di FABIO CAMILLACCI/ Dopo i fuochi d’artificio del sabato, lo spezzatino della 9° giornata di campionato regala emozioni fino all’ultimo respiro col “Derby della Madunina”. Inter-Milan finisce 1-0 con gol di Icardi al 92′ favorito da un’incertezza della difesa rossonera e di Donnarumma. Un successo complessivamente meritato quello della squadra di Spalletti che si conferma al terzo posto alle spalle di Juventus e Napoli. I nerazzurri colpiscono un palo con De Vrij e comandano il gioco praticamente per tutta la gara, ma il muro rossonero crolla in pieno recupero. Ogni volta un po’ più in là. Ogni volta al limite. Ogni volta. Inizia a essere un vizio. L’Inter colpisce ancora nel recupero. Colpisce ancora sull’asse Vecino-Icardi. Ancora di testa. Stavolta non rimonta, sentenzia. Si porta a casa il derby all’ultima azione offensiva, quando i titoli di coda sembravano già essere partiti. Decide Icardi, “Maurito”, il capitano, il “nueve”: il killer venuto da un altro calcio, in cui i centravanti li vedevi due volte in 90′, quando segnavano e quando esultavano. L’Inter infila così la settima vittoria consecutiva (Champions compresa), e soprattutto si tiene il trono cittadino: Spalletti esulta come raramente si era visto, la sua “mourinhizzazione” continua. Il Milan crolla sul cross da destra di Vecino che trova centrali e Donnarumma forse rilassati anzitempo. Un buon viatico per l’Inter in vista della difficile trasferta di mercoledi in Champions contro il Barcellona privo di Messi. Ai nerazzurri mancherà Nainggolan che stasera è uscito dal campo acciaccato (nella foto in home page e a destra: il gol di Icardi).
La Lazio vola. I biancocelesti di Simone Inzaghi confermano di aver superato la botta psicologica della sconfitta nel derby con la Roma e passano anche a Parma: 2-0 laziale con reti di Ciro Immobile su rigore e del nuovo acquisto Correa, prezioso tassello di una rosa non certo abbondante ma comunque buona. Lazio al quarto posto a un punto dall’Inter e a 3 dal Napoli. Niente male. La squadra di “Inzaghino” non domina come l’anno scorso contro le piccole ma subisce meno grazie a una fase difensiva migliore. Insomma, Lazio meno spumeggiante ma più pratica.
Le altre. La Fiorentina rallenta, l’Atalanta risorge e rifila 5 schiaffoni a Ventura. Al Franchi la Viola passa in vantaggio contro il Cagliari ma si fa raggiungere e inchiodare sull’1-1. Al Bentegodi prosegue la crisi del Chievo sempre fanalino di coda a -1 dopo la penalizzazzione della giustizia sportiva. Non è bastato il cambio in panchina: via D’Anna per “Ace Sventura”, al secolo Gian Piero Ventura, uno degli artefici della mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Russia. Disastroso l’impatto del tecnico con la difficile realtà clivense: stravolge la squadra applicando il suo marchio di fabbrica 3-5-2 e rimedia 5 sberle dall’Atalanta. Un 5-1 che fa risollevare la “Dea” di Gasperini dopo un avvio difficile. A Bologna, il Torino si illude per il doppio vantaggio ma viene ripreso dai felsinei di Pippo Inzaghi. Nell’anticipo dell’ora di pranzo scoppiettante 3-3 allo Stirpe tra le neopromosse Frosinone ed Empoli. Due squadre candidate alla retrocessione, insieme al Chievo. E ora sotto con Sampdoria-Sassuolo “Monday Night”, il dessert dello spezzatino di turno.
Gli anticipi del sabato
Il sabato che non ti aspetti: la Juventus col Genoa stecca la “nona”, il Napoli vince a Udine e accorcia sulla capolista. La Roma implode in casa contro la Spal e torna in crisi
di FABIO CAMILLACCI/ Archiviata la seconda sosta stagionale per gli impegni delle Nazionali: riecco la Serie A. Ed è una ripartenza col botto. E’ il sabato che non ti aspetti: due grandi sorprese negli anticipi della 9° giornata. Apre la Roma che ripiomba nella crisi cadendo clamorosamente in casa contro la Spal reduce da 4 sconfitte consecutive dopo la buona partenza, prosegue la Juventus che stecca all’Allianz Stadium col Genoa interrompendo così la sua straordinaria serie di vittorie tra campionato e Champions. I bianconeri non suonano la “nona” e falliscono l’assalto al record della Roma: 10 vittorie di fila nelle prime 10 giornate di campionato (record stabilito nel 2013 dalla Roma di Garcia). In serata invece il Napoli fa il suo passeggiando a Udine; un successo che consente ai partenopei di rosicchiare due punti alla capolista. Ora la Juve guida con 4 lunghezze di vantaggio sugli azzurri di Ancelotti che non mollano nonostante lo strapotere sabaudo. Come si spiegano i passi falsi di Roma e Juventus? Tra poco entreremo nel dettaglio, intanto bisogna dire che in genere le soste penalizzano le grandi: non è mai facile infatti preparare un match in programma sabato pomeriggio quando i tanti nazionali tornano alla base solo tra mercoledi e giovedi. Può succedere di cadere o steccare. Merito al Napoli che ha fatto eccezione. Senza dimenticare che la settimana prossima (martedi e mercoledi) queste tre squadre torneranno in campo per gli impegni di Champions League, una competizione che logora tanto sul piano psico-fisico.
