di FABIO CAMILLACCI/ La sorpresa più bella di questo inizio di campionato è la Spal capolista a punteggio pieno dopo due giornate; come le corazzate Juventus e Napoli. Acronimo di Società Polisportiva Ars et Labor, la squadra di Ferrara rivive dunque i fasti degli anni ’50 e ’60 quando militava stabilmente in Serie A ed era fucina di grandi giocatori. Uno su tutti: Fabio Capello. Tornata in A nel 2017 dopo mezzo secolo di purgatorio calcistico, la compagine emiliana l’anno scorso si è salvata all’ultima giornata e adesso si ritrova in testa alla classifica. Una gran bella favola. Un inatteso primato peraltro frutto di due vittorie in altrettanti derby emiliani: domenica scorsa il colpo corsaro al Dall’Ara di Bologna grazie all’eurogol di Kurtic, oggi il successo, sempre per 1-0, in casa contro il Parma con un’altra rete di pregevole fattura, stavolta firmata Antenucci (nella foto Getty: l’esultanza di Antenucci e altri suoi compagni). Nota di storia: la Spal si aggiudica il primo derby di Serie A contro il Parma. L’ultima sfida tra queste due compagini risaliva a 32 anni fa ma in C. Una sfida, quella della stagione1985/1986, che mise di fronte due allenatori esordienti: Giovanni Galeone sulla panchina dei ferraresi e Arrigo Sacchi su quella dei ducali.
Un altro botta e risposta tra Juventus e Napoli negli anticipi: Ronaldo ancora a secco. Come nel primo sabato di campionato, squillo bianconero nel pomeriggio, replica partenopea in serata. Vecchia Signora in scioltezza contro la Lazio per la prima di CR7 all’Allianz Stadium da juventino. Cristiano Ronaldo, come a Verona contro il Chievo non segna, ma la squadra di Allegri conferma di avere mille risorse. Stavolta decidono Pjanic e Mandzukic. Solito copione: la Juventus non ha un gioco vero e proprio ma quando accelera fa paura grazie alle tante individualità. I biancocelesti possono fare poco. La rosa bianconera si conferma mostruosa; quella laziale invece è corta.
Attenzione al Napoli di Ancelotti, sottovalutato alla vigilia del campionato per un mercato estivo senza acuti. Gli azzurri rispetto all’anno scorso hanno perso soltanto Jorginho che ha seguito Sarri al Chelsea; per il resto, la base è la stessa con un Milik in più dopo i tanti infortuni che hanno frenato l’ottimo attaccante polacco. Don Carlo è il valore aggiunto: in maniera intelligente, come fece Allegri alla Juventus nel dopo Conte, non ha stravolto l’impianto di gioco sarriano, limitandosi a puntare su Hamsik al posto di Jorginho come regista e apportando mentalità vincente. Sarri sa far giocare bene le squadre, ma, con Ancelotti non perdi uno scudetto in albergo. E’ questa la differenza tra un perdente di successo come Sarri e un vincente come Carletto peraltro bravo a sfruttare tutta la rosa a sua disposizione. In sintesi, il Napoli gioca bene come quando c’era Sarri ma in panchina quest’anno ha un “manico” di grande esperienza e competenza. Altrimenti, non vinci in rimonta partite contro avversari difficili come Lazio e Milan. All’Olimpico di Roma fu rimonta dallo 0-1, mentre al San Paolo la “remuntada” ha dello strepitoso: dallo 0-2 rossonero (al 4′ della ripresa il raddoppio di Calabria) al 3-2 partenopeo finale. Questo Napoli fa paura e si candida ancora una volta al ruolo di anti-Juventus. Uniche incognite: una rosa non ampia per lottare fino in fondo su tre fronti (campionato, Champions e Coppa Italia), una difesa ballerina da registrare e il balletto dei portieri. Contro il Milan ha giocato Ospina, nazionale colombiano arrivato in prestito dall’Arsenal. Ma alle sue spalle scalpitano Karnezis e soprattutto il giovane promettente Meret attualmente out causa infortunio. E il nuovo Milan di Gattuso? Molto bene fino al 2-0, poi il buio.
Inter, un’altra delusione. Non riesce proprio a decollare la squadra che in tanti alla luce del mercato estivo, avevano un po’ frettolosamente eletto a ruolo di anti-Juve. Dopo la sconfitta in casa del Sassuolo, la squadra di Spalletti (fischiato dai tifosi interisti) contro il Torino al Meazza, dilapida due gol di vantaggio e si fa inchiodare sul 2-2 dai granata del grande ex Mazzarri. Perisic e De Vrij portano l’Inter sul 2-0 nel primo tempo, ma nella ripresa Belotti e Meité regalano il pari al Toro. Insomma, la solita “pazza Inter” capace di passare da una possibile goleada a un semplice pareggio. Senza dimenticare che il Torino ha avuto pure le occasioni per vincere il match.
Le altre partite della domenica: esordio agrodolce per le due genovesi. Fiorentina a valanga. Genoa e Samp, così come le loro avversarie di turno Milan e Fiorentina, avevano saltato la prima giornata in segno di lutto per la tragedia del ponte Morandi. E’ stato un esordio dai due volti per le due squadre della Lanterna. Bene il Genoa che a Marassi batte 2-1 l’Empoli, male la Samp sconfitta 1-0 a Udine. Esordisce alla grande la Viola che a Firenze rifila un 6-1 al Chievo, tra i marcatori spicca la doppietta del centrocampista Benassi. Sul neutro di Torino e a porte chiuse (lo stadio frusinate Stirpe è squalificato) primo punto stagionale per il neopromosso Frosinone e per il Bologna di Pippo Inzaghi: 0-0. Alla Sardegna Arena, all’ultimo respiro, la Var consente al Sassuolo di strappare un prezioso 2-2 contro il Cagliari. L’arbitro figlio d’arte Pairetto, dopo aver rivisto le immagini, assegna agli emiliani il rigore del pareggio. Dal dischetto, il “Boa” Boateng non sbaglia.
Verso il “Monday Night”. Supermarket Roma: Strootman è praticamente dell’Olympique Marsiglia. Il calciomercato in Italia si è chiuso il 17 agosto ma solo sul fronte delle entrate. In altri Paesi infatti la campagna acquisti-cessioni è ancora aperta e quindi molti club possono pescare anche da noi. Ne hanno approfittato i francesi del Marsiglia per accontentare il tecnico Rudi Garcia che da tempo chiedeva Kevin Strootman, suo pupillo quando allenava la Roma. Manca solo l’ufficialità ma ormai è fatta: alla Roma vanno circa 25 milioni di euro più 3 di bonus, al giocatore un contratto fino al 2023 per circa 4,5 milioni di euro a stagione. La proprietà americana dei giallorossi dunque non si smentisce e continua a cedere i suoi pezzi pregiati. L’anno scorso Salah, Paredes e Rudiger, quest’anno Alisson, Nainggolan e appunto Strootman. Rivoluzionare la squadra ogni anno non è una buona cosa. Non a caso la Roma non vince nulla da 10 anni e sulla sponda giallorossa del Tevere aumenta il malumore. Ai tifosi non basta più vivacchiare tra il 2° e il 3° posto del campionato, vogliono vincere. E con questa politica non si vince. In tutto ciò la Roma è attesa da un difficile impegno: la sfida casalinga contro la sua bestia nera Atalanta per il posticipo del lunedi. Sarà dura per la compagine di Di Francesco aver ragione della squadra più rodata e più in forma del momento.
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