Il governo va avanti, ripetono da palazzo Chigi, non si capisce bene se per darsi coraggio ed evitare di raccontare una storia che è invece carica di problemi e incertezze sul futuro. A cominciare dalle brutte storie di Palermo e Roma, anche in Parlamento non sono mancate ambiguità e forzature, con riflessi negativi specialmente nella già complicata situazione del partito democratico. La vicenda del senatore Azzolini è stata gestita nel modo peggiore, suscitando il sospetto di un favore al partito di Alfano, senza quella necessaria trasparenza che sarebbe stata indispensabile in un passaggio così delicato. Anche sulla Rai il pasticcio non è stato minore. Il governo è stato battuto sul canone per il quale chiedeva la delega e, ancora più grave, ha deciso di far nominare il nuovo consiglio di amministrazione con i criteri della vecchia legge Gasparri, sempre vituperata. Non si tratta di “incidenti” da poco, che rafforzano le tensioni e le contrapposizioni all’interno del Pd. Anche l’operazione di Verdini, che ha abbandonato Berlusconi e costituito un suo gruppo al Senato, viene letta da molti come una possibile riserva di voti in sostituzione della sinistra interna del Pd all’opposizione di Renzi su tutta la linea.
Le acque della politica alla vigilia della sosta parlamentare di agosto sono dunque tutt’altro che tranquille. Dovrebbero pesare soprattutto due enormi questioni. la crisi sempre più grave del Mezzogiorno, che schematicamente la sempre esauriente relazione dello Svimez racchiude nella formula sin troppo efficace ”il Mezzogiorno peggio della Grecia”, e la crescita ulteriore della povertà e della disoccupazione, specie giovanile e delle donne. Ancora più preoccupante l’assenza di qualsivoglia politica economica e di sviluppo per le regioni meridionali, private di ogni prospettiva di futuro e di speranza . L’emigrazione torna tristemente a rappresentare l’unica strada per le migliori energie, che, lasciandole i loro paesi senza prospettive, impoveriscono ulteriormente le condizioni di arretratezza del Mezzogiorno. Si tratta della più grave crisi della società italiana se si considera che anche sul piano demografico si è raggiunto il più basso livello di natalità dai tempi della formazione dello Stato unitario.
Di tutto questo la politica e il governo parlano e si occupano troppo poco. Ci sono del resto dati preoccupanti per quanto riguarda la condizione dell’occupazione in tutto il Paese senza che si avverta una adeguata capacità reattiva del governo e delle forze politiche. Come è evidente, si tratta di problemi non facili e proprio per questo però è segno di poca responsabilità non ricercare nuove strade per far fronte a problemi così gravi ed importanti. Si preferisce invece esaltare l’azione dell’esecutivo e annunciare rosei orizzonti , rinunciando alla responsabilità di raccontare con chiarezza come stanno davvero le cose e gli sforzi indispensabili per cercare soluzioni adeguate, anche se inevitabilmente graduali e di lungo periodo. Si gioca forse troppo sulla pelle degli italiani, sempre più sconcertati da episodi di corruzione e di malaffare. Il presidente della Repubblica ha richiamato di recente la gravità della corruzione e delle mafie che aggravano ancora di più la difficile condizione del Mezzogiorno e tutta la vita economica del Paese anche al nord. Il presidente Mattarella ha anche auspicato una diminuzione dei contrasti e delle contrapposizioni tra le forze politiche, per puntare alle riforme indispensabili al superamento della crisi. Una considerazione in particolare, è parsa riferibile alla attualità politica: ”un solo uomo al comando non è compatibile con la democrazia, articolata su organi e poteri separati, chiamati a collaborare per il bene della società e dello Stato”. Torna nelle parole del capo dello Stato l’esigenza del dialogo e della collaborazione su cui tutti dovrebbero riflettere, a cominciare da colui che siede a Palazzo Chigi.
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