Vecchia Signora, CR7 non basta. A Torino contro i Grifoni liguri, Cristiano Ronaldo dimostra di non essere distratto dalle presunte e ridicole accuse di “stupro” e porta in vantaggio i bianconeri (5° gol in A per CR7). Il Genoa però non si abbatte, pareggia con Bessa e resiste fino all’ultimo, anche quando Allegri getta nella mischia Dybala e Bernardeschi. Come quella della Juventus, si ferma dopo 8 turni anche la marcia record del bomber polacco-genoano Piatek: sempre a segno, come Batistuta, nelle prime 8 partite, a secco in uno Stadium colorato dai bambini delle scuole calcio che hanno affollato la Curva degli ultras squalificata per i vergognosi cori contro Napoli e i napoletani durante Juve-Napoli del 29 settembre. Dalla vergogna ultrà, alla genuinità dei bimbi. Delusione per il pareggio a parte, i piccoli tornano a casa con un insegnamento prezioso: nel calcio non c’è mai niente di scontato, anche se tifi per uno squadrone arricchito da un alieno portoghese. Hanno visto da vicino Cristiano Ronaldo accendere la magia come nelle favole, ma hanno visto pure la Juve buttarsi via perché convinta di aver già vinto la partita all’intervallo. Poco cinismo davanti, una grave disattenzione dietro ed ecco spiegato questo pari che ferma una fantastica cavalcata. L’1-1 finale premia il Genoa di Juric, tornato sulla panchina rossoblù dopo l’inaspettato esonero di Ballardini. Il patron dei liguri Preziosi è un po’ il nuovo Zamparini del massimo campionato.
Udinese-Napoli: 0-3. Alla Dacia Arena decidono i gol di Fabian Ruiz, Mertens e Rog. Senza Insigne e con Verdi out dopo appena due minuti, la squadra di Ancelotti espugna Udine dimostrando di non avere la testa a Parigi dove mercoledì in Champions sfiderà il temibile Paris Saint Germain di Neymar, Mbappè e del grande ex Cavani. Segno del destino: proprio il 22enne spagnolo Fabian Ruiz acquistato in estate e subentrato all’infortunato Verdi, sblocca il punteggio al 14′ con un destro capolavoro all’incrocio dei pali (nella foto Getty-Gazzetta dello Sport: Fabian Ruiz festeggiato dai compagni dopo il gol). Dato statistico: per i partenopei è il quinto gol stagionale nel primo quarto d’ora di gara. Un aspetto che testimonia l’approccio cinico alla partita del Napoli. Una squadra che peraltro sembra non soffrire il turnover in chiave Champions, oltre all’assenza dell’infortunato Insigne; però a Parigi “Lorenzo il Magnifico” ci sarà. Il raddoppio lo sigla Mertens nella ripresa su rigore. Rog cala il tris dopo soli 40 secondi dal suo ingresso in campo. Fabian Ruiz, Rog, per la serie: quando le seconde linee si fanno trovare pronte. Insomma, Don Carlo sta lavorando alla grande e con intelligenza sull’impianto ereditato da Sarri; un po’ come fece Allegri quando prese il posto di Conte alla Juve. Oltretutto Ancelotti, rispetto al suo predecessore, sta dimostrando di saper sfruttare tutta la rosa a disposizione. Certo, il Napoli di Ancelotti non gioca bene come quello di stampo sarriano ma, si sa, nel calcio è più facile giocare bene che vincere. E per vincere intendiamo partite e trofei. Questo Napoli pratico, cinico e tosto può contendere lo scudetto a Madama fino all’ultima giornata.
Roma-Spal 0-2: decidono Petagna su rigore e Bonifazi. Torna il “circo degli orrori” giallorosso e Di Francesco rivede i fantasmi dopo 4 vittorie di fila (Champions compresa). La sua è tornata a essere una squadra remissiva, senza gioco, con poche idee e quelle poche, troppo prevedibili. Dzeko e compagni si meritano i fischi dell’Olimpico visto che non sono riusciti a segnare nemmeno quando i ferraresi nel finale sono rimasti in 10 per l’espulsione del portiere serbo Milinkovic-Savic, fratello del centrocampista laziale. La Roma implode su se stessa e apre nel peggiore dei modi il terribile ciclo di sei partite decisive tra campionato e coppa. Dal canto suo, la Spal si è difesa a oltranza capitalizzando al massimo le ingenuità giallorosse, a partire dal fallo da rigore commesso dal giovanissimo Luca Pellegrini. Rigore che nel finale del primo tempo Petagna trasforma portando in vantaggio i suoi. Al 56′ Bonifazi di testa raddoppia. In generale è però la prestazione romanista a lasciare stupefatti. Dzeko è irriconoscibile (spento e nervoso: litiga plateamente con un El Sharaawy involuto), Luca Pellegrini deve ancora trovare esperienza e maturità come vice-Kolarov (serbo assente per infortunio come De Rossi, Pastore e Schick), Cristante è abulico finché resta in campo e Under è spento e fisicamente in affanno come tanti altri. Il risultato? Una squadra sgonfia e con i soliti limiti di carattere e personalità. Una squadra che non riesce mai a decollare, anche perchè ogni anno dopo il mercato estivo tra cambi di allenatore, cessioni di giocatori e rivoluzioni varie, riparte sempre da zero. Un limite, un grosso limite della proprietà americana che pensa tanto al trading finanziario e alle plusvalenze di bilancio, e poco alle vittorie sportive.
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