner. Dando continuità all’indecifrabile “protocollo Var”, il 2-2 finale matura con un rigore che stavolta Rocchi concede dopo aver rivisto l’episodio al monitor, dietro suggerimento del collega addetto al Var, il Fabbri di cui sopra. Valli a capire. Netto il fallo di mano di Brozovic e dal dischetto Kolarov fulmina Handanovic. Un pari che non serve a nessuno. L’Inter perde nuovamente terreno nei confronti della Juventus capolista che continua a vincere: i nerazzurri scendono a -11 dalla vetta. Agganciato momentaneamente il Napoli al secondo posto; i partenopei giocheranno di lunedi in casa dell’Atalanta. La Roma invece muove la classifica, ma nella corsa al quarto posto ride solo il Milan. La squadra di Gattuso al Meazza batte 2-1 in rimonta il Parma e si piazza in quarta posizione scavalcando la Lazio che non va oltre l’1-1 a Verona contro il Chievo fanalino di coda. Gialloblù rigenerati dal nuovo allenatore Di Carlo: dopo il pari del San Paolo, quello contro i biancocelesti. A San Siro invece si distingue ancora la vena realizzativa del giovane Cutrone, bomber nato. Dunque, tra Zaniolo e Cutrone, da questo turno di A sono arrivate ottime notizie per il c.t. azzurro Roberto Mancini.
Juventus rullo compressore. Spietata, inesorabile, un’autentica macchina da guerra. Questa è la Juve targata Cristiano Ronaldo. Madama non si ferma più. E la vittoria al Franchi contro la Fiorentina, negli anticipi del sabato, è lì a certificarlo. Sì, perché si tratta del tredicesimo successo in 14 partite di campionato, il quinto consecutivo, ma soprattutto perché i numeri dei bianconeri cominciano ad essere spaventosi; per gli avversari, o presunti tali, ovviamente. La Juventus è l’unica squadra che in stagione è riuscita ad espugnare il Franchi confermando una tendenza niente male: nessuna sconfitta fuori casa in tutto il 2018. Un unicum nei cinque maggiori campionati europei che fa della squadra di Allegri la formazione con la più alta media punti esterni nell’anno solare in corso (2.7 ). Una squadra cannibale che ha sempre segnato almeno 2 gol in ognuna delle 7 trasferte stagionali in campionato che gli hanno pure permesso di battere il record nella storia della Serie A: 40 punti nelle prime 14 giornate, non li aveva mai fatti nessuno. Capitolo CR7. L’alieno sbarcato sul pianeta Juve, prese le misure, non si è più fermato: 10 gol in 14 partite di campionato e 6 assist. Ronaldo è ora capocannoniere insieme al genoano Piatek. Per trovare un esordiente bianconero così prolifico bisogna tornare alla stagione ’57-’58, cioè ai gol di John Charles, ma quello era un altro calcio.
Le altre partite della 14° giornata di campionato. Il Toro si rilancia nella corsa all’Europa League superando 2-1 il Genoa all’Olimpico Grande Torino. A secco Piatek rimasto in campo solo mezzora. Il tecnico dei rossoblù Juric lo toglie inspiegabilmente per motivi tattici dopo la sciagurata espulsione di Romulo, per inserire il difensore tedesco di origini turche Gunter. Eventi che annullano il vantaggio degli ospiti firmato dall’interessante Kouamè. Il Toro ribalta il match con il ritorno al gol del “gallo” Belotti. Il Frosinone è costretto a rinviare l’appuntamento con la vittoria casalinga: il Cagliari strappa il pari allo Stirpe, 1-1. Un punto che per l’attuale classifica serve più ai sardi che ai ciociari. Così come il 2-2 del sabato tra Spal e Empoli: il pari fa più comodo ai toscani che ai ferraresi. Sempre in tema di lotta salvezza, quattro punti in 2 gare e il tecnico Nicola rialza l’Udinese: dopo aver battuto la pazza Roma, i friulani si prendono un punto a Reggio Emilia col Sassuolo. Ritrova la vittoria la Sampdoria che nell’anticipo serale del sabato rifila un poker al Bologna di Pippo Inzaghi. E ora la palla passa al “Monday-Night” Atalanta-Napoli, sperando di non rivedere gli orrori Var di oggi.
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