Theresa May è premier, mentre il primo ministro, David Cameron, ha lasciato Downing Street per l’ultima volta, accompagnato dalla moglie Samantha e dai tre figli.
May, che compirà 60 anni a ottobre, ministro dell’Interno della Gran Bretagna negli ultimi sei anni e neo leader del Partito Conservatore, è stata “invitata dalla regina” a formare il nuovo governo britannico. Diventa così la nuova premier del regno, succedendo a David Cameron. E’ la seconda donna nella storia del Paese ad assumere la guida dell’esecutivo, 26 anni dopo Margaret Thatcher, anche lei esponente Tory.
“Insieme per una Gran Bretagna migliore”: è la promessa della May nel suo primo discorso da premier a Downing Street. May ha invocato più giustizia sociale, impegnandosi a lavorare “non solo per i pochi privilegiati, ma per tutti”. Ha poi definito la Brexit “una sfida” e ha parlato di “un momento importante per il Paese dopo il referendum”, evocando la necessità “d’un grande cambiamento”, ma anche di “una visione positiva del nostro ruolo nel mondo”.
A Philip Hammond tocca la poltrona più importante del governo di Theresa May: l’ex ministro degli Esteri è stato nominato cancelliere dello Scacchiere, e quindi titolare del Tesoro, al posto di George Osborne, un fedelissimo di David Cameron, che resta fuori dal nuovo gabinetto.
L’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, capofila dei filo-Brexit al referendum del 23 giugno, diventa a sorpresa ministro degli Esteri del governo britannico di Theresa May. Mentre Amber Rudd, già ministra dell’Energia, è destinata a diventare la seconda donna più importante del gabinetto, ereditando dalla stessa May, l’Home Office, cioè il dicastero dell’Interno. Alla Difesa attesa la conferma di Michael Fallon.
Theresa May ha scelto David Davis, veterano del Partito Conservatore e sostenitore di Leave al referendum sull’Ue, per guidare il neonato ministero per la Brexit, cui spetterà gestire il divorzio da Bruxelles. Davis, 68 anni, si scontrò con David Cameron per la guida dei Tories nel 2005, venendo sconfitto nel ballottaggio. Era da tempo all’opposizione nel partito, in polemica su molti temi con la linea dello stesso Cameron. Rientra nel governo, al Commercio Estero, anche un altro grande vecchio del partito, pure un ‘brexiter’, Liam Fox, titolare della Difesa alcuni anni fa.
L’addio di Cameron – “Vado a Buckingham Palace per presentare le mie dimissioni”, aveva detto Cameron, sottolineando il passaggio di consegne con Theresa May: la seconda donna premier nella storia del Paese e “ancora una volta una donna del Partito conservatore”, ha notato, elogiandone la figura e la capacità di leadership.
“I was the future, once”: “sono stato il futuro, una volta”. Cameron chiude così il sipario con una battuta autoironica venata di amarezza, alla Camera dei Comuni. Fanno il giro del web le ultime parole pronunciate dal premier britannico dimissionario a conclusione del question time di congedo in parlamento, in un clima di fair play anche con l’opposizione laburista. Un’uscita di scena ad effetto, ma anche una citazione si se stesso, ricorda la Bbc: le stesse parole furono infatti rivolte da lui stesso a Tony Blair, nel 2005, quando il giovane Cameron si insediò come leader dell’allora opposizione Tory.
Cameron ha rivendicato di lasciare dietro di sé “un Paese molto più forte”, con “un deficit in calo, un’economia in crescita”. Ma “quello che conta di più è la vita delle persone”, aggiunge, elencando una serie di misure – da quelle per le adozioni alla legge sui matrimoni gay – che nelle sue parole l’hanno “migliorata rispetto a sei anni fa”. Ringrazia poi, fra gli altri, la moglie Samantha, “l’amore della mia vita” e i suoi tre figli, nome per nome. “Servire il Paese come primo ministro – conclude – è stato l’onore più grande della mia vita. Il mio unico desiderio è ora augurare successo a questo paese che amo tanto”.
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